Racconti Erotici 

L'invito by Timidina

Questa mattina mi hai telefonato invitandomi da te per la serata. Ho indossato quella minigonna a tubino che ti piace tanto con le autoreggenti e quel bel tanga nero che mi regalasti a Natale. Li ho abbinati con quel top argento che comprammo assieme la settimana scorsa che, senza reggiseno, mette in risalto le mie belle tettine.
Penso proprio di essermi fatta carina, giusta giusta per una bella serata.
Sistemata cosi il mio fisico snello è ancor più in risalto.
Ed ora eccomi qui davanti alla tua casa, smonto dalla macchina e mi giro a chiudere la porta.
Ma che succede! Mi ero girata un attimo fa, non c'era nessuno, ed ora cos'è questa roba che mi ha coperto a testa?
Un terrore folle mi blocca.
Vorrei gridare ma una mano mi copre la bocca mentre un braccio mi avvolge la vita stringendomi sotto anche le braccia e mi solleva.
Ma cosa sta succedendo? è stato un attimo, ma mi è sembrato un secolo.
Cerco di divincolarmi ma mi sento stretta in vita come da una morsa, con le gambe così a penzoloni, mi sembra di essere uno di quei pacchi che si portano sottobraccio.
Aiuto! Aiuto! Cerco di gridare, ma dalla mia bocca esce solo un flebile lamento.
Una specie di laccio mi stringe leggermente il collo, ma la mano continua a premere forte sulla mia bocca e la stoffa è troppo tirata perché io riesca a morderla.
Stiamo scendendo una scala, sento dei rumori strani, cerco di divincolarmi e scalciare, ma l'unico risultato è quello di sentire ancor più forte la stretta in vita.
Sto sudando sia per il terrore che sto provando e sia per gli sforzi che sto facendo per liberarmi, ma il braccio mi stringe sempre forte, quasi mi manca la forza di respirare.
Sono terrorizzata, non riesco proprio ad immaginare cosa stia accadendo.
Dei rumori di catenaccio, una porta che si chiude e vengo posata.




