Racconti Erotici 

L'amica convincente by felix

Quando la porta della camera si aprì, Jo rimase sorpresa nel vedere Sophie stravolta dal sesso e dall’alcool insieme agli altri ragazzi, la francese sorrideva maliziosa e augurando la buonanotte all’amica uscì accompagnata da Susan.
Jo non riusciva a capire come aveva potuto Sophie farsi abbindolare da quei tipi, fremeva dal desiderio di sapere cosa fosse successo e si ripromise di indagare il giorno seguente ma con discrezione, non voleva fare vedere all’amica l’interesse che dimostrava per quella situazione.
La notte trascorse insonne, il corpo nudo di Sophie toccato, leccato posseduto continuò ad animare i sogni di Jo che svegliandosi la mattina sentì gli slip fra le cosce fradici di umore.
La sua compagna di stanza dormiva ancora, quando si alzò per andare in bagno, si fece una doccia per allentare la presa dei suoi sensi, si vestì, preparò i libri e uscì dal suo alloggio.
La giornata era magnifica, la primavera era alle porte, presto avrebbero avuto la divisa estiva, entrò in aula e si sedette al suo banco, era nervosa, non sapeva come prendere il discorso, in fin dei conti non erano affari suoi cosa facesse Sophie, se voleva spassarsela con quelli che lo facesse pure, però la sua curiosità era morbosa, chissà quali porcherie avevano fatto e lei doveva saperlo.
La francese entrò in classe ancora stordita per la sera precedente, si sedette al suo posto e rimase in silenzio per tutta la durata delle lezioni, Jo cercò un paio di volte di toccare l’argomento ma lei lo lasciò cadere, quando stavano per andare a mensa Jo insistette di nuovo – cosa avete fatto ieri sera? Disse in tono che all’amica dovette sembrare supplichevole, perché prendendole le braccia le disse – nel pomeriggio vieni nella mia stanza, Megan non ci sarà, ti racconterò tutto.
Jo non stava più nella pelle, mangiò in fretta, tornò nella sua camera, si mise a studiare ma non riusciva a concentrarsi così iniziò a fantasticare sui piccoli seni di Sophie, sulle sue bellissime gambe, sul pube nero quasi del tutto rasato che aveva visto facendo la doccia insieme a lei, poi si addormentò sulla scrivania, quando si svegliò guardò l’orologio, fuori stava facendo buio, aveva fatto tardi, uscì di corsa e si diresse nella palazzina di fronte, bussò alla porta con insistenza, Sophie le venne ad aprire in tuta, stava studiando.
- Entra pure Jo, pensavo non venissi più – mormorò chiudendo la porta dietro di se.
- Mi sono addormentata mentre studiavo – bisbigliò la ragazza sedendosi sul letto.
- Allora vuoi sapere proprio tutto quello che è successo ieri sera?
- Non è che io voglia sapere i fatti tuoi, però ero come dire…si…dimmi tutto Sophie o non riuscirò a dormire neppure stanotte.
- D’accordo Jo, ti ho detto che avevo conosciuto Susan agli allenamenti di nuoto?
- Si me lo hai detto e mi hai detto pure che negli ultimi tempi aveva iniziato ad invitarti a quei party che si tengono dopo il coprifuoco e dei quali Stacy è così tanto esperta.
- Appunto, l’altro giorno mi ha detto che se ne sarebbe tenuto uno proprio nella tua stanza, così ho pensato che forse ci saresti stata pure tu e quindi ho accettato, dopotutto ero piuttosto curiosa di sapere cosa avvenisse in queste feste.
- Che cosa succede?
- Dio Jo non riesco ancora a credere possa essere accaduto veramente, quando siamo entrate Susan e io abbiamo visto che c’erano Stacy, Carrie e Stewart, l’unico ragazzo ammesso, l’avevo visto solo di sfuggita nei corridoi della scuola, lui è uno di quelli fichi, che non frequentano le ragazze di 16 anni come noi.
- Allora Sophie cosa è successo?
- Un momento, ci sto arrivando, entriamo e l’atmosfera è illuminata di sole candele profumate, ci sono birra e whisky ma tu non ci sei.
- Come avrei potuto, sai che non mi piacciono queste cose.
- Si, ma ho creduto che magari avessi cambiato idea.
- Continua – mormorò Jo scuotendo la testa.
- Iniziamo a parlare di noi, delle nostre storie e nel frattempo cominciamo a spogliarci, fa caldo e d’un tratto dopo qualche bicchiere di birra mi sento che la testa mi gira e Susan mi bisbiglia all’orecchio se ho mai fatto sesso con una donna, le rispondo certo che no ma sono stordita e sento che la sua mano s'nfila sotto la mia gonna e mi scosta l’elastico degli slip completamente bagnati Jo, ero eccitata come una troia, comincia a titillarmi il clitoride e mi piace da morire, così la lascio fare, intorno a me tutti cominciano a baciarsi e a toccarsi Stacy se la fa leccare da Stewart mentre Carrie gli fa un pompino, mi ritrovo con le gambe spalancate e con la testa rossa di Susan che mi lecca la fica, vengo a ripetizione e mentre la mia testa vaga mi ritrovo con il cazzo di Stewart in bocca, non avevo mai fatto un bocchino in vita mia, così rimango sorpresa ma eccitata, all’inizio è solo un rotolo di carne, iniziò a succhiare e leccare come posso e quello diventa duro e gonfio che quasi non riesco a tenerlo più in bocca, allora lui mi fa mettere carponi e me lo infila dentro con una forza che quasi vengo, inizia a sbattermi come un toro, io non capisco più niente e d’un tratto senza che neppure me ne accorga lo sfila dalla fica fradicia e me lo infila nel mio povero culetto vergine…
- No! Anche nel culo! – mormora sconvolta Jo
- Si proprio nel culo e mi è piaciuto tanto Jo, all’inizio ho sentito dolore poi misto a piacere poi infinito piacere e…che piacere! Mi è venuto dentro sentivo la sborra calda fra le cosce, sono svenuta dal piacere…e poi hai bussato tu.
Jo era ancora seduta sul letto e sentì un calore avvamparle il volto, non si riconosceva più, il suo corpo reagiva in modo strano e lei non sapeva come arginare quell’esplosione.
- Dimmi Jo ti sei eccitata?
- Dimmelo tu…- disse la ragazza prendendo la mano dell’amica e portandola fra le cosce.
- Sei tutta bagnata, lo vedi che anche tu sei una piccola troia!-
La mano della piccola francese scorreva dentro la fessura umida di Jo, mentre le loro lingue s’intrecciavano umide e le mani libere premevano sui giovani seni turgidi. In breve si trovarono sdraiate sul letto completamente nude, mentre si dedicavano ad un 69 tanto piacevole quanto intenso. I succhi dei loro sessi si mescolavano alle loro salive e le loro bocche ne bevevano dissetandosi, poi Sophie tirò fuori da un cassetto un vibratore che Susan le aveva prestato, lo inumidì colla saliva e lo infilò delicatamente nel culo di Jo che non tentò neppure di ribellarsi ma accettò con curiosità e godimento quest'iniziativa dell’amica, come le aveva premesso la francesina, fu il dolore la prima sensazione che provò che poi si mescolò al piacere per lasciare il campo a quest’ultimo nella fase finale, accompagnato dalla lingua sempre più esperta di Sophie, che continuava a leccare la piccola fica di Jo, finchè un’ondata di piacere travolse le due adolescenti in un orgia orgasmica unica.
Fu allora che dal bagno saltarono fuori Susan, Tracy e Stewart sorridendo maliziosi felici di avere condotto sulla loro strada la piccola Jo. [03/03]

La visita ginecologica by Alex1404

Claudia si racconta:

Ricordo perfettamente la prima visita ginecologica alla quale mi accompagno´ la mamma quando avevo appena 13 anni dopo che da qualche mese mi erano venute le mestruazioni. E credo che ,come per tutte le altre ragazze della mia eta´, fosse sempre un incubo perche´ era come un mostrare qualcosa che avevi sempre tenuto nascosto nella tua intimita´. Fu cosi´ anche per me I primi anni ed ogni volta che dovevo presentarmi dal medico scelto da mia madre (era lo stesso suo gineocologo ovviamente) mi sembrava di dover affrontare una battaglia tanto ero nervosa fin dalla mattina. Con il passare degli anni e le confidenze con le amiche e le esperienze sia omosessuali che eterosessuali, iniziava a piacermi anche l´ idea di mostrare il mio corpo, ma dopo le prime esperienze eccitanti con la mia amica che mi avevano fatto capire quanto fosse bello sentirsi sfiorare tra le gambe da una lingua femminile e quanto soprattutto fosse sbalorditivo esplodere un numero impressionante di orgasmi davanti ad una donna, decisi di cambiare ginecologo per sceglierne uno di sesso femminile. Trascorsi piu´ di mezz´ora a sfogliare le Pagine Gialle alla ricerca di un nome che potesse darmi l´ ispirazione. I nomi scorrevano sotto I miei occhi mentre sentivo l´ eccitazione aumentare dentro il mio corpo e quasi d´ istinto mentre leggevo tutti I nomi dei medici a disposizione la mia mano si infilo´ sotto il vestitino leggero da casa per darmi una leggera pressione con le dita in mezzo alle labbra gonfie che sentivo gia´ umide dal sottile strato che le ricoprivano. Incappai in un nome che attiro´ subito la mia attenzione: Anna, ma non saprei il perche´. Dall´ indirizzo risultava che lo studio era molto vicino a casa mia e cosi´mi decisi a prendere un appuntamento per telefono sperando di poter sentire la sua voce per sapere almeno cosa avrei dovuto aspettarmi. La voce mi sembro ´ subito convincente e rassicurante. Le dissi che avrei dovuto fare una visita di routine ed il pap-test ma che desideravo cambiare il ginecologo con il quale ero cresciuta. Non so se mi esposi forse un po´ troppo o se la ginecologa intui´ le mie intenzioni, ma la voce le si fece improvvisamente piu´ dolce come quasi per ringraziarmi di averla scelta tra le tante. L´appuntamento era stato fissato per il giorno successivo e trascorsi il resto della giornata e della serata fantasticando su come poteva essere lei, su cosa mi avrebbe fatto, su cosa avrei provato nel sedermi a gambe divaricate davanti ad una donna sapendo che era per motivi di salute e non solo di piacere come avevo fatto altre volte con le mie amiche. Mi sentivo accaldata, e la voglia di toccarmi mi aveva tenuto compagnia tutte quelle ore del pomeriggio. Il mio vestitino leggero a mezza coscia mi sembrava anche troppo pesante quando si poggiava sul perizoma chiaro che sentivo ad ogni passo strusciarmi sulle cosce interne sempre piu´ inumidito. Mi distesi sul divano prima di cena con la mente sempre rivolta al giorno dopo, a quello che sarebbe stato, a quello che sarebbe potuto accadere e con gli occhi semichiusi sentivo I miei umori scivolarmi fuori come da un recipiente che si era aperto. Sollevai le ginocchia lasciando che il vestitino si attorcigliasse sui fianchi e con le dita iniziai manovre rotatorie sulle cosce interne e sulle ginocchia fino a sentire I brividi pervadermi il corpo e lo stomaco contrarsi a ritmi sempre piu´elevati. La punta delle dita sfiorava ogni centimetro delle mie cosce che sentivo ormai fragili e d´improvviso divaricai le gambe per lasciare che le dita riuscissero a toccare anche il bordo del perizoma. Sentivo nella testa il mio respiro diventare piu´ pesante, seguivo il ritmo della mia respirazione e le pulsazioni di desiderio della mia vulva che premeva contro la trasparenza del perizoma. Le mie dita erano ormai tra le mie gambe ed iniziarono a muoversi in senso rotatorio sulle labbra che sentivo sempre piu´ gonfie e socchiuse. Il perizoma mi sembrava talmente fradicio come se mi fossi fatta la pipi´ addosso ma non avevo intenzione di sfilarlo: adoravo questa sensazione di bagnato che partiva dal basso ventre fino a giungere al bordo dell´ indumento. Le mie dita esperte si stavano ormai muovendo vorticosamente sulla mia fica che sentivo pulsarmi sempre piu´ forte. Una leggera pressione ed anche il clitoride si sporse al di fuori delle piccole labbra per farmi contorcere dal piacere al suo strofinamento con il perizoma. Stavo ancora immaginando il giorno dopo quando la mano si sollevo´ dal mio perizoma per entrarvi dentro rapida sentendo le contrazioni dell´ orgasmo quasi giungermi al cervello. Con due dita iniziai a titillarmi il clitoride stringendolo e rilasciandolo, e ad ogni movimento sentivo lampi di piacere che salivano e scendevano dal cervello alla fica senza lasciarmi piu´ il tempo di ragionare. Non potevo piu´fermarmi a quel punto e rapide le dita allargarono le labbra ricchissime ormai del mio nettare per intrufolarsi nel mio piacere. Iniziai un veloce movimento dentro e fuori senza sosta sentendo sulle dita I rivoli di piacere che mi giungevano fino alle cosce ormai spalancate. E dopo una ulteriore pressione del palmo della mano sul clitoride esplosi in contrazioni vorticose che mi riempirono ancor di piu´ il perizoma e le dita del mio adorato succo vischioso. Rimasi cosi´ per qualche minuto lasciando che le dita piano piano si fermassero automaticamente fino a recuperare un po´ di fiato e poi portando le dita alla bocca me le leccai fino a lasciarle lucide della mia saliva. Ero incredibilmente eccitata, non potevo neanche immaginare che solo per aver preso un appuntamento dal ginecologo ero stata capace di godere cosi´ tanto e cosi´ a lungo con le mie dita. Ma ero pronta adesso per il giorno successivo.






Mi sveglio ancora piu´ eccitata, mi faccio una doccia veloce ed accurata non tralasciando nessun particolare sognando ancora I suoi occhi che tra poco mi scruteranno in mezzo alle gambe e le sue dita che mi allargheranno la fica e me la penetreranno. Mi sento gia´ bagnare le labbra e la paura comincia a farsi strada in me, paura magari di aver interpretato male la sua dolce voce, paura di fare una pessima figura facendomi vedere tutta eccitata, paura di scoppiarle sulle dita un orgasmo sicuramente inaspettato. Alle 10.50 suono al campanello e la porta del suo studio si apre. La sala d´ attesa e´ deserta ma sento delle voci dietro ad una porta del piccolo appartemento-studio. L´ altra porta che vedo e´ quella della toilette. Mi accomodo. Avevo scelto un abbigliamento piuttosto provocante ed un po´ mi vergogno mentre sto seduta. Mi ero messa una sottana blu sopra al ginocchio con una camicetta azzurra semitrasparente da dove si scorgeva un top che metteva in risalto la mia terza misura. Il top non era trasparente ma leggero e si potevano intuire le protuberanze dei miei capezzoli che ogni minuto che passava sentivo sempre piu´ indurirsi e sotto avevo scelto un perizoma blu in pizzo da dove traspariva chiaramente la mia peluria non abbondante ma evidente e ben curata. Per concludere un paio di autoreggenti blu notte che bene si intonavano con il vestito e con l´intimo, le scarpe anch´ esse blu scuro. I minuti passavano in silenzio mentre leggere le voci giungevano dalla stanza chiusa ed il mio corpo cominciava a fremere dal desiderio di vederla, di sentirla sopra di me mentre scrutava minuziosamente ogni anfratto del mio corpo. Accavallavo nervosamente le gambe e sentivo la stoffa del perizoma strofinarsi ancora una volta umida sulle mie cosce. Volevo godere ma la paura e l´ ansia tornavano ad impossessarsi di me. D´improvviso un rumore piu´ brusco e la porta si apre lasciandomi udire le loro voci piu´ dettagliatamente. Ne vedo uscire due donne, una sulla quarantina ben vestita ma con un corpo piuttosto flaccido ed abbondante e dietro una signora che a prima vista poteva dimostrare 35 anni, carina, snella, con capelli corti biondi ed un camice bianco che le arrivava subito sopra le ginocchia. La scruto dalla testa ai piedi e noto subito uno sguardo vivo, una pelle pulita e bianca, un collo slanciato attorno al quale un crocifisso rimaneva attaccato ad una catenina d´ oro. Il camice era sbottonato fino a sopra I seni che potevo distinguere di una buona seconda taglia e sembravano lasciati aperti senza alcun sostegno. La cosa mi eccito´ ulteriormente nel momento in cui mi alzai dalla sedia e mi avvicinai alla porta. Le due si salutarono ed a quel punto Anna mi guardo´ fissa negli occhi porgendomi la mano. La seguii nello studio piccolo ma ben addobbato e capii subito quanto sensibile e dolce doveva essere quella donna che adesso mi faceva accomodare di fronte a lei che voltandosi prendeva posto sulla sua sedia dietro al tavolo. Iniziammo a parlare, le raccontai della mia vita, delle mie esperienze precedenti con I miei ginecologi ed ogni tanto sentivo quel suo sguardo talmente forte contro il mio corpo da sentirmi costretta ad abbassare gli occhi. Mi fece alcune domande di carattere generale e continuavo a risponderle con sinceritá ormai fidandomi dei suoi occhi. Era bella, e piu´ la guardavo piu´ avrei voluto spiarle sotto il camice. Di tanto in tanto gli occhi scendevano lungo il suo corpo e potevo scorgere da sotto il tavolo la forma delle sue gambe affusolate e la limpidezza della sua pelle che doveva essere vellutata. Sentivo che mi stavo eccitando in maniera frenetica e me ne accorsi ancora piu´ facilmente nell´ attimo in cui inizio´ a farmi domande legate alla mia vita sessuale. Le raccontai tutto o quasi ma ad ogni parola sentivo la voglia di spogliarmi davanti a lei crescere sempre di piu´. Mi muovevo sulla sedia come se scottasse e sono convinta che lei si accorse di questa mia instabilita´ tanto da tranquillizzarmi. Mi offri´ un bicchiere d´ acqua ed appena la vidi alzarsi e voltarsi notai subito che sotto non portava niente altro che lo slip. Potevo scorgere il disegno che questo provocava sul suo camice e la cosa mi eccito´ ancora di piu´. Cominciavo a fremere, mi sentivo bagnarmi in maniera forse esagerata, avevo voglia di togliermi tutto davanti a lei ed offrire il mil corpo a quelle mani ed a quelle dita che sicuramente avrebbero saputo come farmi godere. Mi porse l´ acqua e ne bevvi un sorso spostandomi ancora sulla sedia ma senza accorgermi che la sottana lentamente era risalita lasciando che il bordo delle mie autoreggenti rimanesse leggermente scoperto. In un attimo cercai di ricompormi ma notai subito che I suoi occhi si erano appoggiati per un istante sulle mie cosce e su quel bordo in pizzo che sentivo stringermi in quel momento. Tossi´appena come per vincere l´ imabarazzo e mi chiese se ero pronta ad iniziare la visita: non vedevo l´ ora, mi sentivo veramente eccitata e non chiedevo altro che di aprire il mio corpo ai suoi occhi. Mi tolsi la camicetta lasciandomi il top, mi sfilai la sottana ed il perizoma e un attimo dopo ero seduta sulla poltrona pronta ad aprire le mie gambe davanti a lei. Le sue prime parole furono. „Claudia sei bellissima lo sai?“ e mi sentii trasalire. Mi misi comoda sentendo flussi di umori che stavano ormai riempiendomi le pareti vaginali. Allargai le gambe e le sue mani mi aiutarono ad appoggiarle sui supporti in pelle che mi sembrarono freddi in un primo momento. „Stai tranquilla“ mi disse, „rilassati, e cerca di controllarti“. Feci del mio meglio e provai a rilassarmi appoggiata allo schienale chiudendo gli occhi. La vidi mentre da un cassetto tirava fuori un paio di guanti di quel materiale leggerissimo ed in quell´ attimo una fitta di desiderio mi avvolse la fica che potevo sentire contrarsi. Si avvicino´ a me guardandomi negli occhi che provavo con molta difficolta´a tenere aperti tanto era il calore che sentivo pervadere il mio corpo ed un attimo dopo sentii le sue mani appoggiarsi sulle mie cosce aperte. Respirai profondamente cercando di controllare I miei impulsi che avrebbero voluto subito portarmi all´orgasmo e le sue mani e le sue dita erano talmente dolci che non fu facile trattenere sospiri piu´ appesantiti. Si sfilo´ il guanto dalla mano sinistra per avere forse miglior presa e dopo un attimo sentii le sue dita sfiorarmi la fica per allargarla. Emisi un gemito incontrollato ma lei non si scosse di un millimetro e continuava con l´ indice ed il pollice della mano sinistra a tenermi divaricate le labbra che sentivo pulsare dentro di me. Provai ad aprire gli occhi per guardarla e godevo nel vedere che mi stava ammirando la fica bagnata. Mi domandavo se si fosse accorta che ero fradicia ma poi mi rispondevo che in fondo era questo che volevo e che avrei fatto di tutto pur di godere davanti a lei. Sentivo l´ aria fresca entrrami nella fica e la cosa riuscii a farmi contrarre anche gli addominali. ero in preda ormai a degli spasmi senza sosta. Lentamente l´ altra mano si avvicino´ alla mia fessura spalancata e potei scorgere il suo dito indice pronto per la penetrazione. Mi guardo´ negli occhi quasi volesse la conferma che poteva continuare e dentro di me la supplicavo di spingere dentro tutta la mano, di farmi urlare dal piacere, di farmi godere come una troia. Sentii chiaramente la prima falange entrare dentro la fica e poi anche la seconda e la terza fino a sentire la punta del suo dito strusciarmi l´utero. Un urlo di piacere accompagno´ questa penetrazione fino a costringerla a fermarsi. „Ti ho fatto male?“ mi chiese; con un filo di voce riuscii a sussurrarle: „No Anna, tutt´altro!“. Riprese allora a muovere lentamente il suo dito contro le mie pareti ed ogni movimento seppur impercettibile mi provocava delle fitte di piacere meravigliose. Sentivo la mia fica sbrodolare come una fontana ed ormai ero convinta del fatto che se ne fosse accorta ma non mi importava niente ormai ed anzi mi resi conto che iniziavo a muovere il bacino ad ogni suo piu´ piccolo movimento. Si fermo´ un istante sussurrandomi:“ prima il dovere tesoro“. La lascai fare ma ormai sentivo le contrazioni del mio orgasmo giungermi alla fica ed iniziai ad invidiarla un po´ perche´ poteva vedere tutto da vicino. Per completare la visita prese il divaricatore e me lo poggio´ sulle grandi labbra cariche ormai del mio nettare. Mi sentii ancora una volta aprirmi la fica e le sensazioni che provavo erano straordinarie. Avrei potuto godere anche subito se avessi spinto un po´di piu´ ma volevo che anche lei provasse piacere nel provocarmi l´ orgasmo e attesi paziente. Prese una torcia a stilo per scrutarmi l´ utero e nello stesso momento prese uno specchietto che mi mise davanti alla fica spalancata per farmi godere di questa immagine sensazionale che mai avevo avuto la fortuna di vedere. Il mio stomaco si contraeva, sentivo I miei capezzoli diventati duri come chiodi e la mia mano libera sollevato il top ando´ ad infilarsi al di sotto per afferrarmi prima un seno e poi l´ altro. Mi massaggiavo dolcemente stringendomi e stuzzicandomi I capezzoli riprendendo a gemere sempre piu´ forte con la voglia di sborrarle addosso. Mi guardavo la tana buia illuminata da quel piccolo lumicino che si spostava da destra a sinistra dentro la mia fica fin quando appena tiratolo fuori ed accortasi quanto fosse pieno dei miei umori, sorridendo mi disse : „stai impazzendo dalla voglia vero?“. Non potevo far altro che annuire continuando a stringermi I capezzoli e muovere il bacino verso di lei. Poggio´ gli arnesi sul tavolino accanto a lei, si sfilo´ il guanto dalla mano destra che poco prima mi era stata dentro la fica e con le mani stavolta scoperte mi allargo´ ancora le labbra della fica e si avvicino´ dandomi un bacio proprio in mezzo. Stavo per impazzire dal piacere, sentivo le sua labbra sulla mia fica, sentivo I suoi denti sul mio clitoride e le sue dita che mi allargavano sempre di piu´. Tiro´ fuori la lingua che inizio´ a saettarmi sulla fica e dentro di essa e sul clitoride. Mi stringevo ancora piu´ avidamente I capezzoli in preda ormai a spasmi orgasmici che non avrei potuto controllare. Le poggiai l´ altra mano sulla testa iniziando a ruotarla sulla mia fica sempre piu´ velocemente e la sua lingua nello stesso istante mi faceva vedere le stelle del paradiso. Mi contraevo, sentivo il clitoride scoppiarmi e la fica sgocciolare quantita´ incredibili di nettare che subito la sua bocca avida aspirava senza lasciarne traccia. Stavo godendo, sentivo l´ orgasmo montarmi come non mai e ad ogni colpo della sua lingua rispondevano le mie dita che torturavano I miei capezzoli che sentivo esplodere. Mi stava titillando il clitoride con una grazia ed una dolcezza mai provata nelle altre esperienze con le mie amiche ed I gemiti ormai erano stati sostituiti da vere e proprie grida di piacere. Con la mano sulla sua testa le stringevo I capelli e la spingevo quasi volessi sentirla tutta dentro di me fino al momento nel quale mi sentii la fica penetrare da due dita che sembravano lunghissime ed esplosi in un urlo di piacere che non si placo´ rapidamente. Le sue dita si muovevano ritmicamente dentro la mia fica ruotando contro le pareti vaginali fino ad arrivare a toccare l´ utero ed il mio orgasmo stava ancora sgorgando flussi di miele che colava dalle sue dita e sulle sue labbra sempre pronte a succhiarmi ogni goccia. Nonostante le mie urla e le mie contrazioni Anna non si fermava ed anzi spingeva piu´ forte le sue dita dentro di me continuando a leccarmi e stuzzicarmi il clitoride come se volessse consumarlo, ma cosi´ facendo mi provoco´ un secondo travolgente orgasmo lunghissimo e straordinariamente potente che mi lascio´ tramortita con le gambe aperte su quel lettino ginecologico. Si avvicino´ alle mie labbra guardandomi negli occhi e con le sue labbra ancora viscide e piene dei miei umori mi bacio´ sulla bocca fino a mischiare le nostre salive e farmi sentire il sapore dei miei orgasmi. La guardai negli occhi e le dissi „Grazie, sei stata stupenda“. Mi sorrise baciandomi ancora, ed alzandosi da me si diresse verso la scrivania. A fatica mi risollevai ed iniziai a rivestirmi lentamente. Ero ancora stordita dalla potenza di quel secondo orgasmo che ancora sentivo pulsarmi dentro la fica. Mi avvicinai a lei prendendo dalle sue mani il certificato che aveva nel frattempo preparato e dandole un bacio sulle labbra la ringraziai ancora sussurrandole „spero di rivederti presto fuori da qui“. Lei annui´ ricambiando le mie carezze e mi accompagno´ alla porta dalla quale non sarei mai piu´ voluta uscire.

miche by Birba

ho sempre desiderato vedere dal vivo quello che il mio amante mi faceva vedere tramite video o foto... sua moglie, nuda... davanti a me... e quel giorno si avverò quello che sempre avevo sognato ad occhi aperti. Mi telefonò lei chiedendomi se avevo voglia di andare da lei, si sentiva sola, lui era via per lavoro.. e pure io mi sentivo sola, allora dissi tra me e me “perchè no?” presi l’auto e in meno di 10 minuti fui da lei.

mi apri’ la porta vestita solo di un leggerissimo vestitino trasparente quando era in controluce e un perizoma in pizzo.. lo intravedevo in certi momenti, mi fece un te’ caldo e poi mi chiese se avevo voglia di fare una sauna con lei, l’aveva accesa per me.. al che io nn potei dire si no... ci spogliammo senza guardarci.. anche se io, confesso, mi girai parecchie volte a sbirciare il suo corpo senza più segreti per me, lui conoscendo alcuni miei particolari sulla mia sessualità, si divertiva a riprenderla in pose oscene.. o mentre facevano l’amore, e poi me li faceva vedere eccitandomi tantissimo.appena pronte con solo un’asciugamano attorno al corpo, entrammo nella sauna, ci sedemmo una difronte all’altra, io mi stavo eccitando molto e lei penso, sentì il mio sguardo sul suo corpo, nn potevo fare a meno di guardarla, in quel momento la guardai come guarda un’uomo... con desiderio... le dissi “roby.. lo sai che sei molto bella?” lei nn rispose.. era molto imbarazzata.. allora io appoggiai la testa contro il muro e chiusi gli occhi.. feci finta di rilassarmi... lei continuava a fissarmi, sentivo il suo sguardo su me, allora misi i piedi sul sedile piegando le gambe, poteva vedermi la figa... sentivo i suoi occhi, mi stavo bagnando, sentivo la figa che si stava gonfiando e anche lei poteva vederla, è sempre tutta depilata perchè amo sentire la pelle nuda senza peli, quindi ero totalmente scoperta, lei disse “l’hai tutta depilata... !” oddio.... mi girava la testa, aprì gli occhi e le dissi “ si è tutta depilata, ti piacciono le fighe depilate? la tua com’è?” lei era tutta rossa... e mi disse “la mia nn è depilata... ma la tua è molto bella, mi piacciono quando hanno le labbra sporgenti, sono molto eccitanti.” le dissi “roby ti va se te la depilo?” lei si era irrigidita e nn parlava più era sempre più rossa in viso... io mi tolsi l’asciugamano, volevo farle vedere il mio seno... poi mi alzai e andai verso di lei, le aprì il suo asciugamano e la guardai con desiderio... iniziai ad accarezzarla.. stringeva le gambe “allora dimmi roby... vuoi che te la depilo? vedrai che sensazioni...” lei disse con voce tremante “si” si alzò prese una vaschetta con dell’acqua, una lametta e del sapone in crema... andammo in bagno, la feci sedere su uno sgabello teneva ancora le gambe strette... con dolcezza l’accarezzai e piano piano le allargai... mmmmmhhh eccola.... lì dal vivo la potevo vedere, toccare.. eccola la figa di roby... scura, con le labbra sporgenti, una bella figa possente, piena di pieghette tutte da tirare, con un clitoride dritto e duro... piena di peli... godevo dell’attimo in cui l’avrei vista depilata... la bagnai, la insaponai con dolcezza... lei comincio’ a rilassarsi si appoggiò contro il muro lasciandomi fare con le gambe spalancate e la figa in bellavista tutta per me, cominciai a radere... la toccavo... mentre passavo la lametta le tiravo le labbra e sentivo la mia figa un lago, volevo toccarmi e godere come nn mai ma... nn era ancora il momento, quando finì le dissi “roby guardati.... sei bellissima... sei tutta da leccare!” lei si alzò e si guardò allo specchio... io dietro di lei l’abbracciai e le toccai la figa dal davanti... lei emise un sospiro... era tutta bagnata e il clitoride sembrava stesse scoppiando da quanto era duro e dritto... le dissi di girarsi.. le misi una gamba sullo sgabello e in quel momento si aprì come un fiore le labbra si drizzarono e si indurirono... cominciai a leccarla...

sentì il suo gusto in bocca.. mmmmhhhhhhh

Amplesso non previsto by Laura

Non doveva andare così!
Non questa volta almeno.
La cena con Luca doveva terminare con un semplice bacino sulla guancia ed un “arrivederci”, invece…

Siamo finiti a scopare con tutta la passione accumulata da quando ci siamo lasciati due anni fa.
“Dobbiamo restare amici” diceva lui ed io annuivo convinta, la nostra storia finiva per naturale esaurimento. Non c’era tensione tra noi, di alcun tipo; quindi si poteva mantenere un rapporto di sincera amicizia. Da quando ci siamo lasciati i nostri incontri erano diventati davvero piacevoli: due vecchi amici che parlano liberamente di tutto, ci vedevamo almeno una volta ogni due mesi, se non ogni mese.
Ieri sera, però, gli occhi di Luca avevano una luce strana mentre mi raccontava la fine della sua ultima storia. Ammetto di aver provato un moto di tenerezza verso di lui, ma nulla di più sin che…

“Andiamo da me, beviamo ancora qualcosa e finisco di raccontarti tutto della mia ex”, propone innocentemente lui ed io accetto.
Appena varcata la soglia di casa sua mi ritrovo le sue mani sui fianchi che mi stringono forte, dovrei divincolarmi ma… mi piacciono, mi scaldano e mi eccitano. Sono pazza, dovrei fuggire ma lo lascio fare.
Mi bacia sul collo da dietro senza dire una parola mentre con una mano mi preme il bacino per costringermi a reggere la spinta del suo contro il sedere.
Per un attimo vedo con la mente gli occhi del mio attuale fidanzato che mi rimproverano, ma scaccio subito quella immagine mentre mi volto verso Luca e lo bacio con passione. Quando stacco le labbra dalle sue leggo nei suoi occhi una voglia che non ho mai visto quando stavamo insieme, sento uno strano formicolio lungo la schiena che scende verso i glutei e mi fa rabbrividire. So già come finirà nell’attimo in cui slaccio la gonna e la lascio cadere ai miei piedi.
Luca si spoglia senza nemmeno chiedermi se voglio fare l’amore con lui, ma il mio gesto è chiaro. Appena lui cala i calzoni mi lascio sfuggire un gemito d’approvazione per ciò che vedo: la sua erezione è davvero gratificante per una ex… è chiaro che gli piaccio ancora!
Gli prendo il pene e lo tiro verso di me per baciarlo ancora sulle labbra, lui n’approfitta per scoprirmi il seno e mi succhia un capezzolo… penso d’impazzire, ma pazza lo sono se mi sono cacciata in quella situazione. Non ragiono più, strofino il membro di Luca sui miei peli, mi piace sentirlo sulla pelle prima di prenderlo dentro. Non mi ero mai comportata così con lui durante la nostra relazione, voglio fargli capire quanto gli altri uomini che ho avuto dopo di lui mi hanno insegnato sui loro desideri. Voglio apparire più sessualmente disinibita di quanto non lo sono realmente, provo il perverso desiderio di dimostrargli quanto so essere femmina e farlo rimpiangere il tempo in cui poteva avermi ogni notte.
M’inginocchio davanti al suo sesso e lo prendo in bocca, lo ingoio tutto e gemo di un piacere che ancora non provo, so quanto sia eccitante questo per un uomo. Mi dedico completamente a lui, voglio farlo godere, magari venire subito, mentre penso: “Mi dovrai pregare di fermarmi… ti distruggo!”
Ha un buon sapore ma non lo ricordavo così… così imponente. Forse mi sono abituata al mio uomo. Le dimensioni non sono poi così importanti una volta che lo hai dentro ma… è sempre una bella sensazione farsi penetrare da qualcosa che “senti” anche quando inizi a dilatarti per l’eccitazione. Immagino quel “coso” dentro di me mentre lo succhio con sempre maggiore perizia.
Luca non regge e crolla in terra ma non lo mollo, rimango con la bocca fissa sul suo pene e continuo a scorrerlo avanti ed indietro senza disdegnare di leccarlo. Inizio a percepire il sapore dolciastro del suo seme, il glande si è ingrossato ed è caldissimo tra le mie labbra. Sta per venire!
Voglio il suo seme in gola e non mi fermo.
Luca mi spinge via, allontana la mia bocca poi mi prende per una mano e mi fa segno di salire su di lui. Li volto la schiena e scendo verso il suo sesso.
Mi sento calda, bagnata, accogliente. Ora lo voglio dentro, tutto dentro di me.
Mi scivola dentro senza problemi, quante volte ho dovuto guidare io l’attrezzo di un uomo dentro di me?
Ma Luca mi conosce e conosce ancor meglio il mio corpo. Mi penetra a fondo poi inizia giocare con il mio piacere. Mi sfiora la pelle mentre io salgo e scendo impalandomi su di lui, stuzzica il clitoride, mordicchia il seno e mi fa godere.
Voglio di più!
Mi alzo e mi volto, voglio guardarlo in faccia. Riprendo il mio ritmo ora che il suo membro scivola ancora meglio dentro di me. Lo sento nel ventre che si apre una strada chiusa da tempo, lo sento sempre più dentro, più a fondo.
Cambiamo ancora posizione alla ricerca di quella che più ci farà godere, intervalliamo il tutto con un riposante sessantanove. Sì, perché dopo aver tenuto dentro il membro di Luca leccarci a vicenda è rilassante!
Penso che con altri uomini ho dovuto ricorrere alla reciproca stimolazione orale per godere mentre con lui la uso per riprendere fiato… trattengo una risata liberatoria, un segno di grande soddisfazione.
All’improvviso mi fermo, levo la maglia che ancora indosso e mi riposiziono sopra di lui, cerco con il pube il suo sesso e magicamente me lo ritrovo dentro. È bellissimo baciarlo mentre all’unisono ci muoviamo decisi a godere. Mi lascio trasportare dalle sensazioni sin che il sentimento che provavo per lui un tempo non torna a farsi sentire, allora lo fisso negli occhi e lo prego di sbattermi sino alla fine.
Soffrendo mi sollevo per poi stendermi in terra, apro le gambe e lo aspetto. Lui si mette sopra di me e mi monta. Mi sbatte con sempre maggiore violenza ed il mio cervello abbandona ogni forma di pensiero razionale. Quando sento l’orgasmo arrivare stringo il suo viso tra le mani e gli chiedo una cosa sola: “Riempimi”!
Sto ancora gemendo per il mio orgasmo quando sento chiaramente il seme di Luca invadermi il ventre. È una sensazione stupenda che mi genera un nuovo ed intenso piacere, forse un secondo orgasmo ma sono troppo tesa e goduta per capirlo.

Meno di un’ora dopo sono già a casa sotto la doccia che tento di lavare via l’odore di Luca dalla mia pelle. Non voglio dimenticare questa serata, il mio è solo il tentativo di non essere scoperta dal mio uomo che dorme di là, ignaro di tutto. Mentre insapono il mio sesso mi pare di percepire sulle dita qualche segno del seme di Luca e ritorno a godere.

Quanto mi piace essere infedele!

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Gemelle by Rupescissa

Adagiata comodamente sul divano tentava invano di seguire il film in televisione.

Nonostante suoi sforzi intellettuali non riusciva a concentrarsi sul video, e dire che lo spettacolo era avvincente. Aveva preparato tutto con cura estrema: la bottiglia d’acqua, i biscotti, le sigarette, il telecomando, tutto era disponibile ed a portata di mano.

Tutto inutile.

Sentiva crescere dentro di se un diffuso senso d’eccitazione, un calore che lentamente s’espandeva in ogni parte del corpo attivandole la fantasia, trascinandola, in questo modo, verso la totale perdita del controllo mentale sulle sue azioni.

Si raggomitolò in posizione fetale comprimendosi il ventre con le mani nel vano tentativo di lenire il dolore dovuto alla pressione che sentiva localizzata in quella parte del suo corpo.

Sapeva a cosa era dovuto il suo stato. Non era certo per causa di quello che aveva mangiato a cena, così come non era dovuto ad un malessere sintomatico di un principio d’influenza. Le capitava di provare quella sensazione ogni qual volta il collegamento empatico con sua sorella gemella era più forte del solito.

Succedeva quando, una delle due, provava delle emozioni forti, coinvolgenti al punto da trasmettere all’altra quello che si provava in quel momento.

Non era vera e propria telepatia, Lara non sapeva cosa stessa facendo esattamente Sara in quell’istante, ma partecipava a parte delle sue emozioni.

Era sempre stato così, anche ai tempi della scuola. Studiavano in classi separate, avevano deciso così i professori, ma se una delle due temeva di essere chiamata alla lavagna o era terrorizzata dall’imminente compito in classe, anche l’altra era terrorizzata. Quando una gioiva l’altra diveniva allegra anche se la situazione in cui si trovava non stimolava certo il suo buon umore, se una godeva l’altra si eccitava a dismisura, al punto da sentire la necessità di godere anche lei, da sola o se era fortunata con il suo ragazzo.

Questa situazione alla lunga poteva risultare svantaggiosa, basti pensare alle sensazioni o alle emozioni negative che una era costretta a vivere a causa dell’altra. Far del male, offendere, ferire moralmente una significava colpire anche la sorella.

Sara e Lara, però, erano riuscite a trarre il meglio dal loro contatto empatico, avevano scoperto già da giovanissime che le sensazioni piacevoli erano trasmesse come, e forse meglio, di quelle spiacevoli. Con l’età della ragione impararono che il sesso dava le percezioni migliori e che, se tutte e due facevano l’amore con il proprio ragazzo contemporaneamente, il piacere di una era amplificato da quello dell’altra.

Forse era solo illusione, nessuna prova certa confermava il loro collegamento, ma loro non si chiedevano se fosse reale o immaginario. C’era e loro lo accettavano e basta!



Lara non aveva dubbi. Sara si stava accingendo ad avere un incontro molto intimo con il suo ragazzo.

Si chiese come mai non l’avesse avvertita, di solito una breve telefonata avvisava la sorella di quello che l’altra stava per fare.

Era chiaro che Sara voleva farle una sorpresa.

Da qualche settimana Lara era tornata singola dopo il fallimento della sua pluriennale storia con un ragazzo troppo lontano dall’idea del matrimonio.