A momenti cado. Ho perso senza accorgermi una scarpa e i dieci centimetri dell'altra mi sbilanciano.
Urlo!
Urlo con tutta la mia voce. Ma non sento niente, mi sembra di essere in un mondo ovattato, il pavimento è strano, sembra morbido.
Sento due mani che prendono i miei polsi, mi tirano in avanti, sto per cadere, ma qualcosa di duro mi ferma, una mano si poggia sulla mia testa e la spinge verso il basso.
Ho un terrore folle, urlo e urlo ancora con tutto il fiato che ho in corpo, incominciando a piangere.
Qualcosa di duro mi sta stringendo il collo, faccio per ritirare le mani, ma sembrano bloccate, si muovono un po' avanti ed indietro, lo stesso per il collo. Posso muoverlo un po' avanti ed indietro e girare la testa, ma in su ed in giù che qualcosa di duro che lo ferma.
Ho paura urlo e comincio a singhiozzare continuando a piangere, sono sempre più disperata.
Grido cercando aiuto, ma sembra che tutto si perda nel vuoto, non sento nessun altro rumore ad eccetto della mia voce. Eppure qualcuno deve pur esserci.
Dove sono?
Singhiozzo e piango.
Una mano mi prende la caviglia sinistra, urlo ancora, cerco di scalciare, ma mi tira forte la gamba e sento una cosa avvolgermi la caviglia.
Urlo! e urlo ancora cercando di farlo sempre più forte.
La mano mi molla. Subito cerco di ritirare la gamba ma è come legata.
Aiuto! Grido.
Grido ancora, la gola comincia a bruciare e farmi male.
Succede lo stesso alla destra, anche se la prima volta ero riuscita a sfuggire alla mano.
Sono scomoda messa così, con collo e polsi bloccati in avanti, con le gambe aperte e legate. Cerco di trovare un punto d'equilibrio appoggiandomi sullebraccia.
Sono terrorizzata, la paura mi provoca dei fremiti e delle convulsioni su tutto il corpo, piango e urlo ancora, ma non sento nessun rumore. La stoffa che mi avvolge la testa e troppo scura per riuscire a vedere qualcosa, mi sembra che mi manchi l'aria, urlo ancora e il respiro si fa veloce e pesante.
Piango e singhiozzo chiedendo aiuto e pietà, ma non si sente assolutamente nulla oltre al mio respiro affannoso e ai miei singhiozzi.
Passa il tempo sembra eterno c'è un silenzio terribile che mi spaventa ancor più, mi sento sola ho una pura folle, non sento proprio niente.
No, aspetta c'è come un fruscio, un muoversi di stoffa.
Improvvisamente la luce. I capelli mi cadono sui lati della faccia, sbatto un attimo le palpebre prima di riuscire a mettere a fuoco la vista.
Davanti ho un muro bianco, anche il pavimento è bianco. Dietro la mia testa c'è una specie di tavola di legno da cui sui lati della testa, spuntano le mie mani. Provo a girare il capo ma nella mia visuale ci sono solo queste due tavole e il gancio che le fissa.
Mi sembra una gogna medioevale, ma l'idea mi appare troppo assurda per essere vera.
Vengo distolta dai miei pensieri da una mano che mi accarezza il sedere.
Cerco di divincolarmi, ancheggio come per scrollarmela di dosso ma niente, queste due mani stanno correndo sul mio corpo, veloci e leggere.
Quando mi passano sul ventre scoperto tra la gonna ed il top un brivido mi fa accapponare la pelle.
Ma quante sono?
Da quanto sono veloci nello spostarsi sembrerebbero più di due.
Mentre una si è fermata sul ventre comprimendolo leggermente, l'altra sta salendo all'interno della coscia destra, sale piano verso la fine delle autoreggenti.
Ahi! Grido!
Mi ha pizzicato la carne all'interno della coscia li dove finiscono le calze.
Urlo!
Hai! mi stai facendo male bastardo! Grido ancora più forte.
Come per ripicca alla mia protesta l'altra mano s'infila velocemente sotto il top e mi pizzica violentemente il capezzolo destro.
Il mio corpo si contrae, s'inarca.
Ahi grido!
Sento che la gonna mi viene arricciata su, in vita.
Urlo, ancheggio, cerco di divincolarmi ma niente da fare sono bloccata.
Ma dove sono finita?
Ho paura singhiozzo mentre le due mani mi accarezzano le natiche e l'interno delle cosce.
Una s'infila sotto la stringa del tanga e me lo tira.
Grido Hai!
Fa male se lo lasci da cosi distante.
È leggermente elastico e mi scarica come un colpo di frusta giusto li, fra le grandi labbra.
Il colpo mi fa istintivamente inarcare e contrarre il corpo.
Hai! E ridargli.
Hai! E ridargli ancora.
E ancora, e ancora.
Ma allora ci provi gusto, stronzo! Penso.
Però in fin dei conti non è male. Sento i capezzoli che ad ogni colpo diventano sempre più turgidi.
Urlo! Urlo!
Ma comincio a rendermi conto che non serve a niente.
Le due mani cominciano a muoversi freneticamente sulle mie natiche pizzicandole ogni tanto.
Ad ogni colpo del tanga il corpo s'inarca, ormai è un continuo, i muscoli della schiena cominciano a dolermi.
Nei momenti di tregua tremo tutta.
La paura, la rabbia mi fanno fremere tutto il corpo.
Sento una mano sulla vulva infilata sotto il tanga.
Mi preme prima delicatamente strisciando avanti ed indietro, poi man mano la pressione si fa più forte.
Mi lamento la pressione comincia ad essere dolorosa, sento le mie gradi labbra schiacciate sulle ossa dell'anca.
Hai!
- Stronzo mi fai male - urlo.
Hai! Hai! Urlo.
Comincio a piangere e singhiozzare sempre più forte ancheggiando violentemente nella speranza di scrollarmi di dosso questa tortura.
Ma più di tanto non posso muovermi con le caviglie legate.