Avevano convissuto per un bel po’ prima che lei si facesse avanti, visto che non ci pensava lui, con la proposta di rendere ufficiale il loro legame. A ventisette anni sentiva il bisogno di appoggiarsi a qualcosa di più solido di una convivenza, anche in vista dei moltissimi bambini che lui affermava di desiderare.

Lui prima tergiversò, poi con delle generiche promesse menò a lungo il can per l’aia, quindi sottoposto alla martellante insistenza di lei, cedette e confesso il suo totale disinteresse verso quella forma di contratto che è il matrimonio.

Lara si ritrovò quindi da sola a rimpiangere il tempo perso con un uomo che l’aveva ingannata sulle sue reali intenzioni. Forse non era il caso di rompere un rapporto per questo, ma sotto c’era dell’altro: Lara era stufa di lui, voleva altro. Da qualche tempo lui non era più capace di stimolare come una volta i suoi sensi, non riusciva più a coinvolgerla, ad eccitarla, a farle perdere la testa come un tempo. Lei sperava nella novità introdotta dal matrimonio per riaccendere la fiamma della passione nel loro rapporto ed ora che anche questa possibilità le era sfuggita, non trovava più nessun interesse in quella storia.

Forse, Sara, non voleva farle una sorpresa. L’aveva tenuta all’oscuro delle sue intenzioni per non minare con il riflesso dell’eventuale invidia della sorella la sua serata.

Si pentì subito di quei pensieri, Sara non era così meschina! Era stata l’unica a restarle veramente vicino in quel brutto periodo, le aveva anche offerto il suo ragazzo nel caso desiderasse sfogare un accumulo di tensione sessuale.

Lara sorrise a quel ricordo, qualche anno prima lo avevano fatto sul serio lo scambio, ma allora erano proprio identiche. Ora qualche chilo di più su Sara, che non stonava per niente, le diverse esperienze universitarie prima e lavorative poi, le avevano rese leggermente diverse. Non molto, ma quel tanto che bastava agli amici più intimi per distinguerle anche a distanza.

No, quello di Sara era un regalo per lei.

La sorpresa di sentirsi all’improvviso eccitata e vogliosa le stava facendo dimenticare i tristi pensieri in compagnia dei quali si stava accingendo a passare la serata.

Un regalo, specie quando arriva dalla persona che forse ti ama di più al mondo, anche perché è facile amare se stessi, va accettato con gioia e sfruttato al massimo.



Lara, disattivò l’audio del televisore, in modo che solo la leggera luce proveniente dal suo schermo illuminasse la stanza. Nessun rumore interferiva con la sua capacità di percepire l’emozioni della sorella, si lasciò invadere da esse senza opporre più resistenza.

Si distese sul divano lasciando che il languore appena accennato crescesse dentro di lei sino a divenire eccitazione sessuale.

Creava con la mente le scene erotiche che da sempre l’eccitavano di più, s’immaginava come protagonista di esse e focalizzava sul suo corpo i punti di contato delle mani, delle labbra, dei membri.

Si accarezzò, ma le mani che sentiva scorrere sul corpo non erano le sue, bensì quelle dei suoi immaginari amanti e le sue mani non toccavano la sua ma la loro pelle.

Un fortissimo desiderio di sesso cresceva dentro di lei, una pressione alla bocca dello stomaco sottolineava la sua immaginazione. Sentiva la bocca umida e le labbra inturgidirsi, mentre pensava che era veramente un peccato che non ci fosse nessun maschio lì presente a godersela.

Lentamente le sue carezze si fecero sempre più insistenti sulle parti intime: afferrava una mammella con forza, tirandola verso l’alto nel tentativo di raggiungerne il capezzolo con la lingua, ma era disturbata dal vestito.

Si alzò in piedi per potersi spogliare dell’ampia e comoda veste da casa. Nella penombra di quella stanza, Lara, immaginò di spogliarsi per un uomo che stava in trepidante attesa delle sue attenzioni. Lentamente sfilò l’abito, ondeggiando con i fianchi al ritmo di una musica che sentiva solo lei, lo lanciò sulla poltrona alla sua destra e imbastì un balletto molto erotico per l’uomo che desiderava fosse lì in carne ed ossa.

S’inginocchiò sul divano a gambe larghe, con la fronte appoggiata sullo schienale scorreva con la mano l’interno delle cosce. Ebbe un brivido di piacere quando sfiorò le ormai umide labbra della vagina. Seguì con cura il bordo concedendosi solo delle veloci e fugaci escursioni sul clitoride, regolarmente s'inumidiva il dito, traendo ancora più piacere dal sapore che lei stessa le aveva lasciato addosso.



In un altro appartamento non molto distante, Sara, seduta a cavallo delle ginocchia del suo ragazzo, si stava godendo la mano che la esplorava con cura tra le grandi labbra. Osservava con gli occhi mezzi chiusi in un’espressione di diffuso piacere, il membro che tra poco avrebbe avuto dentro di sé, tentava di accarezzarlo, prenderlo, brandirlo ma le braccia del suo ragazzo, tese verso il suo pube, lo impedivano. I suoi goffi tentativi di raggiungere l’obiettivo le fecero spingere il seno contro la sua bocca, sentì un brivido correre lungo la schiena quando percepì le sue labbra umide sul capezzolo destro. Istintivamente spinse ancora più avanti il seno nella speranza che lui lo mordicchiasse un po’.

Sollevata sulle ginocchia apriva sempre di più le gambe, le piaceva sentire quel dito che giocava con il suo buchino, inclinava il bacino spingendo il pube in avanti cercando di farlo entrare e lanciando, allo stesso momento, un messaggio chiaro ed inequivocabile circa i suoi desideri.

Lui strinse, molto delicatamente, tra i denti il capezzolo che stava succhiando, contemporaneamente infilò con decisione il suo dito dentro la vagina di Sara, seguendone la parete interna.

Lei smise di leccargli l’orecchio e ansimò forte mentre volgeva lo sguardo al soffitto.



Lara s’infilò un dito nella vagina, lo sentì entrare con determinazione nonostante spingesse piano. Reagì con un forte gemito a quello stimolo; ruotava l’arto in modo da strofinarlo contro le pareti interne, premeva su di esse stimolandole, illudendole di una presenza più congrua.

Sentì il bisogno di prendere un capezzolo tra l’indice e il pollice dell’altra mano per stringerlo forte, il delicato tocco della pelle sulla pelle, però, non era sufficiente a soddisfarla, quindi lo strinse tra le unghie. Sembrava che al posto della sua mano ci fosse una calda bocca a mordicchiarla, il capezzolo s’inturgidì seguito, con un breve ritardo, dall’altro.

Una parte della sua mente, quell’ancora razionale, stava affrontando il problema del seguito. Sentiva nascere il forte ed irrefrenabile desiderio di sentire qualcosa di più consistente dentro il ventre, l’illusione con cui aveva tranquillizzato il suo istinto sino ad ora non sarebbe durata a lungo.

Visualizzo l’immagine del soprammobile regalatole da sua sorella: ricordava ancora il sorriso malizioso che aveva lei mentre scartava il pacco, la sua sorpresa di fronte a quel simulacro fallico in vetro mascherato da opera d’arte moderna.

Era lì, a pochi passi da lei, bastava sporgersi un poco e prenderlo per soddisfare il suo desiderio.



Sara non resisteva più, continuava a sentire il pene del suo fidanzato scorrere tra le labbra della vagina. Avanti e indietro, si soffermava sul buchino d’ingresso ma si sottraeva ed ogni suo tentativo di prenderlo. Guardava negli occhi di lui tentando d’intuire le sue intenzioni e invitandolo, al contempo, a spingersi dentro di lei.

Si lasciò cadere contro di lui sollevando il bacino, si lasciò ancora stuzzicare per un po’ godendosi quelle leggere carezze, molto particolari, che riceveva dal suo membro; poi raddrizzò la schiena appoggiandosi con le mani sulle sue spalle. Il pube si trovava nettamente al di sopra del suo fallo che lui teneva dritto e ben indirizzato verso l’obiettivo. Allargò lentamente le gambe scendendo verso di lui, lasciandosi finalmente penetrare da quel pene che aveva sospirato sino a quel momento

Entrò lentamente, alla velocità stabilita da lei. Continuava a scendere aprendosi sempre di più, quando lo ebbe completamente dentro si ritrovò con le gambe talmente divaricate da non riuscire a mantenere l’equilibrio. Cadde nuovamente su di lui cercando le sue labbra.

Iniziò a muoversi, sollevando ed abbassando i fianchi, prima, e muovendo il pube avanti e indietro, contraendo i muscoli del bacino, poi. Un gioco di anche che a lei riusciva benissimo e che sortiva sempre l’effetto desiderato.

Il respiro rapido e affannato, sottolineato dai leggeri gemiti che uscivano dalla sua bocca, si sincronizzò con quello altrettanto incerto di lui.



Lara era riuscita a recuperare il suo fallo sintetico, con delle abili manovre si era avvicinata all’obiettivo senza interrompere il contatto della sua mano sulla vagina.

Desiderava coricarsi sul divano, aprire le gambe e infilarsi lentamente dentro la vulva quell’oggetto, non pensava ad altro; ma una forza esterna alla sua mente la costrinse a rimanere in ginocchio, ad aprire le gambe, collocare il fallo sotto di lei per scendere quindi su di lui.

Quella posizione non era delle più facili nonostante la sua grand’eccitazione, un conto è accogliere in quel modo un vero membro, duro ma adattabile, e un altro è infilarsi un oggetto rigido e per nulla intenzionato a adeguarsi alla curva interna della vagina.

Si stupì di se stessa e del suo corpo quando lo sentì entrare senza troppe difficoltà.

Un forte impulso di piacere la convinse a spingere con la mano il fallo di vetro ancora più dentro di sé. Si ritrovò a giocare con il suo stesso piacere penetrandosi a ritmo sostenuto, facendolo quasi uscire per poi farlo scorrere con decisione verso l’interno del suo corpo.

Contraeva, quando lo aveva dentro, i muscoli interni del pube per sentirlo meglio senza rinunciare a tormentarsi il clitoride.

Stava iniziando a godere e nello stesso tempo malediva sua sorella, colpevole di averla messa in quella situazione. Questi pensieri, però, non le impedivano di provare piacere. Anzi, più il godimento cresceva più dimenticava la causa che l’aveva spinta a cercare di divertirsi da sola. Aumentò il ritmo della mano facendo entrare ed uscire da sé, la sua imitazione fallica, sempre più velocemente.


Sara si era ritrovata a cavalcare furiosamente il suo uomo, le piaceva portarlo sino al limite per poi sentirlo riaprirsi la strada verso il suo ventre, esultava nel sentirlo affondare completamente, nel trovare nei testicoli il fine corsa della sua penetrazione.

Dal canto suo, lui, faceva bene la sua parte; incoraggiava le sue evoluzioni con delle leggere ma decise spinte del bacino. Andando incontro a lei quando scendeva, in modo da darle il piacere di una penetrazione violenta e risoluta. Raggiunse con le mani la zona pubica di Sara tentando di aggiungere un’ulteriore stimolo al suo piacere.

Lei credeva di essere ancora lontana dall’orgasmo, era molto eccitata e sentiva il membro del suo ragazzo scorrere libero nella sua vulva dilatata e ben lubrificata, quando sentì arrivare i primi sintomi dell’imminente piacere.



In quello stesso istante Lara si stava godendo il suo orgasmo, generato più dalle sue abili mani che dall’oggetto con cui si penetrava. Curvò all’indietro la schiena reclinando la testa verso il soffitto urlando per il piacere che si stava diffondendo nel suo corpo.

Tra gli spasmi dell’orgasmo pensava a sua sorella, felice di renderle il favore. Nel loro gioco fatto di stimoli a distanza si divertivano ad influenzare il comportamento l’una dell’altra.

Sapeva che il suo orgasmo avrebbe indotto lo stesso effetto in Sara, così come sapeva che lei non lo voleva ancora. Era sicura che sua sorella volesse ancora divertirsi un po’ con il suo ragazzo prima di raggiungere l’apice del piacere.

Questa consapevolezza unita all’immagine, che si era formata nella sua mente, del corpo di Sara sopra quello del suo ragazzo, della sua espressione stupita per l’improvviso piacere, determinarono un incremento del suo.

Si lasciò, finalmente, permeare dal languore mentre si lasciava cadere supina sul divano tenendo a stretto contatto della pelle del ventre quell’oggetto di vetro che per quella sera l’aveva fatta godere.



Sara spinse in basso il pube contraendo al contempo i muscoli. Un’espressione di piacere misto a stupore si andò dipingendo sul suo viso, accentuata dalla bocca leggermente dischiusa in un gemito.

Inarcò la schiena spingendo in avanti il bacino, guardò per un istante negli occhi di lui poi urlò di piacere.

In preda ad un frenetico orgasmo urlò forte, sconvolgendo anche il suo uomo. Guardò il soffitto prima di chiudere gli occhi nell’attimo in cui si lasciava andare.

Si gustò tutto il piacere fino in fondo prima di lasciarsi scivolare tra le ginocchia di lui per finire la sua opera con la bocca.

Mentre lo sperma denso e caldo le colava giù dalla gola pensava a sua sorella, che per quella sera, quella stupenda sensazione non poteva gustarsela.



Peccato che Lara avesse una bottiglia di crema di whisky nell’armadietto della sala. Non era caldo ed era troppo dolce ma quel liquido denso e biancastro le dava un piacere unico quando le scendeva già dalla gola.



Sara e Lara con il passare degli anni continuavano a chiedersi a cosa mai stessero pensando i loro genitori, quel giorno all’anagrafe quando decisero i loro nomi. Forse, la loro era una sottile forma di vendetta per tutte le notti in bianco ed i problemi generati da ogni infante moltiplicati per due nel loro caso. Forse il trauma generato dalla loro nascita gli aveva privati della fantasia.

In ogni caso il mistero era destinato a rimanere tale, non avrebbero mai osato porre loro questa domanda.

Lara e Sara avevano un rapporto di profondo amore, tra di loro. Da sempre molto unite non riuscivano a stare lontane più di qualche giorno. Non conoscevano invidia reciproca e si dividevano sempre tutto. Ognuna delle due sapeva di non essere mai sola, in ogni istante e per qualsiasi ragione, l’altra era sempre disponibile.

Tranne che nei casi tipo quello appena descritto. Un generalizzato risentimento s’impadroniva di una quando l’altra trovava un amore, un ragazzo, un’avventura. Un rancore che non aveva basi su cui fondarsi, in nessun caso le relazioni sentimentali avevano mai intaccato il loro rapporto.

Probabilmente il loro legame empatico che denunciava ogni forte emozione all’altra riusciva a renderle gelose degli uomini che s’avvicinavano a loro, visti come una fonte di disturbo, una forza in grado di allontanarle. Avendo la chiara percezione dell’eccitazione, del desiderio e del piacere che una provava quando era in compagnia del suo compagno, l’altra si sentiva tradita, abbandonata per qualcosa che lei non era in grado di dare alla sorella.

Si divertivano a stuzzicarsi a vicenda, esaltando con la fantasia la situazioni piccanti che vivevano, come quella volta, durante una festa a casa di amici.



Lara stava ballando stretta al suo amore del momento, dopo aver abbandonato la sorella alle attenzioni di un gruppo di amici. Sara era libera in quel periodo e uno stuolo di pretendenti la seguiva in ogni suo spostamento. Nessuno di loro risvegliava, però, i suoi sensi.

Sapeva di non dover essere gelosa della relazione sentimentale di sua sorella, ma non riusciva a dominarsi più di tanto. I suoi sentimenti trasparivano dai lineamenti del viso con un’intensità tale che chiunque avesse avuto modo di vederla avrebbe capito quello che le passava per la testa, a maggior ragione, Sara, sentiva quell’astio come un malessere generalizzato che s’espandeva in lei. Capì a cosa era dovuto, non era la prima volta. Decise quindi di vendicarsi a suo modo concentrandosi sempre di più sul contatto del suo corpo contro quello del ragazzo.

Il sottile piacere del seno premuto contro il busto di lui, lo stimolo delle sue gambe che s’insinuavano tra le sue, la sorpresa di sentire il suo pene in via d’erezione con il pube, veniva trasmesso quasi telepaticamente a sua sorella.

Lara, coltivò la sua eccitazione con fantasia, inventandosi situazioni erotiche che la vedevano protagonista. Si vide montata sulla poltrona d’angolo dal suo ragazzo davanti a tutti i presenti, s’immaginò sopra di lui, assaporò con la mente il suo pene tra le labbra. S’inventò svariate situazioni, ognuna più eccitante delle altre. A mano a mano che andava avanti nel suo gioco il protagonista perdeva il volto, non era più importante che fosse l’uomo con cui ballava a prenderla, meglio se era uno sconosciuto, l’importante era che il tutto avvenisse di fronte agli occhi dei presenti e di sua sorella.


Sognava i loro occhi eccitati su di lei mentre ammiravano le curve del suo corpo; li immaginava soffermarsi sui dettagli più intimi, studiare con cura la sua vagina che s’apriva al pene, li sentiva sui capezzoli eretti, sul ventre, sui glutei. Vagheggiava sull’invidia delle donne verso di lei e degli uomini verso il fortunato che l’aveva tra le braccia.

Si ritrovò completamente eccitata, sentiva un forte calore al pube e mentre muoveva le gambe avvertiva l’umido della sua parte bassa.

Sara, incantata dai sentimenti trasmessi da sua sorella, non riusciva a staccarle gli occhi da dosso. La guardava ballare avvinghiata al suo uomo, la vedeva muoversi sensuale, si nutriva della sua voglia e s’infiammava con il suo desiderio.

Sapeva, o credeva di sapere, che lei si stava comportando in quel modo per stuzzicarla. Sorrise quando realizzò il piano per renderle il favore.

Si guardò intorno, studiò brevemente i ragazzi che la corteggiavano e scelse quello che riteneva giusto per la realizzazione del suo proposito.

Non era il massimo, anche se dotato di un bel fisico, era assolutamente insipido dal punto di vista celebrale. Decise che non era importante quel dettaglio per quella sera, non aveva intenzione di intrattenere un discorso profondo con lui, aveva solo bisogno della sua virilità.

Rivolse la sua attenzione al prescelto, lo inviò a prenderle qualcosa da bere poi lo seguì. Conosceva bene quella casa ed era consapevole che una o due camere del piano di sopra erano sempre a disposizione degli ospiti alla ricerca di un po’ d’intimità

Senza sforzi lo convinse a seguirla in una di esse.

Lui, per niente conscio del reale motivo della scelta di Sara, s’esaltò al punto di mostrare una finta reticenza per rendersi più prezioso di quello che in realtà valeva.

Una frase caustica di lei ed un breve accenno alla vasta scelta di cui disponeva lo riportarono a più miti consigli.

Era decisamente stupido ma lei sperava che a tanta insipienza corrispondesse, per legge di compensazione, altrettanta abilità a letto.

I fatti non le diedero torto.

Lo spinse vicino al letto rifiutando i suoi baci, guardandolo fisso negli occhi si levò la giacca lanciandola su di una seggiola lì vicino, quindi iniziò a sbottonarsi la camicetta, molto lentamente al ritmo delle sensazioni che le giungevano da basso. Se la levò lasciandola cadere in terra, poi tirò su la gonna e si sedette sul letto lasciandosi cadere distesa, allargò le gambe invitandolo ad occuparsi di lei.

Con un brivido accolse la sua faccia tra le cosce e le mani sui fianchi, lo aiutò nel tentativo di sollevarle ancora di più la sottana e si mise in attesa della sua lingua. Sentì gli slip che venivano scostati e le sue dita che si facevano spazio tra la leggera peluria del pube, con un sobbalzo del bacino lo incitò a darsi da fare. Era molto eccitata e il contatto improvviso della lingua tra le labbra la fece ansimare forte, si lasciò andare a quelle sensazioni, che miscelate a quelle regalate da sua sorella la facevano impazzire di piacere.

Lo lasciò fare sino a quando non sentì di essere sul punto di perdere il controllo, temendo un imminente orgasmo prese la sua testa per i capelli e la allontanò da sé, ritraendosi, strisciando con il sedere sul letto, allo stesso momento.

Si alzò e lo guardò con un’espressione determinata e goduta, lo invitò, anzi gli ordinò, di spogliarsi. Dopo essersi levata il reggiseno lasciò scivolare ai suoi piedi la gonna facendola seguire dagli slip. Seduta sul bordo del letto lo richiamò a sé, brandì il suo membro eretto e, senza esitare, lo ingoiò.