Una mano s'infila sotto il top mi ripizzica violentemente il capezzolo destro.
È un'altra fitta che mi sale nel cervello facendomelo esplodere.
Hai! Urlo ancora più forte, ma la mano stringe sempre di più il mio povero capezzolo.
Sento una sensazione strana, ho un terrore folle, sono pervasa dalla paura ma dentro alla mia pancia sento come qualcosa muoversi.
Sono impazzita, penso, mi stanno torturando e comincio ad eccitarmi.
Scaccio immediatamente questo pensiero dalla mia mente, e rincomincio a piangere e singhiozzare ancora più forte e più disperatamente.
Intanto la mano ha lasciato il mio capezzolo e sta stringendo tutto il seno,non mi fa male, ma qualcosa di strano mi sta succedendo.
Sarà un effetto della posizione o dello sconvolgimento che ho dentro, le cosce mi fremono e il mio culetto sembra attraversato dalla corrente elettrica.
Il tremito che sino adesso mi ha percorso il corpo sta come abbassandosi verso le gambe, le mie natiche cominciano prima piano, poi sempre più velocemente a tremare e contrarsi.
Sento un corpo posarsi su esse.
Ma è nudo!
Inequivocabile al centro, percepisco la presenza di un pene in piena erezione.
Aiuto, Aiuto grido ancora con uno sforzo tremendo che m ardere la gola.
Ma doveva capitare proprio a me!
Urlo ancora!
Singhiozzo, lui si posa ancor più su di me schiacciandomi le spalle sulla parete di legno e stringendo dal davanti l'interno della mie cosce.
Sento forte la pressione del suo pene sulla mia vulva protetta solo dall'esile strisciolina del tanga.
Le sue mani salgono piano piano, esplorando ogni centimetro della mia pelle all'interno delle cosce, arrivavo sino la tanga, s'infilano sotto e con le dita stuzzicare le mia grandi labbra, belle lisce e depilate.
Poi si congiungono sul davanti dandomi qualche strappetto al mio ciuffettino di peli e quindi stando sempre sotto il tanga, arrivano su, sui fianchi.
Hai!
Grido nel sentire lo strappo del tanga.
Aiuto! Aiuto! Continuo a gridare anche se ormai sono certa che non serva a più niente.
Mi sento fortemente a disagio così inclinata in avanti e con il sedere scoperto.
Il maiale si potrà godere la completa panoramica del mio culetto con al centro, in bella mostra, la mia vulva che avevo appena depilato.
Continuo a tremare, le mie natiche sono sempre più percorse da un fremito che le fa vibrare.
Mi sta avvolgendo sotto le ascelle il top, sento abbassarsi leggermente le mie belle tettine con i capezzoli ancora turgidi.
Devo proprio essere un bello spettacolo messa così, a 90 gradi con le tette, il culo scoperti; le gambe larghe e la gonna avvolta in vita.
Sento più volte il tipico scatto di una macchina fotografica e vedo il lampeggiare del flash.
Anche questo! Anche le foto!
Sono stremata non c'è la faccio più.
La paura, il piangere ed il continuo singhiozzare mi stanno sfiancando.
Aah! Hai!
Che male, stronzo, disgraziato! Senti che male mi hai fatto!
Mi ha violentemente infilato un dito nell'ano ed ora lo sta girando.
Sento il bruciore salirmi lungo la schiena e un tremito violento mi percorre tutto il corpo.
Ancheggiando cerco di divincolarmi, le tette mi sbattono.
Hai! Stronzo smettila!
Un altro! Me ne ha infilato un altro!
Il dolore è forte, tremo tutta, piango e singhiozzo Continua a girarli e allargandoli ogni tanto mi provoca delle fitte tremende che mi fanno tremare tutta.
Ma cosa sta facendo?
Ah! Senti che morso! Stronzo, fottuto disgraziato!
Tendo le due dita nell'ano, si è infilato sotto di me e mi ha violentemente morso il capezzolo destro, quello che mi aveva già martoriato prima.
Cerco d'inarcare in corpo per alzarmi, ma il disgraziato ci arriva lo stesso.
Si alterna tra i miei due poveri seni, mordendomi i capezzoli, a volte piano a volte talmente forte tra strapparmi un grido.
Ed intanto le due dita continuano a muoversi e rigirarsi nel mio povero culetto.
È come uno spasmo quello che mi avvolge tutto il corpo, le sue dita mi stanno facendo impazzire e i suoi denti sui miei capezzoli sono come un martello che mi batte ritmicamente nel cervello.
Troia, sono una troia, mi sto bagnando tutta, penso con rabbia.
Lentamente la sensazione e la frustrazione si stanno trasformando in un perverso senso di piacere.
Ci sa fare lo stronzo. Mi sto eccitando, il pianto ed i singhiozzi si stanno lentamente tramutando in mugugni e sospiri.
Chiudo gli occhi e lentamente mi sto lasciando andare alle fortissime sensazioni che sto provando.
Le lacrime smettono di rigarmi il volto, ed altre lacrime, invece, cominciano a scendere copiose.
La mia vagina comincia ad inturgidirsi, i muscoli interni si stanno contraendo ritmicamente, e le due dita nell'ano non bruciano più anzi!
Con i denti continua a mordermi alternativamente i due capezzoli, che sono diventati turgidi e duri come due piccoli peni.
Tutto il seno è contratto, lo sento teso e duro.
Ora il mio corpo è teso e fremente ma per ragioni ben diverse da prima, tutti i muscoli sono contratti nel sentire quei denti sui capezzoli e quelle dita che mi stanno rovistando dentro.
Improvvisamente non lo sento più, è piombato un silenzio strano, sento solo il mio ansimare.
Il seno mi duole, soprattutto i poveri capezzoli martoriati.
La vagina e l'ano mi scombattono sento come se avessi li due cuori pulsanti.