Mentre succhiava ne gustava il sapore di maschio, ne saggiava le dimensioni e ne deduceva la qualità e la quantità del desiderio di cui lui era schiavo in quel momento. Soddisfatta da quanto aveva appreso si ritrovò a sperare che una piccola parte del sapore che aveva in bocca si trasferisse a sua sorella, eccitandola per la consapevolezza di quello che quel gusto inconfondibile voleva significare.

Distratta da quelle fantasie s’impegnò troppo nella sua opera. Le sue mani aperte sui glutei dell’uomo percepirono il guizzo dei suoi muscoli, sentì il pene penetrare più profondamente nella bocca e capì che era giunto al limite.

Si bloccò, tenendo stretto il pene con la mano, lanciandogli un’occhiata di supplica. Lo vide chiudere gli occhi per la concentrazione, stringere i denti e controllare il respiro. Temette, per un attimo, di ricevere sul viso un forte getto di sperma. Lo avrebbe accettato volentieri in faccia il suo seme, ma solo dopo essere stata sbattuta sino all’orgasmo.

Ebbe la conferma di aver scelto bene quella sera. Dopo qualche istante di raccoglimento, lui, aprì gli occhi e la sua espressione si rilassò trasformandosi in un largo sorriso che lei ricambiò mentre si distendeva sul letto.

Lui risalì il suo corpo con la lingua iniziando dalle caviglie, passando lungo le cosce per soffermarsi a lungo sulla vagina e all’interno di essa. Quando comprese che era talmente eccitata da desiderare solamente di essere penetrata risalì verso il seno. Stuzzicandole un capezzolo si posizionò in modo da appoggiare il pene al suo pube, lasciò a lei il compito di indirizzarselo nell'intimo muovendo il bacino.

Sara riuscì a risucchiarlo dentro di sé, aprendogli senza indugi la sua femminilità. Lui spinse con dolcezza ma lei gli si fece incontro, facendosi penetrare a fondo con decisione, indugiò con il sedere sollevato a lungo gustandosi la stupenda sensazione del ventre riempito dal suo fallo, quindi si rilasso e gli detto il ritmo che meglio s’adattava a lei.

Si lasciò prendere il quella posizione canonica sino a quando non provò il desiderio di qualcosa di più eccitante e stimolante.

Lo fermò con le mani e senza parlare si sfilò via da sotto il suo corpo, ruotò sulla pancia e alzò il sedere verso il suo membro; non soddisfatta si mise a gattoni aprendo le gambe.

Lui la infilò subito ritornando a sbatterla con più forza di prima. Sara seguì la sua andatura assecondandolo con il bacino e contraendo i muscoli interni del pube al suo ingresso.

Sentì un fortissimo calore nascere nel suo ventre e diffondersi per tutto il corpo, sollevò la testa ansimando mentre percepiva i primi sintomi dell’orgasmo. S’abbandonò completamente al piacere senza tentare di controllarlo. Urlò, prima sommessamente, poi senza ritegno. Anticipò le mosse di lui muovendosi aventi e indietro per aumentare la profondità e la velocità dei suoi colpi.

Lentamente, mentre l’orgasmo andava scemando, si lasciò cadere giù sul materasso, mantenendo sempre alto il sedere in modo da non sottrarre la sua vagina ai desideri del ragazzo.

Era ancora in preda agli ultimi impulsi di piacere quando lo senti uscire precipitosamente da lei. Svelta si posizionò sotto di lui per prenderlo in bocca ma non fece a tempo, mentre ancora voltava il busto ricevette il suo seme sul seno. Aprì la bocca avvicinandola al pene e due fiotti di sperma le ricoprirono il viso; lo prese, finalmente in bocca aspirando gli ultimi getti. Lo leccò a lungo prima di lasciarlo andare, prima che lui s’accasciasse sfinito sui talloni guardandola sconvolto per la sua totale mancanza d’inibizioni.

Si rivestirono in silenzio, senza commentare su quello che avevano appena fatto e senza programmare altri incontri nel futuro.

Sara pensava, compiaciuta, ai turbamenti che aveva senz’altro indotto in sua sorella. Probabilmente non aveva capito, intuito a fondo o indovinato, cosa lei avesse fatto in realtà, ma sicuramente aveva sentito una parte del suo piacere. Si divertiva a immaginare le sue reazioni mentre una frazione del suo orgasmo s’espandeva nel suo corpo.

Scese di sotto, raggiungendo gli amici, come se niente fosse successo, cercò con lo sguardo Lara senza trovarla dove s’immaginava. Non era più al centro della stanza abbracciata stretta al suo ragazzo.

La trovò seduta su di una poltrona, distesa con le gambe allungate sul tavolino. Il suo viso dimostrava uno sfinimento che non era giustificabile solo con la stanchezza dovuta al ballo.

Quando la vide, Lara, lanciò uno sguardo infuocato in direzione della sorella, accusandola in silenzio, lasciandole intendere che l’imputava di essere lei la causa del suo stato.

Difatti mentre stava ballando avvinghiata al suo uomo, esaltata dal gioco che aveva iniziato con la sua gemella, sentì un nuovo stimolo aggiungersi alla sua eccitazione. Un qualcosa di non facilmente controllabile che s’impadroniva dei suoi sensi, scatenando una tempesta ormonale dai chiari risvolti sessuali.

Si strinse maggiormente a lui, aderendo con il pube alla sua gamba e godendo dello strofinio che ne derivava. Cercò le sue labbra, le raggiunse con le sue già aperte e gli aspirò la lingua, impadronendosene, trattenendola all’interno della sua bocca in un bacio voluttuoso e intenso.

Con il gioco delle anche imitava un amplesso tanto immaginario quanto reale era il piacere che ne traeva.

Si sentì afferrare i glutei e ansimò mentre la sua gamba s’infilava sotto la gonna, aderendo al tessuto degli slip con una pressione tale da scostarli. Le lasciò una scia umida della sua eccitazione sui pantaloni e, nel preciso istante che venne sua sorella, venne.

Con suo grande stupore sentì l’orgasmo impadronirsi di lei, lì in mezzo alla sala dove gli amici ballavano. Tentò di mascherarlo per una forma di pudore che non credeva di avere, per timore di essere fraintesa da coloro che le stavano intorno e dal suo ragazzo.

Guidata dall’istinto tornò a baciare il suo uomo, trattenendo i gemiti che tentavano di uscire dalla sua bocca.

Lui, però, aveva riconosciuto dal suo modo unico di baciare la passione che s’impossessava di lei quando godeva e che era sempre evidente nei suoi baci.

Distrutta nel fisico e sconvolta nella mente si lasciò guidare dal suo compagno verso la poltrona su cui l’avrebbe trovata distesa sua sorella.

Questa era solo una delle tante situazioni imbarazzanti in cui la loro telepatia, anche se questo non è il termine esatto, le aveva messe. E’ anche vero che una sorta di rivalità miscelata al sottile piacere di stuzzicare l’altra le spingeva a cercare quelle situazioni imbarazzanti.

Con il passare degli anni impararono a convivere con questo loro dono, se in tale modo si poteva definire, al punto di sfruttarlo a loro vantaggio; impratichendosi nell’arte di trarne il maggior piacere possibile.



Stesa sul divano con le membra intorpidite dal languore lasciatole dal suo recente orgasmo, Lara riviveva i ricordi, tanti piccoli flashback, della sua storia con Sara. Rammentava il loro cammino verso la maturità sessuale, un tragitto fatto insieme e vissuto da loro due come un’unica esperienza. Il desiderio di sperimentare delle forme di godimento sempre più forti le aveva portate a provare quasi di tutto.

Come un lampo improvviso si formò nel suo cervello l’immagine del corpo di sua sorella seduto sul bacino del suo ragazzo del momento, impegnata a cavalcarlo lentamente, mentre lei a gambe larghe sulla faccia di lui si lasciva leccare la vagina.

Il piacere di quella lingua veniva incrementato dalla sensazione di essere penetrata come il suo clone lì davanti a lei.

Un improvviso cambio di scena le portò alla mente un’altra immagine: quella della sua mano che guidava il pene di lui dentro la vagina di sua sorella che lo aspettava a carponi e l’eccitazione derivata dall’illusione di guidare, dominare, il piacere di lei.

Avevano provato quel gioco una sera come tante, seguendo un’idea lanciata da Sara.

Lei l’aveva convinta, eccitandola con le parole, a provare il gioco a tre. Lara si era lasciata convincere e dopo un iniziale imbarazzo generato dal ragazzo di Sara, si era lasciata andare. Quella sera sua sorella non aveva diviso il suo uomo con lei, cosa che avrebbe fatto più tardi, le aveva solo concesso di trarre piacere dalla sua bocca e di assistere al suo godimento.

Un’altra immagine di quella sera: il seno di Sara che sobbalzava al ritmo dei colpi del pene che entrava in lei. Il suo ventre che si gonfiava e contraeva, la sua vagina sfondata da quel membro e l’espressione goduta del suo volto.

Lara sentì nuovamente crescere l’eccitazione, questa volta sapeva che non era a causa di sua sorella, o meglio non era dovuta al trasferimento "telepatico" delle sue emozioni, ma era originata dai ricordi, dai puri e semplici ricordi delle loro trasgressioni.

Quello che maggiormente l’aveva colpita in quei brevi scorci del passato era stato il corpo di Sara più che la situazione erotica in cui era impegnato.



Un altro ricordo, una ulteriore immagine erotica s’impossessò della sua mente: il corpo nudo di Sara inginocchiato tra le sue gambe. Come in una scena al rallentatore, il suo viso che scendeva verso la vagina. Scivolando sulla pelle di una coscia raggiungeva le sue labbra già dilatate dalle sue mani abili. Risentì il contatto di quella lingua sulla morbida e sensibile pelle, le sue orecchie si riempirono nuovamente di gemiti, sospiri e ansimi come allora.

Ricordò bene il senso di sbigottimento provato nell’attimo che le carezze di sua sorella divennero un po’ troppo particolari, evidentemente mirate ad attivare il desiderio nelle sue parti intime, rammentò come lei l’aveva aiutata a superare l’iniziale turbamento e a lasciarsi andare tra le sue braccia.

L’aveva spogliata con molta calma baciandole l’epidermide, seguendo con la lingua i contorni delle curve del suo corpo. Si era eccitata molto alla vista dell’oggetto fallico che lei aveva estratto dalla borsetta per poi leccarlo e succhiarlo con il viso a pochi centimetri del suo. Lara poteva sentire il rumore che lei produceva con la bocca, la percepiva succhiare, deglutire e ansimare sommessamente.

Dopo averla eccitata e convinta, in questo modo, a rompere ogni indugio, Sara iniziò ad occuparsi materialmente del piacere di Lara.

L’aveva fatta godere al punto da costringerla a concentrarsi per non venire con delle semplici carezze e il delicato tocco della lingua sul suo clitoride, non si sarebbe fermata se lei ad un certo punto, afferratale la testa non l’avesse allontanata dal pube.

Sara si mise a cavalcioni della sua faccia, offrendole la sua vagina da leccare, invitando sua sorella ad imitarla. Quindi si chinò nuovamente su di lei iniziando a seguire con la lingua il suo monte di venere e l’inguine.

Lara, non più padrona delle sue azioni, si dedicò con dedizione a stuzzicare la vagina di sua sorella. All’inizio non sapeva come fare, era la prima volta che si concedeva un rapporto saffico. Immaginò che la cosa migliore era quella, di mettere in pratica tutto quello che lei aveva sempre sognato di potersi fare da sola in quei vaneggiamenti erotici che sorgono sempre spontanei durante quei rari atti di autoerotismo in cui la componente dell’eccitazione sfiora i livelli massimi.

Capì che poteva darle tutto quel che nessun uomo non avrebbe mai saputo regalarle. Solo lei, una donna e in più sua sorella, poteva farla godere come non mai, grazie alla sua conoscenza del corpo femminile e in modo particolare di quello della sua gemella, così simile al suo.

Conosceva le sue reazioni e sapeva localizzare con precisione i suoi punti erogeni, perché erano identici ai suoi.

Mentre appoggiava la lingua nel mezzo della vagina di sua sorella, Lara pensava: "Solo una donna sa far godere, veramente, una donna!"

Riconobbe il piacere che s’impadroniva di Sara da come lei muoveva il bacino sulla sua faccia, questo la stimolò a concentrare ancora di più i suoi stimoli dove sapeva avrebbero avuto il massimo effetto.

Ricambiata da lei stava raggiungendo un’estasi mai conosciuta, non era un semplice rapporto di reciproco scambio di attenzioni orali tipo quelli che aveva più volte avuto con in suoi ragazzi, c’era molto di più in questo. Riusciva a cogliere perfettamente quello che provava sua sorella, il piacere che le donava non ritornava a lei semplicemente attraverso la sua lingua ma anche attraverso le sensazioni che la sua mente riceveva dalla gemella.

Pensava che non fosse possibile godere di più e si stava abbandonando all’istinto di lasciarsi prendere dall’orgasmo quando sentì una presenza dura, enorme, puntare la sua vagina; non ebbe il tempo di convogliare la sua attenzione in quella zona del suo corpo che si sentì penetrare da quella presenza.

Il suo corpo accoglieva quel pezzo duro, leggermente curvo, con una facilità che la sconvolse.

Sara lo spinse sino in fondo, con forza ma senza farle male, costringendola a lanciare un urlo. La lasciò inarcare la schiena tirandoglielo fuori mentre il bacino scendeva, poi la penetrò nuovamente quando lei inclinò il pube alla sua ricerca.

Nella mente di Lara si formò l’immagine della bocca di sua sorella intorno al fallo sintetico che ora lei teneva nel ventre, ne comprese bene le dimensioni e si lasciò permeare dal piacere dovuto a questa consapevolezza.

Sara unì la lingua alla penetrazione e portò sua sorella verso il più intenso orgasmo mai provato.

Lara venne con il corpo scosso da forti tremori, le sue urla coprivano i gemiti d’incitamento di Sara. Sentiva quell’oggetto entrare ed uscire da lei perfettamente sincronizzato con le contrazioni involontarie del pube.

Le pareva che la testa stesse per esplodere, una forte fitta di dolore s’espanse nel cervello come se qualche vaso sanguineo fosse esploso per lo sforzo di reggere la forte pressione. Pensava d’impazzire per il dolore quando si calmò, solo allora si accorse che quello che aveva inteso come dolore era piacere. Un piacere tanto intenso da sconvolgerla, da non consentirle di riconoscerlo come tale.

S’abbandono alle ultime e languide ondate di godimento mentre sua sorella le massaggiava dolcemente il ventre.

Non si era ancora ripresa completamente che senti scivolare sulla mano l’oggetto che l’aveva appena portata all’orgasmo, ancora umido dei suoi umori. L’intenzione di Sara era troppo esplicita per essere fraintesa, Lara impugnò saldamente il fallo portandolo verso la vulva di sua sorella ancora collocata sopra il suo volto.

Con decisione lo spinse dentro di lei, ruotandolo leggermente in modo da strofinarlo contro le pareti interne, per stimolarle grazie alla sua forma curva.

Sara reagì come lei, prima: ansimò forte, quasi un urlo, raddrizzò la schiena per poi curvarla all’indietro reclinando contemporaneamente la testa.

Eccitata da quella reazione, Lara s’impegno a penetrarla in tutti i modi possibili con l’intento di trovare al più presto le mosse più gradite da Sara. Scoprì che sua sorella amava in modo particolare essere contemporaneamente stuzzicata sull’ano. Non fu una sorpresa totale, anche a lei piaceva molto essere toccata dolcemente lì quando era sopra il suo ragazzo.

Il forte piacere dimostrato da Sara la indusse a tentare d’infilare un dito dentro il suo ano. Intanto che spingeva il surrogato fallico dentro il suo ventre introdusse un dito anche lì. L’urlo che ne seguì, di piacere misto a stupore, la convinse di essere nel giusto. Purtroppo lei teneva il bacino oltre la sua lingua e Lara non riusciva aggiungere anche quella alle mani, come prima era successo a lei.

Non era un problema, sotto lo stimolo di quella doppia penetrazione, Sara, stava godendo in un modo magnifico. Esaltata da quello che sentiva con le orecchie e con la sua particolare sensibilità, Lara. Portò rapidamente all’orgasmo la gemella.

Non fu un piacere forte come il suo, almeno all’apparenza. Sara non urlò come lei e il suo corpo non vibrò a lungo come prima il suo; ma godette molto.





Lara inseguiva i suoi pensieri, senza porre limiti ai ricordi: li lasciava scorrere nella sua mente, risvegliare il desiderio e scendere giù per il corpo dove rimbalzavano sui suoi punti più sensibili.

Il ricordo del rapporto con sua sorelle era il più caldo tra tutti. Non c’era solo la componente erotica in quella storia mai più ripetuta, il forte sentimento che la legava a sua sorella aveva amplificato il coinvolgimento emotivo. Sapeva che non avrebbe mai amato nessun uomo con la stessa intensità con cui amava Sara, il legame di sangue sarebbe stato sempre più forte.



La sua mano stava scivolando, istintivamente, verso il pube.

Eccitata dai ricordi desiderava ancora godere, trovo i suoi peli ancora umidi e la vagina talmente calda, bagnata e dilatata che non oppose la minima resistenza alle sue dita. Si penetrò con due di esse, seduta sul divano con le gambe aperte appoggiate sul cuscino. Una forte fitta di piacere partì dal basso per esploderle nel cervello nello stesso momento in cui un vago turbamento s’impadroniva di lei. Non capiva cos’era, ma non se la sentiva di continuare nonostante la gran voglia che aveva.

Tentò in tutti i modi di proseguire, ripensò alle scene erotiche che aveva appena rivissuto con la fantasia, si accarezzò molto delicatamente e fu nuovamente pronta.

Stava per ripartire con l’auto penetrazione quando suonò il campanello.

Era tardi ma lei sentì che la di là della porta c’era una presenza amica. Aprì così come si trovava in quel momento: nuda, con il viso stravolto dall’eccitazione e dal piacere dimostrato dal sottile rivolo di linfa della sua vagina che le colava sulla coscia.

Sara non disse niente, non una parola, sapeva perfettamente in quale stato si trovava sua sorella in quel momento. L’aveva percepito appena salutato il suo ragazzo, una volta da sola nel suo appartamento aveva ricevuto i segnali dell’eccitazione di Lara.

Si era messa addosso qualcosa di veloce e si era recata subito da lei, sperando fortemente, anzi, ordinandole mentalmente di aspettarla.

Entrò spingendo indietro Lara con una mano appoggiata sulla sua spalla, la guidò verso il suo letto spingendola sopra. Si spogliò davanti a lei, beandosi del suo sguardo eccitato, poi si lanciò sul letto avvinghiandosi al corpo della sorella.

Lara odorava di femmina, la sua vagina reduce dal recente e solitario orgasmo emanava un profumo inebriante. Sara volle regalare a sua sorella un po’ del gusto del suo ragazzo che ancora aveva in bocca: la baciò.

Infilò un ginocchio tra le gambe di Lara, costringendola ad aprile; appoggiò la coscia sul suo pube e n’avvertì l’umidità ed il calore, allora si ritrasse e molto dolcemente si dedicò totalmente al piacere di sua sorella. Prima stuzzicandole la vagina con le mani, poi, dopo averle infilato due dita dentro, con la sua lingua.

Godeva nel sentire i gemiti che lei emetteva e si eccitava nel sentire con la mano allargata sul suo ventre gli spasmi dei muscoli. Quando comprese che non poteva più aspettare e che anche lei voleva la sua parte di piacere si mise a cavallo di sua sorella, volgendole le terga e avvicinando il pube alla bocca di lei.

In quella ormai classica posizione la portò velocemente all’orgasmo. La violenza con cuoi Lara dimenava il bacino la costrinse ad abbracciarla forte con le due mani strette sulle sue natiche. Riuscì, in questo modo, a seguire le sue evoluzioni continuando a leccarla sino a quando la lingua impazzita di Lara portò anche lei verso la vetta del piacere.

Spossate e ansimanti rimasero l’una sopra l’altra a lungo, rilassarono completamente ogni muscolo in modo da far aderire la maggior porzione possibile di pelle.

Quando iniziò a sentire freddo Sara si stacco sollevandosi, provocando una sommessa protesta sa parte di Lara, quindi sollevate le coperte s’infilò nel letto di sua sorella invitandola al suo fianco.

L’abbraccio, spingendo nuovamente il corpo contro il suo, alla ricerca della sua pelle e si addormentò, riscaldata dal corpo di sua sorella e dal loro amore.

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Aprimi by Rupescissa

Sabato pomeriggio.

Claudia era uscita da circa tre ore regalandomi un’inaspettata, quanto gradita, pace. E’ durante questi rari momenti di quiete che amo dedicarmi alle mie letture più impegnative, quei testi carichi d’antica saggezza che per loro intrinseca natura risultano ostici alla mente disturbata da continue sollecitazioni. Solo quando si cade in uno stato di torpore, del tutto simile a quello generato dal troppo cibo o dalla stanchezza, ma con la mente vigile, si possono comprendere appieno gli insegnamenti celati tra le righe, apparentemente casuali, dei testi ermetici.

Così insegnava Ermete all’inizio del suo più importante libro del Corpus Ermeticum: il Pimandro.

Questo era il volume che tenevo tra le mani domandandomi chi o cosa fosse il personaggio citato dal tre volte maestro nelle sue righe iniziali:



“Un giorno, mentre stavo riflettendo sugli esseri, col pensiero elevato alle cose supreme e coi sensi corporei assopiti – pur non trattandosi di sonno come quello di chi è oppresso da sazietà o da stanchezza, - mi parve che un ente di smisurata mole mi chiamasse per nome e mi dicesse:

- Che cosa desideri udire, vedere, imparare e sapere?

Chiesi io a mia volta:

- E tu. Chi sei tu?

- Io sono Pimandro – rispose – la mente suprema. So già quel che tu vuoi e sono ovunque con te.”



“So già quel che tu vuoi e sono ovunque con te!”

Parole diverse, forse, ma concetto identico. Era in questo modo che m’aveva salutato Claudia mentre varcava l’uscio di casa. Nonostante tutti gli sforzi il pensiero tornava sempre a lei; c’era qualcosa nei suoi occhi: un lampo di luce, un ammiccamento, un’espressione d’intesa, non saprei dire, che aveva rapito la mia fantasia costringendola a creare proprio quando avrei desiderato un maggiore apporto della ragione nella mia attività.

Mi arresi. Conoscevo bene la mia mente e sapevo che non potevo distoglierla facilmente dai pensieri ludici. In queste occasioni mi rendevo conto di quanta strada dovevo ancora percorre, della mole di lavoro ancora da svolgere, per chiarificare la mia anima sublimando gli istinti animali. Spesso mi domandavo se Claudia fosse l’icona della materia impura di cui dovevo disfarmi per salire il primo gradino sulla scala della saggezza o se, peggio, incarnasse l’ostacolo posto dal grande Nemico sulla mia strada. Sta di fatto che mi lasciavo invadere dalla sensualità, permeare dallo spirito femminile, e vincere dal corpo della mia donna senza opporre alcuna resistenza. Con buona pace del Karma.



Lasciai libera la memoria di ricreare, per il mio diletto, le fasi salienti di quel pomeriggio.



- Devo fare un salto in centro più tardi, ho appuntamento con Sonia… vuoi venire con noi?



Mi domandò mentre assaporavo il caffè al termine del nostro veloce pranzo. Fu sufficiente sollevare un sopracciglio per lasciarle intendere che non avevo la minima intenzione d’uscire. Uno stentato “ok” fu la sua risposta. Così ci dedicammo ognuno alle sue faccende sino al momento in cui colsi il suono dell’acqua della doccia. Passando innanzi al bagno notai che Claudia aveva lasciato la porta semi aperta nonostante la stagione non più calda; solitamente si rinchiudeva per bene nella stanza in modo da conservare il calore emanato dalla doccia. Questa, immagino per nulla casuale, distrazione, mi consentì d’osservare il suo corpo in una delle migliori condizioni. L’acqua rendeva lucida la pelle ed unitamente ai capelli bagnati donava alla sua sensualità un aspetto animale tremendamente eccitante. La perfezione della pettinatura era capace d’esaltare i lineamenti del viso o la morbida linea delle spalle, ma spesso l’imperfetto eccitava di più. Così, i suoi capelli bagnati e aderenti al viso accendevano in me le più calde fantasie. Claudia era conscia di questo, come pure lo era dell’effetto che il suo corpo teso e plasticamente curvato, mentre sollevava il getto della doccia per bagnarsi, aveva su di me. Non aveva volto lo sguardo nella mia direzione e nemmeno poteva scorgermi nello specchio del bagno, ma sapeva che ero lì; anni di giochi trasgressivi insieme le avevano insegnato a riconoscere i miei occhi quando li sentiva sulla propria pelle. In questi casi i suoi movimenti, pur mantenendo un’esteriore normalità, divenivano più languidi. La osservavo spargere il sapone sulla pelle con scrupoloso metodo sino a raggiungere ogni anfratto e quindi massaggiarsi a lungo con morbide carezze. Era uno spettacolo forte ed avvincente tanto da farmi dimenticare il resto del mondo, mi stupivo, sempre, dopo tanti anni insieme come potessi trovare ancora attraente il suo corpo. L’abitudine è il primo nemico di una coppia, ma pareva nel nostro caso un pericolo lontano. Non sapevo se attribuire questa fortuna ai giochi erotici trasgressivi o alla grand’attrazione fisica che ci aveva unito sin dall’inizio, sta di fatto che non m’ero ancora abituato a lei.

La lasciai alle sua abluzioni per dedicarmi alle mie faccende, dovevo controllare la posta elettronica per vedere se, finalmente, un caro amico fraterno mi aveva spedito la versione elettronica di un testo introvabile in libreria. Catturato dal monitor dimenticai il tempo sin quando percepii la voce di Claudia alle mie spalle:



- Hai qualcosa per togliere i punti metallici da questa gonna?

La lavanderia attacca sempre in questo modo i cartellini con il numero… li odio!



Mi voltai verso la voce, mentre annaspavo nelle mie tasche alla ricerca del coltellino svizzero dotato d’idonea pinza, e mi trovai innanzi due lunghissime gambe dentro delle magnifiche calze autoreggenti. Deglutii a fatica prima di sollevare lo sguardo e cogliere i dettagli di una camicetta grigio chiaro aperta sul seno e, ancora più su, gli occhi di Claudia imploranti.

Mi feci dare l’indumento e, con molta attenzione, aprii le graffette metalliche per sfilarle senza danni dal tessuto; quindi le passai la gonna. Due labbra caldissime e morbide si appoggiarono sulla fronte mentre un delicato “grazie” mi risuonava nelle orecchie. Ripresi i sensi in tempo per vedere i glutei di Claudia, separati dal sottile filo del tanga, allontanarsi da me.



- Sicuro di non voler venire? – domandò voltandosi.



Il doppio senso della domanda era evidenziato dallo sguardo complice, decisi di rispondere con un altrettanto sibillino:



- Dopo!



Claudia sorrise apertamente, quindi si allontanò.



Considerate le premesse non era impossibile immaginare le difficoltà di concentrazione che mi assillavano quel pomeriggio, avrei dovuto capirlo subito e dedicarmi ad altro, meno impegnativo, compito. Invece ero lì, seduto sulla poltrona della sala, con in mano il libro d’Ermete. Fermo alla prima pagina non provavo il senso di colpa che tipicamente m’assale dinanzi al tempo perduto. Quella era una rilettura del testo con il chiaro intento di meditare sulle parole del tre volte maestro. In fondo, l’analisi delle fonti di “distrazione” era un passo avanti per la mia crescita spirituale. Ammesso di eliminare, in seguito, queste sorgenti d’eccitazione dei sensi.

Mi chiedevo se non potessi utilizzare queste forti sollecitazioni sensuali generate da Claudia ed il conseguente torpore, nato dalla piena soddisfazione del desiderio sessuale, per raggiungere quello stato così ben spiegato nelle prime parole del Pimandro. In effetti, il languore post-coitale non era molto dissimile dalla pace dei sensi auspicata dai maggiori ermetisti.

Cosa c’è di meglio del soddisfare pienamente un desiderio per non essere più schiavi di esso?

Eliminare ogni coinvolgimento fisico, terreno, è il punto di partenza per liberare la mente, lo spirito e l’anima secondo i vecchi saggi; ma il soddisfare, e quindi, tacitare, i sensi conduce allo stesso risultato con maggior soddisfazione. Anche se il piacere è ingannevole nella sua fugace intensità; ti spinge a ritenere il languore il vero ed unico fine degno d’assidua ricerca, invece nasconde, dietro la fisicità della sensazione di benessere, il vuoto mentale dell’anima. Il piacere deve quindi ritenersi esclusivamente il mezzo e non il fine.

Pensieri oziosi che si rincorrevano nella mente nel tentativo di scacciare le immagini persistenti di Claudia; come quella di lei dinanzi allo specchio dell’ingresso mentre sistemava la gonna, poco prima di uscire. Notai come misurava, con occhio critico, la lunghezza dell’indumento prima di sollevarlo un poco in vita per scoprire ancora qualche centimetro delle gambe. Sapevo che l’esame finale sarebbe stato il sedile della macchina: a lei piaceva lasciar intravedere, ma non spudoratamente, la fascia elastica delle calze autoreggenti mentre guidava.

Una particolare che mi ha sempre incuriosito è la diversa lunghezza delle sue calze, alcune le arrivano a mala pena a metà coscia, altre salgono sin quasi all’inguine. La maggior parte, però, è della giusta misura. Lei sceglie maliziosamente le calze in base alla lunghezza della gonna, credo trovi eccitante sentire la fascia elastica al limite del bordo. Un particolare questo che la costringe sempre a movimenti misurati lasciandole, però, la possibilità di scoprire e mostrare quel particolare tremendamente eccitante quando lo ritiene opportuno. È come se uscisse con un arma carica e senza sicura; uno strumento di seduzione che lei sa gestire al meglio e di cui non può farne a meno, anche quando prevede di non aver occasione di utilizzarlo.

Il potenziale di seduzione: questo eccita ma ancor più rassicura Claudia. La sua sicurezza, tanto ostentata in più occasioni, nasce dalla consapevolezza delle proprie potenzialità seduttive. Spesso i nostri giochi trasgressivi avevano come punto di partenza proprio questo. Sfidare Claudia sulle sue capacità di seduzione equivaleva a spingerla verso le più eccitanti trasgressioni, era il metodo sicuro per consentirle di superare ogni blocco psichico.




Come sempre, quando ero preso dai miei pensieri, non mi resi conto del tempo e del suo inesorabile scorrere. Quando percepii, ai limiti della coscienza, il rumore della serratura della porta esterna che scattava era quasi ora di cena. Mi risvegliai dal mio torpore e richiusi il libro rimasto inutilizzato alla prima pagina, domandai mentalmente scusa ad Ermete e cercai la volontà d’alzarmi per andare incontro alla mia donna; mi pareva bello salutarla con il dovuto calore. Sono queste piccole cose che mantengono vivo un rapporto. Claudia, però, aveva in mente un modo senz’altro migliore per consolidare i nostri legami.

La vidi apparire sulla soglia della sala, restò per un lunghissimo attimo in penombra appoggiata allo stipite della porta, poi lentamente si avvicinò a me. Mentre camminava un raggio di sole al tramonto rasente al pavimento iniziò ad illuminarle prima i piedi poi, poco alla volta, le gambe. Era uno spettacolo da togliere il fiato, soprattutto se pensavo a cosa potesse preludere quel suo particolare modo di muoversi.

Quando mi fu dinanzi, con una sola mossa veloce ma aggraziata, sollevò la gonna sino a limite del pube, senza però scoprirlo, quindi si mise a cavallo delle mie ginocchia. Si sedette sulle mie gambe senza appoggiare tutto il peso per inclinare il busto in avanti, verso di me, e cercare un bacio. Le labbra che trovai improvvisamente contro le mie erano deliziosamente morbide e calde, segno inconfondibile della sua voglia. Lasciai che fosse lei a stabilire la lunghezza e le modalità del bacio, intanto, non potendo resistere alla tentazione, appoggiai le mani sulle sue gambe. Amavo in modo particolare la sensazione che le calze donavano alla mia pelle, mi piaceva scorrere sulle sue cosce scivolando dolcemente su quel materiale che le rendeva ancora più eccitanti. Claudia respirava a fatica con la lingua dentro la mia bocca, la sua eccitazione la costringeva ad inspirare una quantità d’aria maggiore del normale; quando allontanò le labbra dalle mie inalò profondamente poi mi sussurrò:



- Aprimi!



Lascia passare un tempo da lei ritenuto eccessivo e che giudicò dovuto ad una mia incomprensione della sua richiesta, allora disse a voce più alta:



- Aprimi, ti prego!



Fissai i suoi occhi dilatati dalla passione mentre facevo avanzare le mani sull’interno delle cosce verso l’inguine. Claudia tratteneva il respiro per cogliere ogni particolare della mia avanzata sin che non raggiunsi il pube. Non mi stupii di trovarla senza biancheria, gli slip poteva esserseli levati poco prima di entrare in sala o in altra occasione. Quando usciva con Sonia ero pronto ad aspettarmi di tutto da lei. Appoggiando le dita sulla vulva rimasi colpito dal gran calore che emanava, allora giocai con le grandi labbra stuzzicandole nell’aprirle ma senza spingermi oltre. Mi divertiva osservare lo sguardo di speranzosa attesa sul viso della mia donna. Separai con cura le labbra per consentire al mio dito di scorrere lungo tutta la superficie della vulva, sfioravo il clitoride per passare immediatamente al punto in cui il corpo di Claudia si apriva pronto ad accogliermi. Era umida, oltre che calda, ed i suoi umori iniziavano a colare lungo il dito sin sul palmo della mano. Non mi capitava spesso di trovarla tanto eccitata all’inizio di un rapporto, solitamente era solo il calore a testimoniare il desiderio, gli umori venivano abbondanti solo quando cominciava a provare piacere.

Claudia rimaneva immobile con la schiena ritta e le mani appoggiate sulle gambe, era concentrata sulle mie azioni con gli occhi socchiusi ed i lineamenti del volto tesi nell’attesa. Con la mano libera tentai di sbottonarle la camicetta, desideravo liberarle la pelle per respirare il suo profumo. Non fu un’operazione facile, con la sinistra non avevo la manualità della destra, ma avevo tempo e mi divertiva tenere Claudia in quello stato d’attesa. Solo quando notai che le labbra, aprendosi, stavano per formare la prima lettera della sua supplica, la soddisfai.

Avvicinai il dito medio al punto focale del suo sesso e la penetrai. Lei emise un lieve sospiro di sollievo, capivo dalla sua dilatazione interna quanto desiderasse sentire qualcosa di solido per colmare il doloroso vuoto che sentiva. Non estrassi il dito per scivolare dentro e fuori di lei, mi limitai ad arcuarlo per tastare le pareti interne, quasi una visita ginecologica ma mirata alla ricerca dei suoi punti più sensibili. La conoscevo bene, sapevo dove spingere, quali punti stuzzicare, per farla godere. Ogni volta, però, scoprivo zone nuove, luoghi precisi dove una pressione o una delicata carezza stimolavano il suo piacere, mentre quelli già noti perdevano, in parte, il loro potere. M’incuriosiva non poco quest’aspetto di Claudia, spesso mi domandavo da cosa potesse dipendere. Non avevo mai conosciuto una donna che, come lei, manifestasse in modo così esplicito la migrazione dei punti erogeni. Ero giunto al punto d’attribuire alla fantasia questa sua singolare peculiarità. Se sfioravo il punto preciso in cui lei immaginava d’essere stimolata in quel dato momento davo corpo materiale al sogno, donandole un piacere che andava ad amplificare l’eccitazione generata dalla mente. In quelle occasioni la vedevo trasformarsi, il suo viso testimoniava il piacere assumendo delle espressioni così eccitanti da riversare su di me buona parte del godimento. Non era facile amare Claudia, ma sapeva ripagarmi d’ogni sforzo.

Lei mi guardò, fissò gli occhi sui miei mentre continuavo ad esplorarle l’interno della vagina. Era tesa, il corpo pronto a scattare mentre si mordicchiava il labbro inferiore; sentivo i muscoli delle cosce, a contatto delle mie gambe, tendersi e rilassarsi ritmicamente. Quando tentai d’unire l’indice al medio nel suo interno capii che era proprio ciò che voleva, riuscii ad infilarle l’altro dito senza alcuno sforzo. Ora poteva sentire meglio la mia presenza, ma capivo che non era ancora sufficiente da come si sforzava d’aprire le gambe; riuscì a divaricarle al massimo spingendo, allo stesso momento, in avanti il pube.

Ripensai alla richiesta di poco prima, la sola parola uscita dalla sua bocca da quando era rientrata: “ aprimi”. Temevo di farle male, ma dovevo tentare di soddisfarla, anche solo psicologicamente, quindi iniziai a spingere al suo interno anche l’anulare. La posizione era molto scomoda per me, l’angolazione che doveva assumere la mia mano era ai limiti della capacità naturali, ma riuscii, estraendola per poi infilarla nuovamente, nel penetrarla con tre dita. All’inizio riunii le mie estremità in modo da darle una forma vagamente cilindrica, poi osservando il volto di Claudia perso nel piacere, le allineai. Sentivo la vagina opporsi con forza, se la misura in larghezza delle mie tre dita allineate era minima quella in altezza era notevole, superiore a qualsiasi oggetto le avessi mai spinto dentro durante i nostri giochi. Tentennai, il dubbio di procurarle dolore ora aveva una reale consistenza, ma lei mi pregò ancora una volta con un sospiro:



- Aprimi!



Questa parola risuonò nella mia mente, in essa c’era tutta la femminilità della mia donna espressa come offerta incondizionata del suo corpo.

Spinsi con più forza vincendo ogni resistenza e mi ritrovai con le tre dita del tutto infilate dentro di lei. Claudia chiuse gli occhi mentre entravo, mi parve di cogliere una breve espressione di dolore, poi sospirò e gemette. Mossi delicatamente la mano estraendola per poi penetrarla nuovamente, poco alla volta il suo corpo andava adattandosi alla nuova presenza, gli abbondanti umori mi aiutarono in quest’impresa. Continuai in quel modo sin che colsi i primi sintomi di un forte piacere, allora cercai il clitoride con il pollice per stimolarlo ogni volta che riuscivo a raggiungerlo. La portai presto al limite dell’orgasmo non certo per merito del puro stimolo fisico, per quando intenso non era sufficientemente profondo, le dita della mia mano non potevano spingere dove lei amava sentire una presenza quando raggiungeva il culmine del piacere. Fu la situazione, il fatto d’essere penetrata da mezza mano, la fantasia soddisfatta, a farla godere.

Volevo darle di più. Intendevo soddisfare la sua richiesta sino in fondo ed “aprirla” come desiderava. Forse lei si riteneva appagata già in quel semplice modo, ma doveva sapere che una volta attivata la mia fantasia non mi sarei fermato.

Estrassi la mano, allontanandola dal pube quindi, nonostante l’espressione delusa di Claudia, la invitai ad alzarsi dalle mie ginocchia sollevandola delicatamente per la vita. M’issai dalla poltrona anche io e la guidai verso il divano, lei tentennò nell’attesa che mi sedessi per farla tornare su di me, magari dopo essermi spogliato, ma la voltai e la feci accomodare. Lei intuì la mia intenzione di prenderla distesa, allora portò il sedere sul bordo ed aprì le gambe dopo aver sollevato la gonna in vita. Era una visione davvero eccitante ed invitante; Claudia sapeva come offrirsi senza apparire volgare. Riusciva ad esprimere una femminilità tanto elegante e prorompente da eclissare l’oscenità di una posizione come quella che aveva assunto.

Osservai prima il volto alla ricerca di un segnale nei suoi occhi, poi lentamente scesi lungo il corpo. Mi piaceva guardarla e lei lo sapeva, quindi attendeva sempre con estrema pazienza che gli occhi terminassero di registrare la sua immagine. Inoltre a lei piaceva farsi guardare, era un giusto equilibrio il nostro. La camicetta aperta lasciava completamente scoperto il reggiseno, feci saltare verso l’alto le coppe in modo da liberare le mammelle, quindi mi chinai a baciarle i capezzoli mentre mi sbottonavo i calzoni. Era una piccola ma tremenda forma di tortura stimolare qui punti fortemente erogeni quando lei desiderava con tutta la sua essenza portare a termine la penetrazione interrotta poco prima, ma non riuscivo a resistere all’atavica attrazione verso quei punti del corpo femminile così importanti nei primi mesi della nostra vita.
Quando riuscii a calarmi i calzoni e gli slip abbandonai il seno per portare le labbra sulla vulva, sentivo il bisogno di percepirne il sapore, di soddisfare anche questo senso dopo la vista, il tatto e l’odorato. La mia lingua sul clitoride e poi sul buchino fece sussultare Claudia, sapevo di giocare con il suo orgasmo, era troppo avanti per reggere uno stimolo di quel genere, ma anche di questo non potevo farne a meno per avere, alla fine del rapporto, la sensazione di aver posseduto sino in fondo la mia donna.