Le gambe mi tremano ancora, cerco di ristabilire un punto d'equilibrio. Ero tutta sbilanciata in avanti e le spalle cominciavano a dolermi.
Ha! Ha! Mi lamento.
Che strana sensazione. Cos'è ?
È entrata nella mia povera vagina una cosa grossa, freddissima e dura, ma cos'è?
È una sensazione stranissima e invadente, il freddo mi fa contrarre ritmicamente tutti i muscoli interni della vagina.
Un brivido mi parte da in mezzo alle gambe e si espande velocemente il tutto il corpo.
Lo sento arrivare ed entrare nel cervello come un treno.
Mi si contrae anche il diaframma facendomi mancare il respiro ed ad ogni contrazione, le mie tette sbattono fra loro.
Un dito mi sta massaggiando l'ano con qualcosa fresco.
Ah! Hai! Hai! Grido forte!
È entrato!
Si sento il suo pene grosso, duro e caldo dentro il mio culetto.
Mi sembra gigantesco, lo sento comprimermi dentro, mi sembra quasi che mi arrivi in gola.
Il freddo nella vagina e il suo caldissimo pene nell'ano mi danno una sensazione sconvolgente.
Sento il suo pene muoversi prepotentemente dentro di me, dentro e fuori dal mio culetto ormai rovente.
Ogni movimento del suo pene interferisce con la cosa fredda ed ora anche vibrante nella mia vagina, con le sue spinte la muove, e ad ogni suo movimento il treno entra rombando nel mio cervello.
Sono tutta fremente.
Sento tutto il seno contrarsi e i capezzoli mi fanno male da quanto sono turgidi per l'eccitazione.
Le sue mani sembrano impazzite corrono dal seno al ventre alla vulva sino all'interno delle cosce.
Chiudo gli occhi e lascio penzolare il capo godendomi le sensazioni che sto provando.
Tremo tutta.
Sto sudando e gemo ancheggiando sotto le sue potenti spinte.
Mi lamento ed ogni tanto grido dall'inteso piacere datomi da queste sconvolgenti sensazioni.
Il mio culetto vibra, si contrae con quel meraviglioso pene continua ad andare su e giù dentro di lui sconvolgendomi tutto, dentro.
Le mie anche oscillano e si muovono al ritmo delle sue.
Sento che sto arrivando, il ventre mi si contrae, le cosce tremano, mi sollevo sulle punte dei piedi per sentire meglio i movimenti del suo pene nel mio culetto. Lo sento in un modo sconvolgente, ogni volta che affonda, mi si contrae lo stomaco da piacere e poi un languore che mi parte dal basso
ventre sale sino alla bocca.
Inghiotto più volta la saliva, e mi roteo la lingua sulle labbra arse dall'intenso ansimare.
Grido dal piacere.
I capezzoli, i capezzoli, stringili. Grido in un picco di piacere.
Non faccio tento a fine la frase che sento due morse attanagliarmeli.
Ah! Si! Cosi! Cosi! Grido ad ogni suo affondo nel mio culetto.
Cosi! Si! Mi piace!
Il primo orgasmo è come una bomba che mi esplode in tutto il corpo.
I capezzoli stretti da non so cosa sono di un turgido impressionante e le sensazioni che mi inviano nel cervello sono impressionanti.
Con due dita ha ricominciato a pizzicarmi il turgido clitoride.
Di nuovo il mio respiro si fa affannoso, ansimo e mi lamento come mai mi era successo.
Oscillo il capo, ad ogni sua spinta tutto il basso ventre mi genera degli stimoli e delle sensazioni indescrivibili.
Le contrazioni del primo non sono ancora cessate e sento che ne sta arrivando un altro, sta nascendo da li in basso, l'orgasmo più forte, inteso che abbia provato.
Le gambe mi s'irrigidiscono, il seno mi sembra scoppiare, le natiche mi sembrano di pietra e ad ogni suo affondo sento le sue palle che mi sfiorano la vulva scaricandomi una scossa elettrica che mi avvolge tutto il ventre e sale, sale avvolgendomi la spina dorsale, sino ad esplodermi nella testa.
Sii! Sii! Urlo! Con tutta la forza che mi sento dentro, ormai sconvolta dal piacere.
Non ho mai goduto tanto.
La testa continua ad oscillarmi e la gola si fa sempre più secca per l'intenso ansimare.
Improvvisamente due mani mi stringono la testa e qualcosa di turgido e caldo mi entra prepotentemente in bocca.