Finalmente, per lei, allontanai il viso dal pube in modo da rizzare la schiena e guidare il membro dentro il suo corpo. La penetrai subito a fondo, era eccitata a tal punto da annullare quasi del tutto la mia percezione ma lei mi sentì. Gemette mentre sollevava il bacino per invitarmi a spingere ancora di più e mi ritrovai con i testicoli che premevano contro di lei. Le afferrai i glutei, e strinsi forte, per tenerla sollevata dal divano e premuta contro di me, mi piaceva sentirla intorno al mio membro, la sua carne che avvolgeva la mia. Lei, però, desiderava il moto. Claudia aveva superato lo stadio in cui amava sentirsi invasa staticamente dalla carne di un uomo ed ora bramava il ritmico ed incessante stimolo interno; appoggiò entrambe le mani sul mio petto e spinse per allontanarmi, un chiaro segno di ciò che voleva. La lascia cadere e portai le mani all’interno delle sue gambe per divaricarle ancora di più, quindi iniziai a muovermi molto lentamente. Parve apprezzare.

Claudia prese a contrarsi intorno al mio membro ogni volta che lo spingevo in lei, stringeva forte e rilasciava solo quando iniziavo a ritirarmi. Queste mosse incrementarono le mie sensazioni, ora percepivo chiaramente i dettagli interni del suo corpo ed il morbido abbraccio della carne mi stava portando in una zona pericolosa; se non mi fossi controllato avrei raggiunto troppo presto l’orgasmo. Fu proprio lei a venirmi inconsapevolmente in aiuto mormorando ancora una volta quell’unica parola: “Aprimi”.



Non era nel suo lessico. Claudia utilizzava diversi termini per indicarmi il desiderio di sesso. Quando voleva un incontro tenero, dolce e pregno di sentimento utilizzava espressioni del tipo: ti voglio, andiamo a letto, ho voglia, dammelo, e se noi…, prendimi, e così via. Nel caso desiderasse un incontro decisamente più animale i vocaboli divenivano leggermente più espliciti e al limite volgari come: scopami, riempimi, e via di seguito. Usava quasi tutte le parole che potessero lasciar intendere la sua voglia di sesso ma mai aveva detto: aprimi. Questa richiesta, ammetto, mi eccitava, ma non capivo da cosa nascesse. Forse rientrava nel gioco, iniziato parecchio tempo prima, della “nuova Claudia”; ma erano settimane che non se ne parlava più. Dopo le parziali delusioni nate dalla forzata recita di un ruolo in cui lei non si sentiva a proprio agio, solo per lo scopo di provare ad essere una donna diversa, era tornata quella di sempre. Anche se avevo notato una forte ispirazione quando interpretava il ruolo della schiava, nonostante ciò fosse contrario alla sua indole. Forse l’abbandonare ogni decisione operativa al suo uomo, durante l’amplesso, le consentiva di concentrarsi unicamente sul proprio piacere, da qui una lenta ma costante trasformazione di Claudia di cui il termine “aprimi” era indice.



Grazie a questi pensieri riuscii a controllare il mio piacere. Ritornato alla realtà mi accorsi d’avere entrambe le mani appoggiate al ventre di Claudia e di stimolare il clitoride alternativamente con il pollice destro e quello sinistro. L’istinto mi aveva guidato durante l’assenza della mente impegnata nell’analisi dei miei pensieri.

L’istinto, però, è più casto della mente; si limita a seguire quelle che sono vie già tracciate in precedenza mentre la mente crea nuove strade costantemente.

Feci scivolare i pollici verso il basso mentre ruotavo le mani verso l’interno in modo da portare i due indici a contatto della vulva. L’iniziale intenzione di leccarmi le estremità in modo da inumidirle, prima di portarle a contatto con la pelle sensibile della vagina, si dimostrò inutile considerata la quantità d’umori emessi da Claudia. Lentamente, con molta dolcezza, divaricai le grandi labbra per osservare il mio membro che si muoveva in lei. Rallentai per gustare sino in fondo quell’immagine, era incredibile come la vulva delle mia donna si apriva e richiudeva intorno al membro, pareva risucchiarlo per poi lasciarlo andare e quindi richiamarlo. La meccanica della penetrazione mi aveva sempre affascinato.

Claudia teneva il mio ritmo, nonostante provasse un intenso piacere non si muoveva in modo da indicarmi la velocità o l’intensità delle spinte com’era solita fare. Quest’osservazione andava ad avvalorare le deduzioni di prima, decisi di aprirla come aveva richiesto con tanta passione: puntai gli indici nel punto in cui il mio membro la penetrava e dolcemente iniziai a spingere. Claudia non comprese subito le mie intenzioni ma appena il dito destro scivolò dentro di lei insieme al membro capì. Fermai il dito dentro di lei e tornai ad estrarre il pene per tentare di spingerle dentro anche l’altra estremità della mano sinistra. Dopo due tentativi riuscii nel mio intento. Ora stavo penetrando la mia donna oltre che con il membro anche con gl’indici di entrambe le mani.

Sollevai lo sguardo verso il suo viso; aveva gli occhi chiusi ed un espressione concentrata, il respiro mi diceva che non mancava molto all’orgasmo nonostante l’assenza dei classici gemiti. Richiamai la sua attenzione soffiando il contenuto dei polmoni in direzione del seno e del viso, l’aria colpendo la pelle sudata rinfrescò la zona risvegliando Claudia dal suo stato di gaudente catalessi. Come i suoi occhi puntarono i mie iniziai a tirare, con estrema cautela, verso l’esterno con le dita infilate dentro di lei, al contempo intensificai le spinte.

Se voleva essere aperta, penso che nulla meglio di questo poteva soddisfarla. Le pupille di Claudia si dilatarono e bloccò il respiro dopo una profonda inspirazione, temetti d’averle fatto male e stavo per mollare la presa quando lei rilasciò tutta l’aria che teneva in un lungo urlo di piacere. Ebbe un orgasmo intenso seppur breve, il corpo era scosso da spasmi tanto violenti da costringermi a ritirare in tutta fretta le mani. Stentavo a rimanere dentro di lei con il membro e ogni tentativo di muovermi per donarle un piacere supplementare comportava il rischio d’uscire dal suo ventre. Mi limitai a spingere con forza sin quando non la vidi crollare esausta.



Claudia era inerme, letteralmente “spalmata” sul divano. Mi chinai su di lei e spinsi, al contempo, il membro a fondo prima di baciarla. Lei accettò il mio bacio rispondendo stancamente ma con passione. Conoscevo i suoi tempi e le lasciai recuperare le forze prima di esigere la mia parte di piacere. Subito dopo un orgasmo il corpo di Claudia è di una morbidezza incredibile ed emana un intenso calore, è piacevole attendere tra le sue braccia. La baciai ancora, cercai la sua lingua per intrecciarla con la mia, poco alla volta la sentivo sempre più partecipe. A mano a mano che le forze tornavano in lei, ed il languore lasciava posto ad un nuovo desiderio, la sua lingua cercava la mia con rinnovata passione. All’improvviso si staccò da me, prese il mio viso tra le mani ed iniziò a muovere il pube invitante. Ero sempre dentro di lei e le sue mosse risvegliarono il mio desiderio d’orgasmo. Seguii il suo tacito invito e tornai a muovermi. Le sue mani mi trattenevano il viso, non potevo rizzare le schiena in modo d’agire come prima, rimanevo adagiato sul corpo di Claudia che si muoveva sotto di me. Vedevo solo gli occhi della mia donna fissi sui miei, in essi vi leggevo un desiderio intenso, ma ora lei voleva il mio piacere, bramava leggere sul mio viso il godimento che poco prima le avevo dato. Claudia si muoveva per me, imprimeva al bacino ed al pube le orbite che sapeva stimolare meglio il mio membro, non potei resisterle a lungo e non c’era più motivo di trattenermi. Mi lasciai andare ai primi sintomi dell’orgasmo esplodendo dentro il suo ventre. Lei non si fermo, continuò a muoversi tentando di seguire i miei impulsi che sentiva dentro.

Lentamente e controvoglia uscii da lei per sedermi al suo fianco sul divano, dopo essermi sommariamente ricomposto. Claudia si sistemò più comodamente senza preoccuparsi di ricoprirsi, tirando giù la gonna dalla vita o chiudendo la camicetta completamente sbottonata, restò a lungo appoggiata con la nuca sulla mia spalla senza parlare. Osservavo quel corpo seminudo studiando i quasi impercettibili movimenti delle gambe o misurando i tempi del suo respiro; l’impressione era di una donna appagata e stremata. Ero tentato di domandarle spiegazioni, di scoprire quale fantasia l’avesse guidata in quest’amplesso e cosa le passasse per la mente quando mi disse: “aprimi”. Il valore che lei dava a questo termine andava oltre al semplice invito al sesso; si era abbandonata all’orgasmo solo quando l’avevo realmente aperta forzando con le mani il suo corpo, quindi intendeva sinceramente sentirsi aprire. Mi sconvolgeva questa constatazione per il significato recondito che poteva nascondere, temevo che Claudia iniziasse a trovare piacevole una sottile forma di dolore mescolata al piacere, non sarei mai riuscito a procurarle consapevolmente del dolore, pur anche blando e fortemente richiesto; poiché questo non rientrava nella mia visione del piacere.

Questa non era l’unica spiegazione; la sua richiesta poteva indicare il desiderio di concedersi totalmente a me, di offrirsi senza alcun limite come nel gioco d’alcune settimane prima quando mi disse di voler essere la mia schiava. Il termine “aprimi” assumeva, allora, un significato del tipo: “ecco, qui c’è il mio corpo. Puoi farne ciò che vuoi”.

Non dovevo dimenticare uno degli aspetti fondamentali del carattere di Claudia: il suo profondo ed incontrollabile egocentrismo. Vista sotto questo punto di vista quella richiesta diventava un ordine perentorio del tipo: “fammi godere e non ti fermare davanti a niente”.

Come sempre un incontro con lei durava più del semplice amplesso, mi lasciava la mente occupata da una moltitudine di pensieri, di dubbi, di fantasie e di sogni.

La frase: “So già quel che tu vuoi e sono ovunque con te!” rende perfettamente l’idea.

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L'annuncio by Rosispergius

“Giovane coppia sposata (23 lei, 34 lui), conoscerebbe singolo fotogenico e dotato…”



Tutto iniziò così!

Il termine “dotato” era stato espressamente richiesto dalla mia giovane moglie, io mi sarei limitato al “fotogenico” come previsto dal nostro iniziale progetto. Lei, però, aveva insistito su quest’ultimo aggettivo, sostenendo che per i nostri scopi, lui doveva essere ben dotato.

L’idea dell’annuncio era nata una notte di luglio, quando a causa del grande caldo, non riuscendo a prendere sonno, speravamo nell’effetto soporifero del televisore. Analizzati i pochi programmi diffusi dalle emittenti avevamo optato per una delle cassette video della nostra collezione. Era stata Federica a sceglierne una dal contenuto erotico più che porno, anche se non mancavano le scene esplicite; forse sperando di trovare in essa la forza di vincere il senso d’oppressione dell’afa per affrontare un amplesso.



- Quella sta recitando proprio male, si vede che finge di godere. – Federica amava commentare le scene di sesso a cui assisteva.

- Come fai a dirlo?

Guarda che espressione goduta che ha!

- Da come si muove!

Si limita a impalarsi su quel “cazzone” stando bene attenta a scivolare diritta su di lui. Scommetto che non è neppure eccitata a fondo.

- Beh! Non dev’essere facile scopare davanti a cineprese, tecnici ed un regista che ti dice cosa fare, come muoverti, quando ansimare…

Difficile eccitarsi veramente, penso che se anche annulli tutto ciò che ti sta intorno la voce di uno che comanda il tuo amplesso ti deconcentra.

- Forse! – disse lei.

- Ti vedo dubbiosa… pensi che sapresti fare di meglio? – era una sfida e lo sapevo.

- Sì! – rispose lei dopo averci pensato a lungo, senza dubbio aveva valutato il senso recondito della mia domanda.



Il nostro rapporto non si era mai formalizzato di fronte ai desideri di libertà di uno o dell’altra, ma non era mai sfociato in una chiara ed aperta dichiarazione d’infedeltà. Sapevo che lei aveva trovato facile sfogo ai suoi desideri erotici prima del nostro matrimonio, quando già eravamo insieme, in più occasioni s’era concessa un’avventura di una notte o, in rari casi, di una breve vacanza. Non lo aveva mai ammesso apertamente, ma neppure lo aveva nascosto con cura. Fu in quelle occasioni che mi scoprii a trovare eccitante l’idea di Federica a letto con un altro uomo. Di questo ne avevamo parlato senza scendere mai nei dettagli, ci eravamo confidati da tempo i rispettivi sogni erotici e molti li avevamo realizzati, ma il rendermi partecipe alle sue avventure era sempre, casualmente, caduto fuori dal discorso.



- Che ne dici di metterti alla prova? – le domandai all’improvviso



Lei mi guardò a lungo con gli occhi fissi sui miei, poi evidentemente decise che non stavo scherzando ed annuì.

Quella stessa notte compilammo l’annuncio e lo inviammo a diversi siti web.

Non speravamo in una risposta tanto celere, tutto sommato non avevamo inserito alcuna fotografia per attirare l’attenzione. Ricevemmo tante mail più o meno intriganti, molte troppo volgari o stupide per essere prese in considerazione. Dopo una cernita accurata rimanemmo con due candidati: un ragazzo residente nella nostra città ed un altro che ci proponeva di trascorrere qualche giorno nella sua casa in Sardegna nel periodo di Agosto. Oltre al resto quest’ultimo era l’unico ad aver inviato una serie di foto che non ritraevano solamente il suo attributo. Federica rimase a lungo fissa davanti al monitor a guardare quelle immagini, poi si voltò e mi disse:



- Ok! Sarà lui l’attore.



La decisione e la sfrontatezza, unite ad un preoccupante tono di voce freddo, provocarono in me un brivido d’eccitazione. Era la prima volta che Federica dichiarava la sua innata propensione all’infedeltà.

Prendemmo i primi contatti via e-mail, poi passammo a quelli telefonici. Durante quel periodo Federica appariva del tutto normale, nulla lasciava presagire la forte eccitazione che permeava di continuo il suo corpo, solo i nostri amplessi erano divenuti più intensi. Il giorno prima di partire per la Sardegna lei mi domandò all’improvviso durante la cena:



- Sei sicuro di accettarlo?

- Cosa?

- Lo sai!

- Credo di sì, in fondo non sarebbe la prima volta!



Federica non badò alla mia battuta sulla sua infedeltà, in fondo non l’aveva mai nascosta.



- Ma non mi hai mai vista scopare con un altro!

- L’idea mi eccita. – confermai

- L’idea.. sì, ma la realtà come sarà?

- Non lo posso sapere ora, semmai, se non resisto prenderò parte al gioco!



Il viso di Federica s’illuminò, poi disse maliziosa:



- No! Dovrai solo scattare fotografie.

- Ma! –tentai una protesta

- Questa volta abbiamo stabilito in questi termini il gioco. Io devo dimostrarti di sapermi muovere meglio di quelle attrici.

Non me la sento di “farmi” due uomini.

- Sarebbe la prima volta? – incalzai



Federica non rispose a questa domanda, si alzò dal tavolo ritirando i piatti della cena lasciandomi nel dubbio. La osservai mentre si dedicava alle faccende domestiche, bellissima nel corto abito estivo che metteva in risalto il suo giovane corpo, le lunghe gambe ed il sedere perfetto. Se solo avesse avuto un seno più sviluppato avrebbe rasentato la perfezione totale.



L’amico ci attendeva al porto, aveva promesso di farci da guida sino alla villa che affittava da anni ogni estate. Subito confermò le impressioni nate dai primi contatti e dalle lunghe telefonate, Federica lo osservava sfrontatamente, così come si valuta un articolo prima di acquistarlo. Quest’aspetto della mia donna mi sorprese, non l’avevo mai vista così sicura di se dinanzi ad un uomo. Decidemmo che lei sarebbe salita in auto con lui, visto il programma era meglio che iniziassero a conoscersi subito. Io li seguivo lungo le tortuose strade costiere dell’isola domandandomi perché lei avesse escluso a priori la possibilità di un gioco a tre. Sapevo che questo rientrava nelle sue fantasie e speravo di realizzarlo proprio in quest’occasione.

La villa era proprio come l’aveva descritta, ampia, discretamente isolata a picco sul mare e dotata di una comoda piscina. Andrea, questo è il suo nome, confessò di averla scovata per caso e da allora rinnovava il contratto di affitto estivo ad ogni fine stagione nel timore di perderla. Anche se non temeva di non riuscire a sfruttarla a fondo non voleva rischiare di perdere quel piccolo angolo di paradiso così vicino a casa. Non potemmo dargli torto.

Mentre Federica era sotto la doccia prima di cena Andrea mi raggiunse in piscina per sincerarsi sulle nostre intenzioni, lui era disposto anche ad accettare una semplice amicizia senza alcun risvolto erotico, sapeva che l’incontro reale poteva smontare anche le più buone intenzioni. Lo rassicurai e gli parlai dei miei dubbi sul fatto che Federica avesse escluso il gioco a tre. Lui mi consigliò di non forzarla, di attendere che si sbloccasse di fronte a me. Sicuramente lei era ancora dubbiosa sulle mie reazioni, non riusciva a comprendere cosa potessi provare nel vederla in azione.

Fummo interrotti dall’arrivo della protagonista dei nostri discorsi, era splendida nonostante indossasse un semplice miniabito da spiaggia in cotone, bianco ed aderente. Si intuiva facilmente l’assenza del reggiseno, i capezzoli marcavano impudichi il tessuto; mi scoprii ad osservarle il sedere nel tentativo di capire se almeno un perizoma coprisse la sua femminilità, ma non riuscii nel mio intento. Osservai allora Andrea, anche lui era impegnato nelle mie elucubrazioni.

Cenammo a base di pesce cucinato semplicemente, un pasto leggero e preparato in casa innaffiato da ottimo vino. Durante la cena raccontammo ancora una volta l’inizio della storia che ci aveva condotti lì ed io rimarcai l’accenno al “ben dotato” voluto dalla mia donna. Fu a quel punto che Andra sorrise enigmatico, un espressione che non sfuggi a Federica.

Ci spostammo sulla veranda per respirare un po’ d’aria fresca mentre Federica iniziava a dimostrare un interesse particolare per Andrea. Si sedette vicino a lui sul divanetto lasciandomi in disparte, alternava i sorrisini e le maliziose occhiate rivolte a lui con quelle interrogative nei miei confronti, non era ancora sicura di potersi spingere sino in fondo. Indecisa prese la mano di Andrea e se la appoggiò sulle gambe nude, attese che lui iniziasse ad accarezzarla poi mi guardò. Non dissi nulla, finsi di rimanere impassibile, in realtà ero già eccitato. Federica, rassicurata dal mio sguardo, dischiuse leggermente le gambe, aprendole alla mano di Andrea che accolse l’invito scivolando sino al limite imposto dall’abito. La mia donna chiuse per un attimo gli occhi assumendo un espressione concentrata, quindi si aprì ancora come per invitarlo ad avanzare. Lui comprese e spinse la mano sino al pube.

Avvenne tutto molto in fretta, ma proverò a descriverlo.

Federica sospirò di piacere e spinse in avanti il bacino mentre apriva del tutto le gambe.

Andrea superato l’attimo di sorpresa generato dal contatto sulla pelle morbida del pube depilato della mia donna s’insinuò, evidentemente, tra le labbra della vagina e, forse, la penetrò con un dito.

Federica gemette e reclinò il capo, quindi lo sollevò per guardare nella mia direzione. Il suo sguardo ora era meno deciso, una velata supplica s’intendeva nei suoi occhi. Lei vide la mia eccitazione che oramai traspariva evidente e non ebbe bisogno di ulteriori conferme. Mentre la mano di Andrea ruotava tra le sue gambe riuscì a dirmi con voce flebile ed interrotta dagli ansimi:



- Prendi la macchina fotografica!



Mi alzai a fatica, non volevo perdere neppure un istante di quello spettacolo, mentre mi dirigevo verso la nostra camera notai che Andrea stava esplorando l’interno della vagina di Federica con due dita completamente infilate in lei, incurante dei suoi sospiri.

Recuperai l’apparecchio fotografico e mi diressi verso la terrazza presupponendo che il loro amplesso sarebbe avvenuto lì, invece li incontrai in salotto.



- Vieni! – mi disse lei mentre raccoglieva i lunghi capelli corvini dietro la nuca legandoli con un elastico.



Compresi solo in seguito il significato di quella mossa. I capelli sciolti potevano caderle sul viso durante l’amplesso o un rapporto orale impedendomi, quindi, di poter osservare e riprendere la sua espressione o le labbra appoggiate sul membro di Andrea. Questo dimostrava con quanta razionalità stava per affrontare la serata, una lucidità che poteva solo confermare la sua attitudine al sesso.




Raggiunto il divano Andrea si levò la maglia mentre Federica di inginocchiava al suo fianco, attese le mani del ragazzo sulle gambe quindi iniziò a sfilare il miniabito. Le mani di Andrea seguirono il tessuto sino al seno e qui si fermarono per afferrare la morbida carne prima di baciarla. Federica lo lasciò fare ma capivo che era impaziente da come si muoveva cercando di sottrarsi a quell’abbraccio. Finalmente lui si staccò per levarsi i calzoni aiutato da lei.

Mia moglie si trovò dinanzi ad una stupenda erezione, Andrea era dotato come lei aveva richiesto, non perse tempo e si tuffò letteralmente con la bocca aperta su quel membro.

Avevo già scattato alcune immagini, poi mi sorpresi ad osservare trattenendo il respiro la lingua di Federica che giocava con il glande del ragazzo, la faceva scorrere leggera sulla pelle sensibile alternandola con fugaci appoggi delle labbra. Voleva farlo impazzire dal desiderio. Improvvisamente puntò i suo grandi occhi azzurri su di me ed ingoiò il membro mentre mi fissava con uno sguardo di sfida. Era come se pensasse: “non credevi che avessi il coraggio di farlo!”. Invece non solo ne ero sicuro ma segretamente lo speravo.

Continuò a scorrere l’asta con le labbra succhiando con forza sin quando lui l’allontanò con forza, allora Federica si sedette al suo fianco ed attese la sua dose di attenzioni. Andrea, visibilmente eccitato, si inginocchiò tra le sue gambe poi chinò il viso sulla vulva che lei gli offriva e prese a leccarla senza trascurare d’infilarle un dito dentro ogni tanto. Ora Federica era entrata completamente nella parte, se recitava lo faceva benissimo. Il suo viso era testimone di un piacere intenso, il corpo sussultava sotto gli stimoli intensi di Andrea, sentivo il suo respiro farsi sempre più irregolare e veloce. Stava realmente godendo ma era solo l’inizio.

Quando anche lei si ritenne soddisfatta dai preliminari allontanò il suo amante e si alzò in piedi invitandolo ad imitarla, quando se lo trovò dinanzi lo abbracciò aderendo completamente a lui, pelle contro pelle. Lo guardò negli occhi sollevando il viso, lui la sovrastava di parecchio, gli disse qualcosa che non compresi, forse un invito a farla godere o una conferma di quanto lo desiderasse, quindi lo fece sedere sul divano prima di salire sopra di lui. Pose i piedi ai suoi fianchi e calò lentamente sul membro facendosi penetrare con il suo aiuto. Ora non mi rimaneva che riprendere quella carne che entrava nel corpo di Federica. Lei prese a saltare su di lui, senza preoccuparsi delle dimensioni, saliva e scendeva con una violenza che poteva apparire dolorosa se non fosse stato per i lunghi mugolii di piacere che sentivo giungere dalle sue labbra. Era una cavalcata che adottava raramente, di solito preferiva le lunghe e lente penetrazioni per non perdere nemmeno il più piccolo stimolo. Mi domandai se quello era il suo modo di accoppiarsi nelle avventure che si concedeva. In quei casi, forse, cercava un sesso animale, violento quanto intenso.

Qualcosa doveva esserci tra di noi se nell’attimo che pensai che doveva cambiare posizione se voleva farsi fotografare nel pieno della sua bellezza lei si alzò per volgere le spalle al ragazzo. Questa volta, mentre si preparava a scendere su di lui, mi guardò come per sincerarsi della mia presenza, poi tornò immediatamente a concentrarsi sul suo uomo del momento e scese facendolo entrare in sé. Si sistemò come prima, con i piedi appoggiati sul divano ma scese lentamente, aprendo il suo corpo al pene di Andrea, che le esigenze fotografiche avevano voluto nudo e non protetto dal profilattico: un'altra idea di Federica. Compresi allora quanto amasse sentire la carne dentro di se ed ero sicuro che avesse offerto parecchie volte il proprio ventre al seme di un uomo.

Il viso della mia donna era una maschera di piacere mentre si muoveva, se recitava ancora lo faceva benissimo ma gli umori che stendeva sul membro che la penetrava testimoniavano il suo reale coinvolgimento. Mi stava dimostrando che era possibile godere mentre si scopava davanti ad una macchina fotografica. Era impressionante ed eccitante vedere il corpo di mia moglie violato da un altro uomo, osservare e fotografare il suo membro che entrava in lei per indugiare a lungo prima di uscire. La lingua che Federica si passava sulle labbra mi attirava, ero tentato di posizionare il mio pene oramai durissimo e per nulla timoroso del confronto con quello di Andrea, su quella bocca, ma lei era stata categorica su questo. Mi ritrovai ad immaginarla presa da me e l’amico analmente e vaginalmente, senza dubbio le avrebbe saputo godere di quella situazione ma, forse, non era ancora pronta.

Scattavo fotografie automaticamente, senza rendermi conto che Federica, mi stava offrendo le più diverse visioni del suo corpo violato e gaudente sin che non mi accorsi che si era stesa in una posizione del tutto nuova. Semplicemente fantastica.

Fu così che raggiunse l’orgasmo. Un godimento non troppo intenso ma sicuramente appagante.

Sazia si dedicò ad Andrea. Seduta sul divano, con la vagina ancora arrossata e umida dal recente orgasmo succhio la sua personale fonte di piacere sino ad ingoiarne tutto il seme.

Solo allora parve ricordarsi di me e mi fissò con la bocca aperta per consentirmi di riprendere il poco sperma che ancora aveva sulla lingua.

Appagata si ritirò in bagno dopo aver attraversato la stanza camminando tra di noi molto lentamente in silenzio, voleva farsi guardare e noi l’accontentammo. Quando sentimmo l’acqua scorrere Andrea si era già rivestito, si sedette vicino a me e mi disse:



- Vedrai che realizzerai il tuo progetto di scoparla insieme ad un altro uomo, non ho mai visto nessuna donna darsi con così tanta naturalezza di fronte agli occhi di suo marito. Lei ha quelle doti di esibizionismo e perversione innate. Si capiva benissimo che non lo stava facendo solo per scommessa o per provare qualcosa di nuovo… le piaceva veramente e sono sicuro che non avrebbe scopato così se non c’eri anche tu presente.



Non dissi nulla, sentivo ancora prepotente l’eccitazione che non avevo potuto sfogare. Salutai velocemente il nostro complice e mi diressi in camera dove per distrarre la mente mi dedicai alla macchina fotografica. Stavo riponendo nella sua custodia protettiva la scheda di memoria su cui erano memorizzate tutte le immagini di quella serata quando entrò Federica. Non fece il minimo accenno a quanto era accaduto, si levò il miniabito con il quale s’era rivestita e si lasciò cadere sul letto nuda e parve sopirsi all’istante.

Solo quando mi stesi al suo fianco diede segni di vita.



- Come sono venute le foto?

- Non le ho ancora viste.

- E come ho recitato la mia parte?

Sono stata brava?

- Tu non stavi recitando! – affermai.



Invece di rispondere Federica allungò una mano sui miei genitali trovando il mio membro ancora gonfio dall’eccitazione, lo strinse tra le mani poi domandò:



- Ti è piaciuto lo spettacolo?



Non attese la mia risposta, scivolò verso il mio bacino ed appoggiò la testa sul mio corpo, quindi iniziò a leccarmi il membro molto lentamente.



- Avanti, ripensa a quello che mi hai visto fare e lasciati andare. – mi disse



Riprese a leccarmelo dolcemente, senza mai ingoiarlo.



- Pensa a come mi muovevo su di lui, a come mi entrava dentro, a quanto godevo! – mi incitò



Le sue parole unite allo stimolo delicato mi stavano facendo impazzire, finalmente Federica sollevò il viso e calò sul mio membro ingoiandolo. Venni quasi subito inondandole la gola ma lei non mi lasciò, continuò a leccarlo e succhiarlo sin quando non lo sentì rilassarsi.

Solo allora si allontanò per tornare a stendersi sul cuscino.

Nel languore compresi che le sue parole erano un test al quale mi sottoponeva, voleva capire cosa realmente avessi provato quella sera. La mia erezione ed il mio quasi immediato orgasmo erano testimoni di una fortissima eccitazione. Non avrei potuto nasconderle il mio disappunto se lo avessi provato.



*******



Il mattino ci svegliammo tardi, Federica annunciò che intendeva prendere un po’ di sole in piscina e senza preoccuparsi della colazione si diresse, nuda come aveva dormito, verso l’esterno. Dopo circa un ora la raggiungemmo io ed Andrea. Lei era sdraiata su di un materassino posto a bordo d’acqua, nuda e bellissima, con la pelle lucida dal leggero strato di sudore. Quando s’accorse della nostra presenza notai il suo sguardo farsi intenso, come quello della sera precedente.



- Vai a prendere la macchina fotografica!- mi pregò.



Sia io che Andrea capimmo all’istante le sue intenzioni.

Sul momento pensai che non era nei patti un secondo incontro, poi tornai con la mente alla serata e mi scoprii nuovamente eccitato.

Federica era realmente insaziabile, ora che aveva capito di poter mostrare liberamente la “porca” che c’era in lei intendeva approfittarne.

Quando tornai in piscina lei aveva già il membro di Andrea tra le labbra. Come la sera precedente lo leccava a lungo, ma questa volta non lesinava i profondi affondi nella sua gola. Era troppo impegnata per avvertire la mia presenza e continuò la sua opera senza sosta. Solo ad un certo punto si accorse di me e mi fissò mentre risaliva con le guance incavate a testimonianza della forza con la quale succhiava.

Questa volta intendevo mettere alla prova le sue qualità, tanto decantate, di potenziale attrice e decisi di dirigere il suo amplesso, come se fossi il regista del suo film personale.

Le ordinai di farsi penetrare come la sera prima, volgendo le spalle al suo amante, in modo da poter riprendere il membro che entrava nel suo corpo. Mia moglie capì all’istante il nuovo gioco ed eseguì.

Allontanò le labbra dal pene di Andrea, quindi si sollevò in piedi e si sistemò sopra di lui che nel frattempo si era sdraiato.



- Brava! – le dissi – Ora scendi e lascialo entrare dentro di te.



La mia donna mise i piedi all’altezza dei fianchi del ragazzo quindi appoggiò le mani sul suo petto e scese sul membro che lui le stava guidando dentro. La sua espressione era più concentrata che goduta ma eseguì tutto alla perfezione.



- Dai, muoviti e fammi vedere quanto ti entra dentro. Sali sin quasi a farlo uscire poi lasciati cadere giù.



Federica eseguì ed io potei scattare dei magnifici primi piani della sua vulva aperta intorno al membro del ragazzo.



- Reclina la schiena all’indietro e spingi in fuori il seno.. così.. brava.



Incredibile, stavo dirigendo la scopata di mia moglie con un altro uomo ed ero eccitatissimo.



- Ecco, ferma così. Apri di più le gambe… fai vedere quanto lo vuoi dentro.

Ora scendi e fallo entrare tutto in te… godi!



La mia donna si lasciò cadere sul membro di Andrea e si fece riempire dalla sua carne prima di emettere un lungo gemito di piacere.

La lasciai muoversi come il suo istinto le diceva prima di farle cambiare posizione.



- Ora fatti prendere da dietro, offri le natiche al tuo amante!

- Il culo no!

- Ok!



Federica si sollevò a malincuore, poi si mise in ginocchio ed attese a gambe larghe che il ragazzo si posizionasse dietro di lei. Come percepì il suo membro puntare sulle labbra della vagina sollevò il sedere per invitarlo. Lui spinse dolcemente e le fu subito dentro.



- Brava, lasciati sbattere in questa posizione, ma ricordati che devi dimostrare di godere.

- Ma sto godendo!- riuscì a dire con la voce rotta dall’emozione.



Mia moglie si appoggiò al bordo della piscina ed accettò passivamente i colpi sempre più intensi di Andrea il quale era chiaramente eccitato dall’evoluzione del nostro gioco.



- Ti piace? – le domandai.

- Sì!

- Avanti faglielo capire!



Federica prese a muoversi in controtempo con lui, gli andava incontro quando spingeva amplificando la forza dei colpi che riceveva.



- Ieri sera lo hai scopato tu, ora ti lasci scopare da lui… e ti piace!



Lei gemette a conferma delle mie parole mentre assorbiva le spinte del ragazzo, quindi, con un movimento naturale si voltò adagiandosi su di un fianco, senza mai lasciar uscire il membro dal ventre e si lasciò prendere in quella posizione. Ora avevo tutto il suo corpo dinanzi a me, vedevo il membro di Andrea entrare ed uscire da lei con una regolarità esasperante sottolineata dalle violente contrazioni del bacino di Federica. Ora stava realmente godendo, quella posizione era tra le sue preferite.

Fu lei a dire:



- Ora basta, fammi venire!



Mentre si stendeva sul materassino. Federica aprì le gambe ed attese che lui entrasse ancora una volta in lei. Si rilassò senza più cercare di seguirlo, ora accettava ogni sua spinta, ogni penetrazione. Si dava completamente con gli occhi chiusi nell’attesa dell’attimo culminante. Sollevava il pube quando lo sentiva entrare e lo abbassava quando usciva da lei.



- Fatti riempire così! – le ordinai.



Riuscii solo a comprendere parte delle sua parole ma mi parve d’udire:



- Sono già piena di lui!



In quel momento urlò a pieni polmoni il suo piacere. Questa volta l’orgasmo fu veramente intenso e lungo. Federica ruotava il viso da un lato all’altro mentre il suo giovane corpo era scosso dai brividi di piacere.

Quando riprese il controllo di se mi disse:



- Adesso lo svuoto!



Si mise seduta e prese il membro di Andrea che nel frattempo si era alzato, lo menò velocemente tenendo la bocca dischiusa a pochi centimetri da lui. Prese parte del suo seme con la lingua e parte lo lasciò colare sul seno prestando particolare attenzione nell’assumere una posizione fotogenica. Notai la scarsità del seme eiaculato dal ragazzo ma attribuii il fatto all’orgasmo della sera precedente.



Fu Andrea a ritirarsi nel bagno questa volta visibilmente provato dall’amplesso. Federica lo guardò allontanarsi poi s’avvicinò a me e mi disse mentre apriva le gambe:



- Era già venuto dentro di me quando mi hai chiesto di farmi riempire da lui. È venuto mentre mi prendeva da dietro, l’ho sentito pulsare dentro nel mio ventre e riempirmi con il suo seme. – a testimonianza delle sue parole m’indicò il rivolo biancastro che colava lento dalle labbra ancora aperte della vagina – Allora mi son stesa sul fianco sperando di riuscire a mantenerlo eccitato… e ci son riuscita!



Federica era raggiante, appagata e disinibita mentre mi mostrava con orgoglio il seme di un altro uomo uscire dalla sua intimità.

Soddisfatta si voltò per tuffarsi in piscina.
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Tre è il numero perfetto by Diabo

Tutti mi hanno sempre detto di essere cresciuto troppo in fretta, di aver sempre bruciato le tappe in modo prematuro…Che non ho mai vissuto in modo coerente la mia età. In realtà non sono mai riuscito a condividere qualcosa di anche lontanamente importante con nessun coetaneo, maschio o femmina che fosse.

Così ho sempre sentito il bisogno di socializzare con persone più grandi di me, oggi posso dire, per fortuna.

Mi ritrovo adesso a 19 anni con una Donna stupenda di 23 con la quale sto da 2 anni, e per la quale sono stato sempre un maestro sessualmente parlando…Eh sì, stupiti? Eppure sono riuscito a trasformare una figa mozzafiato ( 90/63/90 x 170 cm) in una maiala scatenata che vi giuro, ad oggi mi fa cose per cui all’inizio ero anch’io titubante. Mi fa letteralmente impazzire.

Ebbene, un pomeriggio, durante una delle nostre solite chiacchierate in auto fermi in un posteggio, lei mi disse che qualche anno addietro, prima di conoscere me, si era bagnata da morire vedendo una figona in un video musicale (Shaina Twain,e datele torto!), immaginando di essere uomo per scoparsela davanti e dietro. Non potete immaginare, o forse sì, cosa quella confessione mi abbia provocato… Ho sentito il mio cazzo sotto i pantaloni premere, pulsare, scalpitare come un toro che cerca di uscire dai cancelli della Corrida.


Ho sempre sognato vedere la mia donna fare sesso con un’altra…Ho sempre sognato vedere 2 corpi femminili intrecciarsi godendo di piaceri proibiti. Ho sempre sognato vedere la lingua della mia lei assaporare, indugiare, leccare avidamente la passera bagnata e gonfia di un’altra dolce fanciulla… così, dopo avermi preso il cazzo prima in bocca e poi dentro la figa, avendolo visto così in tiro, non ho più resistito e gliel’ ho proposto.

Non mi perdo in chiacchere, state tranquilli, mi sono già dilungato troppo…

Dopo una settimana siamo già in una camera d’albergo.

Io, lei ed una sua amica d’infanzia che, devo ammetterlo, non è niente male, una bella porca anche lei, seppur meno della mia. Non avrei mai immaginato cosa avessero in serbo per me quelle 2 puttane… La mia ragazza, rivolgendosi a me mi disse: “hai ottenuto quello che volevi eh bastardo? Ora però, comandiamo noi il gioco!” Io, eccitatissimo dissi: “Ok troie, fatemi vedere di cosa siete capaci!” Vidi estrarre dalla borsetta dell’amica un paio di manette con le quali fui attaccato con un braccio al termosifone…Cazzo pensai, queste vogliono farmi impazzire sul serio stanotte!!

Quando furono certe della mia inabilità iniziò per me uno spettacolo atroce…Le due cominciarono a toccarsi, strusciarsi, baciarsi languidamente quasi ignare della mia presenza, solo ogni tanto la mia troia si girava verso di me facendomi un sorrisino che, cazzo, l’avrei fatta piangere di dolore per quanto fosse puttana… Nel giro di pochi minuti vidi davanti a me due stupendi corpi femminili completamente nudi intrecciarsi godendo l’una del piacere provocato dall’altra…Vedere le loro lingue indugiare in ogni parte di quei corpi vibranti di piacere fu per me come vivere un’atroce tortura.

La mia eccitazione aveva raggiunto un livello così degenerante che stavo quasi per svenire quando vidi le due alzarsi ed avvicinarsi verso di me… “non preoccuparti uomo, non ci siamo dimenticate di te” senza accorgermene le loro bocche avide stavano battendosi per chi ingoiare il mio cazzo durissimo e pronto ad esplodere, vedevo e sentivo le loro lingue intrecciarsi sul mio glande e a turno ingoiarlo per tutta la sua lunghezza..Dopo qualche minuto di questo gioco la mia lei mi disse: “Adesso ci servi libero”, e mi ritrovai finalmente libero da quell’impedimento che tanto mi aveva fatto “soffrire”.

Ho preso la mia ragazza a pecora mentre lei si dilettava a leccare la passera di lei…

L’orgasmo è arrivato potente e copioso, tanto da cospargere entrambe le puttane… E’ stato uno spettacolo vedere le due mentre si passavano in bocca con le dita lo sperma che avevano sul corpo.

Subito dopo, stremato dal mio piacere, mi dedicai alla dolce figa dell’amica. I suoi umori prelibati colavano senza indugio, mentre la mia donna teneva rianimava con la bocca il mio cazzo che subito riprese la sua attività, così senza nemmeno lasciarmi il tempo refrattario per riprendermi, quella cagna di Sabrina, così si chiamava l’amichetta, puntò il mio uccello all’entrata della sua vagina cavalcandomi come solo una troia esperiente sa fare, (avrà avuto anche lei un maestro??) ;-) Non lo so, so soltanto che mi fece godere come un matto portandosi il mio uccello più in fondo che poteva..Ad ogni colpo emetteva un grido di varia intensità e di tanto in tanto sentivo caldi fiotti di umori inondarmi la verga…Nel frattempo la mia donna si era posizionata con la sua topa sul mio viso aspettando di essere assaggiata. Così è stato, ho iniziato ad esplorare tutta la sua calda rosa senza sprecare nemmeno una goccia di umori dolcissimi, per poi passare a leccarle il clitoride..La faccio morire quando la lecco lì, ad ogni leccata la sento mugugnare di piacere…”Ti piace vero?” Dimmi che stai godendo come una porca!!” “Dimmelo!!” e lei prontamente “Sì amore, sì!!!” “Mi fai godere mi fai godere come una porca!!!” “Sei il migliore bastardo, lecca!! Lecca!!!”

Sento che sto per venire, ho due splendide donne sopra di me, sfilo il cazzo dalla figa di Sabrina che prontamente, intuito il motivo, lo prende in bocca prendendo dentro la mia esplosione di piacere…L’ ho vista inghiottirne un pè e l’altro farlo colare dalla sua bocca un po’ sulla mia e un po’ su quella della mia donna che ne richiedeva la sua parte.

Fatto questo ho ripreso quello che avevo momentaneamente sospeso, leccando la sua fregna fradicia di piacere fino a farla scoppiare in un orgasmo di almeno 20 secondi..mentre Sabrina leccava golosamente i suoi capezzoli turgidi..



Stremati e soddisfatti ci siamo addormentati tutti e tre sul letto fino a mattina…

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Quella notte nel parcheggio by Hellas

Da un po’ di tempo ho iniziato la lettura di racconti erotici. Mi piace e mi eccita immaginarmi nelle situazioni raccontate dagli autori. Per questo motivo mi è presa la voglia di far eccitare qualcun altro, ed eccitare me stesso con un mio scritto.

Sono voyeur ed esibizionista di natura e la possibilità di combinare queste due caratteristiche in un'unica avventura mi perseguita da qualche tempo.

Finché una sera l’occasione si è presentata. Avevo passato la serata con degli amici e al momento in cui ci lasciammo i fumi dell’alcool avevano un po’ inebriato la mia mente. Preso dall’euforia decisi di girovagare per i parcheggi della mia città che avevano fama di ospitare coppie di esibizionisti. Altre volte ci ero passato ma mai mi era capitato di incontrare qualcuno. Quella sera però, mentre mi avvicino al parcheggio, vedo che c’è un auto che staziona. La luce dell’abitacolo è spenta però distinguo la sagoma di due persone. Con fare circospetto passo vicino all’auto un paio di volte e vedo che si tratta di una coppia che ad occhio e croce sembra essere sulla quarantina. Durante il mio passaggio vedo che mi seguono con lo sguardo e un fremito scuote il mio cazzo che sembra aver già capito cosa può succedere. Parcheggio a 4-5 metri da loro, mi accendo una sigaretta e nel frattempo inizio a toccarmi l’uccello ancora prigioniero nei jeans. La situazione sembra irreale e credo che tra un attimo la coppia, disturbata nella sua intimità, se ne andrà. Al contrario, dopo un po’ lui accende la luce nell’abitacolo Ciò che mi si presenta è una donna sui 40 anni, capelli lunghi e sguardo molto seducente che guarda verso di me e il suo lui, dall’altro sedile, che le accarezza il seno ancora contenuto nella camicia. Mi sembra un sogno e mi abbandono all’istinto. Apro la cerniera dei jeans ed estraggo un cazzo eccitato all’inverosimile. Subito dopo accendo la luce dell’abitacolo per rispondere al loro invito ed inizio a masturbarmi lentamente. I movimenti del mio braccio lasciano intendere chiaramente ciò che sto facendo e la cosa provoca un certo effetto ai due che iniziano a baciarsi con gli occhi di lei sempre puntati verso di me. Ora lui le slaccia la camicia e ne esce un seno prorompente contenuto in un reggiseno nero di pizzo alquanto stretto. Glielo accarezza avidamente. I nostri finestrini sono completamente aperti e sento lei che inizia a gemere. Sempre con la camicia aperta lui le slaccia il reggiseno e le sue tette escono in tutta la sua possenza. A quella vista non resisto più e il mio movimento si fa più veloce. Decido di azzardare ed apro la porta della macchina e mi mostro ai due. Guardando lei lentamente me lo accarezzo. Lei mima il movimento di una sega. Per ricambiare mi abbasso completamente i pantaloni e mi siedo con le gambe fuori e il cazzo in mano. La cosa ha effetto. Lei apre la porta. Si inginocchia sul sedile, spalle a me, e mi mostra il suo culo coperto da un perizoma nero ed inizia a spompinare lui sull’altro sedile. Sto impazzendo ma non mi avvicino per paura di rovinare tutto. Lui da dietro le palpa il culo e lentamente le sfila gli slip. Lei con la mano inizia a masturbarsi ed è visibilmente eccitata vista la quantità di umori. Io mi tolgo la maglia ed ora sono praticamente nudo. Mi eccita il pensiero di essere visto da qualcun altro in questo stato. In questo momento farei qualsiasi cosa. Ad un certo punto lei interrompe il suo pompino si gira con il culo rivolto a lui, in ginocchio sul sedile e mi fa cenno di avvicinarmi. Non riesco a crederci e per un attimo rimango pietrificato. Poi l’alcool che ho ingerito e la situazione mi danno la forza di alzarmi e con il cazzo in mano mi avvicino al suo viso. Da dietro lui ha iniziato a scoparla e lei gode ad ogni stantuffata.



Nel momento in cui le sono vicino, mi prende il cazzo in mano ed inizia piano a menarlo mentre assorbe i colpi del suo lui. Non credo manchi molto prima che il mio cazzo esploda e la invoco a succhiarmelo. Lei non si fa pregare e me lo prende in bocca. Intanto vedo lui contorcersi e dopo un po’ le viene dentro. Me lo sta succhiando divinamente ed alterna momenti in cui lo lecca in ogni sua parte a momenti in cui lo ingoia avidamente e si muove lungo la sua dimensione. Lui intanto si ripulisce e guarda eccitato la sua lei che spompina il cazzo di un altro e che si passa le dita nella fica sporca dei suoi umori. Non resisto più, voglio venire e glielo dico chiaramente. Lei non arretra, anzi, lo lecca sempre più avidamente. Nel momento in cui sto per venire lo estrae ed un fiotto di sperma calda la colpisce in pieno viso. Il mio orgasmo è violento e ad ogni contrazione parte un fiotto che si infila nei suoi capelli, negli occhi e in viso. Quando poi ho terminato lo riprende in bocca e me lo ripulisce per bene sino a quando ritorna alla posizione di riposo. Sono sfinito ed avrei voglia di coricarmi e dormire. L’eccitazione è passata ed entrambi ci rivestiamo. Mentre si sta per riabbottonare la camicia esce dall’auto e mi bacia sulla bocca passandomi un po’ del mio sperma e mi sussurra “un po’ a testa”. Non posso far altro che ingoiare e provare ciò che una donna prova. Lui dall’auto la richiama e lei risale, accendono l’auto e partono. Io mi rivesto, risalgo in macchina, mi accendo l’ultima sigaretta e sfinito riparto verso casa. Che nottata!!!

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Angeli nel buio by Andrea82

"You are my angel / Come from way above / to bring me love..."

Così partivano la mia macchina e la mia serata, allietata da subito coi Massive Attack, mentre andavo al mio primo "appuntamento al buio". Mentalmente ripercorrevo le tappe che mi avevano portato a vestirmi elegante e accettare una cena con una sconosciuta...

Due giorni fa ero in bar fuori da scuola con una mia compagna di classe che non vedeva l'ora di comunicarmi la notizia: "Cosa fai venerdì sera?" "Non so, credo niente. Perchè?" "Beh, c'è una cena a casa mia..." "Ah sì, chi viene?" "Io, tu, il mio ragazzo, Marina..." attendo gli altri nomi ma intuisco dal sorriso malizoso che non ne usciranno altri dalla sua bocca. Mi focalizzo subito sull'ultimo, prendendola alla larga: "Come mai solo in quattro?" "Veramente si potrebbe dire che è solo per due" fa lei incuriosendomi. "Mi vuoi dare dell'incomodo?" la provoco "Gli incomodi sono due e tu non ne fai parte". Touchè. Meglio andare al sodo. "E chi sarebbe questa Marina?" "Una mia amica che vorrebbe conoscerti. Ti ha visto in una foto con me e mi ha chiesto chi eri. Non le ho detto cose brutte di te e sapendo che non ha il ragazzo...". Ma guarda cosa mi deve capitare, anche l'amica dell'amica in caccia. Questa proprio mi mancava. "Senti, la prossima volta devo farti un'autorizzazione scritta prima che tu possa interferire anche minimamente nella mia vita privata, ok?" "E' inutile che te la tiri tanto, la cena è per farvi conoscere e lei ci tiene tanto...veramente anche io...da quant'è che non esci con una ragazza?". Ma un mazzetto di cazzi propri fatica a farselo, eh?. "Arianna, senti, primo non sono affari tuoi, secondo non voglio fare brutte figure, e terzo mi spiace proprio per la tua cena, ma" "Allora alle otto e mezza da me, ok? Mettiti qualcosa di carino, devi fare bella impressione. La tua assenza non è contemplata. Ci vediamo venerdì. Ciao!" "Ehi, e domani?" "Vado in marina domani, devo studiare. A venerdì, puntuale!"




Eccomi qui allora, alle otto e ventinove precise, suonare il campanello. Mi apre la padrona di casa. "Ehi, avevo detto qualcosa di carino, non è un matrimonio...Entra dai, tanto lei non è ancora arrivata". Mi accomodo, saluto Francesco, il suo ragazzo, aspettando con trepidazione e timore. Sarà carina, passabile, oca, grassa, magra, come? Che parte di me devo tirare fuori? Mah, speriamo che l'alcool dia una mano. Mi accendo una cicca, mentre Francesco mi tedia con uno dei suoi interminabili aneddoti. Interviene il campanello. Arianna apre e dietro di lei scorgo appena una gonna lunga, marrone. Bleah. Già mi smono, ma poco dopo la porta si richiude. Ha rinunciato? No, era solo sua madre che la doveva avvisare di non so cosa. L'aneddoto sta per concludersi quando l'odiato campanello suona ancora. Stavolta entrano un paio di scarpe nere sormontate da due robusti polpacci, mentre il resto delle gambe si nasconde sotto una splendida gonna nera con disegnato un ideogramma sul fianco. Il mio sguardo segue quel corpo, notando una camicia bianca con scollatura a V senza maniche e una collana a sferette di legno adagiata sulla pelle nuda. Il mento è morbido, le labbra piccole, gli occhi orlati di matita nera risaltano nel loro azzurro intenso. La frangia castana cade sulla fronte e il resto dei capelli si posa delicato sulle spalle. Il polso destro riluce di un sottile braccialetto d'argento con inciso il nome in corsivo: "Marina", mentre la mano dalle dita affusolate si infila nella borsetta per estrarne un accendino. Lo porge ad Arianna, si volta verso di me, mi bacia sulle guance, inebriandomi col suo profumo. Nessuno spreco di convenevoli o presentazioni, e siamo a tavola. "Scommetto che Ari ti ha parlato male di me..." scherza, lanciandomi un'occhiata. "Veramente mi ha lasciato totalmente all'oscuro. E poi, perchè avrebbe dovuto?" "Perchè è fatta così. Mi vuole troppo bene. Come ti ha convinto a venire?" Sto per rispondere ma Arianna interviene: " Non è stato difficile: ha accettato subito..." Sì, certo, come no. "Probabilmente ero solo curioso. E' stata tutt'altro che una pessima decisione, comunque" rispondo decidendo di giocare la carta dell'adulazione. Continuiamo coi botta e risposta e capisco di piacerle. Non solo fisicamente, spero, anche se la cosa già di per sè è strana. Mi chiedo se non sia tutto uno scherzo architettato da Arianna. Archivio definitivamente quest'ipotesi quando capisco che alcuni dei suoi sguardi sono per me e basta e non tradiscono null'altro. Galvanizzato ma impaurito dalla cosa devo decidere sul da farsi: conoscerla pian piano o approfittare della situazione? La cena dissipa in parte i dubbi spostando i miei neuroni su discorsi più futili. Lei è simpatica, semplice e, cosa che mi colpisce, ha una bella voce. Mi incanta quando apre bocca, con il suo tono calmo e forte. Se sorride, poi, le pieghette sulle guance sottolineano le sue labbra minute che fanno risaltare la perfetta dentatura. E proprio mentre i suoi denti bianchi cominciano a mordere il cono gelato preso sotto casa di Arianna io mi accendo una Lucky rimanendo ad osservare la rigida fiamma dello Zippo che a sua volta sembra scrutarmi. La fiamma si muove come per indicarmi la presenza di qualcuno al mio fianco. Mi volto lentamente e scorgo il braccialetto. Poi la sua voce: "Vuoi un morso?" "No grazie, il gelato non mi fa molto bene dopo mangiato" "E cosa ti fa bene?" "Una sigaretta..." "Oh, Francesco va via..." Proprio lui si avvicina e ci saluta, perchè domani ha non so cosa e deve alzarsi presto la mattina. Dà un bacio ad Arianna, poi saliamo in casa tutti e tre. Ci sediamo di nuovo, parliamo di scuola, di politica, il fumo crea una strana atmosfera, sospeso sopra le nostre teste. Ho caldo, mi tolgo la giacca e la cravatta. All'improvviso, nella sonnolenza generale, Arianna propone di giocare. "A nascondino, dai, qui in casa." Marina annuisce ed io rimango sorpreso. "A te va?" mi domanda Marina. "Certo, perchè no?" Arianna propone anche una variante: "Facciamolo a luci spente, così è più difficile...ok, si conta fino a cento partendo dalla stanza più buia che è...la mia camera. Conti tu, Andrea?" Divertito, osservo le due ragazze spegnere le luci, mentre entro nella camera buia. Rumore di persiane che scendono. "Tutto a posto. Quando vuoi inizia a contare! E non sbirciare!", mi ordina la voce di Arianna. Mi copro il viso con le braccia, appoggiato al muro, come da bambino. "Vado!". 1,2,3...fruscii...15,16,17...rumore di passi...35,36,37...qualcosa cade...61,62,63...bisbigli...78,79,80...ancora fruscii...94,95,96...qualcosa mi sfiora...100! "Via!" Silenzio. Buio totale. Ticchettio dell'orologio appeso alla mia destra. Comincio a camminare per la stanza. Mi blocco. C'è un corpo davanti a me. Mi prende le mani. Nero più nero. Soffio sul collo. Due labbra sfiorano le mie. Le mani vengono guidate sui fianchi. Pelle, calda. La bocca si apre, partecipo al bacio, chiudo gli occhi istintivamente. Indietreggio. Le mani salgono, le mie con le sue. Sento il calore, l'ardore. La sua lingua intreccia la mia. Le mani si staccano, mi sbottonano la camicia. La sua bocca ora scende sul mento, fino al collo. Ho un brivido lungo la schiena, la stringo. I seni piccoli e sodi premono contro il mio petto ormai nudo. Le bacio il collo, lo sfioro con la lingua...continuo a indietreggiare, mi fermo. Due mani fredde e affilate mi cingono, una lingua umida sta seguendo la mia colonna vertebrale. Le mie mani tremano per il piacere, scendono verso i fianchi, il bacino, il pube. Sfiorano i riccioli, si bloccano...calore di due corpi stretti a me. Marina, davanti, mi bacia in bocca con vigore. Arianna, dietro, assapora il collo lentamente. Ormai sono solo un giocattolo per loro. Arianna fa cadere i miei pantaloni, io li sfilo del tutto. I boxer li seguono poco dopo sul pavimento. Sento la peluria di Arianna solleticarmi le natiche, mentre Marina si abbassa e prende il mio fallo eretto in bocca. Ci gioca e poi comincia a fare sul serio. Dietro di me sento lo sfregamento dei capezzoli di Arianna sulla schiena e il loro progressivo turgore. Non sono capace di muovermi, mi sento in preda a un intenso piacere, un attimo da vivere così com'è, spettatore e protagonista al tempo stesso. L'abilità e la delicatezza di Marina producono gli effetti sperati caricandomi di godimento. Penso di averne avuto abbastanza, ora tocca anche a loro. Adagio Marina sul tappeto e mi chino sul suo corpo. Arianna intanto si sdraia sotto di me, in attesa. Stuzzico le grandi labbra, divaricandole un poco. Trovo il suo organo di piacere piacevolmente eretto e lo accolgo con la punta della mia lingua, muovendola sempre più velocemente, facendola roteare, assaporando di tanto in tanto il suo acidulo succo. Finisco l'opera con le dita, lasciandola in preda al piacere. Mi abbasso su Arianna, scivolando sul suo corpo e fissandola negli occhi. Sguardo intenso, coinvolto, emozionato, istintivo. Le nostre lingue si toccano per un attimo, prima di impegnare la mia con i suoi capezzoli. Sento una sua mano cercare il mio pene ancora turgido. Lo guida con saggezza all'interno di sè, non lasciandomi altra scelta che assecondarla. Sollevo il busto per aumentare in lei il piacere e spingere più a fondo. Lei solleva leggermente le gambe, contrae i muscoli per aumentare il mio. Per un attimo i nostri occhi si incontrano in un'intesa anmalesca. Poi lei esplode in un orgasmo chiudendomi in sè. Poco dopo la seguo con meno enfasi. Il sudore mi imperla la fronte. Sollevo la testa e vedo davanti a me l'umida peluria e la calda vagina di Marina. Comincio a seguire le sue pieghe con la lingua mentre scivolo fuori Arianna che accorgendosi dell'affanno del mio membro lo accarezza e lo succhia amorevolmente. Dopo poco sono di nuovo pronto e lascio a metà l'appagamento orale per dedicarmi a qualcosa di più concreto. In piedi davanti a Marina, mi adagio dentro di lei con poco sforzo, seguendo i suoi movimenti. Lei si aggrappa ai miei fianchi con le guance ed io la reggo di peso. Furibondo per l'eccitazione, controllo i miei e i suoi movimenti con cieca furia, portando entrambi allo spasmo. Un caldo bacio suggella l'incontro. Sento un sospiro, mi volto ed un'altro incontro di labbra firma un tradimento. La razionalità non si è ancora impossessata di me e osservo come in un sogno le due ragazze andare verso il bagno per lavarsi. Lasciano la porta socchiusa. Mi siedo in terra, umido, sudato ma ancora incredulo. Sento uno scrosciar di doccia. Mi alzo come d'istinto, apro la porta del bagno, osservo incuriosito e timoroso. Dietro al fumoso separè distinguo appena le sagome dei due corpi che si mondano a vicenda...scorgo le mani sfocate scivolare sui fianchi, insaponare il seno l'una dell'altra, scivolare tra le gambe, sulle cosce...D'un tratto una voce mi fa trasalire: "Che fai lì, dai, vieni qui anche tu, ci stringiamo...". Sentendomi ingenuo scosto il fumèè e mi infilo nella vasca. L'intreccio di mani e gambe mi accoglie sciogliendosi e riallacciandosi, l'acqua scorre sul mio petto, sulle mie gambe, sulle mie braccia, sul mio viso, una mano mi accarezza una spalla, un'altra la schiena, un'altra ancora scorre sul mio sterno...Mi sento purificato e coccolato, eccitato e rassicurato...chiudo gli occhi mentre il turgore assale il mio membro. Le due ninfe ne approfittano a loro modo, confondendo gli umori, l'acqua e il sapone. Il calore passa da un corpo all'altro, da un gemito a un sospiro, da un labbro all'altro. Le bocche si beano vicendevolmente in quello spazio angusto...Mi sembra di stare in paradiso...Purtroppo il tutto termina di lì a poco, dopo infinite carezze e sussulti.

Il tempo sembra essere passato lentamente, impossessatosi del nostro piacere. Invece sono solo le 2.00 e c'è tutto il tempo per riflettere sull'accaduto. Mi asciugo i capelli, nudo, mentre le due amiche si scambiano i vestiti e i commenti. Mi sento fuori posto. Mi rivesto in fretta e vado in cucina a fare un caffè. Tutto è successo troppo in fretta. Ho fatto sesso con una persona che cinque ore fa non conoscevo, ho tradito un amico con una ragazza che conosco da cinque anni, e me ne sono a malapena reso conto! Ci vuole una cicca...la accendo mentre il corroborante liquido nero gorgoglia nella moka. Lo verso in tre tazzine mentre compaiono sulla soglia le mie due compagne d'avventura. Assaporiamo in silenzio il caffè, lanciandoci lampi con gli occhi. Marina è accanto a me. Finito il caffè, mi schiocca un aromatico bacio sulle labbra, poi prende la borsetta e se ne va, salutandoci, ringraziandoci e augurandosi di rivedermi. Rimaniamo io e Arianna, l'uno di fronte all'altra, le mani simmetriche nel reggere le sigarette, gli sguardi espressivi. Inspiro il fumo. Sbuffo, poso la cicca, la giro una volta, due volte. Faccio per uscire, Arianna mi blocca, si alza, mormora un flebile buonanotte al mio orecchio. Mentre mi infilo la giacca, scatta lo stereo, cupi battiti sommessi. Esco dalla porta, salutando Arianna, in sottofondo...

"..my angel... / Come from way above / To bring me love..."

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