Apro gli occhi, mi vedo un ventre maschile con l'imponente attaccatura di un pene spuntare da un folto pelo nero.
Ma sono in due!
Faccio appena in tempo a formulare questo pensiero, che le sensazioni provocate dal pene nel culetto, il membro di ghiaccio in vagina, le dita che mi stuzzicano il clitoride e da questo pene in bocca mi fanno accelerare la crescita di un altro orgasmo.
E poi la sensazione di quella cosa calda, morbida e dura contemporaneamente che entra ed esce dalla mia bocca è fantastica, le labbra leggermente secche sono ancora più sensibili e stimolate dall'insolita presenza.
Istintivamente succhio avidamente, gli roteo la lingua sul glande, cercando il piccolo orifizio in cui infilarci la sua puntina.
Ogni tanto rilasso la bocca sino a farmelo arrivare quasi in gola.
Le sensazioni che mi arrivano dal basso ventre sono inimmaginabili, le spinte cominciano a farsi più regolari e fonde.
Anche quello in bocca comincia a pulsare, sento le prime gocce inumidirmi la gola arsa.
Anche il mio orgasmo sta salendo con una progressione meravigliosa.
Sii!
Eccolo! Arriva! Arriva! Sii!
Ecco sento il getto, arriva come l'onda quando si è distesi sul bagnasciuga, arriva ad inondare il mio culetto.
Contemporaneamente un altro orgasmo mi esplode dentro in tutta la sua potenza.
M'inarco fremente, mi si contrae il diaframma e le tette sbattono mentre due mani al volo le strizzano con forza, le cosce tremano impazzite ed il culetto e i polpacci dallo sforzo, sono diventati duri come il granito.
Sii! Ah! Così!
Non mai stato così bello, penso.
Sento il pene nella mia bocca crescere, sento percorrerlo in tutta la sua lunghezza dal pulsare del suo succo che sta arrivando.
Sii!
Ecco il getto che mi riempie la bocca, un po' mi cola dagli angoli, ma cerco di trattenerlo e rotearlo in bocca con la lingua per assaporare sino in fondo il suo sapore.
Succhio, succhio avidamente sconvolta nei sensi dal pieno orgasmo in cui sono, succhio in modo da estrarne sino all'ultima goccia.
Tutto il corpo è in fiamme, continue onde di piacere lo fanno contrarre ed inarcare dopo una serie di orgasmi sconvolgenti non ce la faccio quasi più, ogni tanto mi si annebbia anche la vista, ho la testa che comincia a dolermi per le forti sensazioni che sto provando.
Mollemente ancheggio ancora sotto le ormai tenui spinte, poi ...
improvvisamente il buio il nulla.
...
Sento freddo, sento un freddo tremendo avvolgermi cingermi in vita e salire lungo la schiena.
Apro gli occhi e fatica riesco a focalizzare.
Ma cos'è ... ho in mente ancora quelle sconvolgenti sensazioni ed mi ritrovo qui seduta in macchina.
Ma è possibile che sia stato tutto un sogno ?
Istintivamente m'infilo una mano sotto la gonna e sento i miei riccioloni ancora umidi.
...
Il tanga non c'è più !!!

Un bacione, Timidina

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Tatuata by Falco

“Allora hai deciso…”

“Sì”.

“E se poi ti stancassi ? Volessi levarlo ? Non ti piacesse più…”

“Non credo…e in ogni modo, lo sai, non do peso al mio corpo, non mi guardo allo specchio…, non m’importa cosa ne penserò domani o fra vent’anni, ho solo bisogno di un segno…”

“Un segno…?”

“Devo segnare questo tempo…ricordarlo…”

“Ricordarlo ? Puoi farlo comunque…perché sulla pelle ?”

“Definitivo…, questa fuga non è con la testa nel sacco, so che sto fuggendo e da cosa…”

“Tu hai troppi uomini…”

“In questo periodo ? Sì…sempre… quando sono così…”

“Tu li usi…”

“E loro usano me…normale…”.

“Non sei innamorata, è vero…?”

“Ho bisogno di sogni, lunghissimi, interminabili…”

……………..

Ore 16.35. Sono in anticipo.

“Ciao…”

“Ho appuntamento alle 17.00…, posso aspettare ?”
“Accomodati, lui è di là…nel frattempo puoi guardare i cataloghi, hai già un’idea ?”

“No. Nessuna.”

Il divanetto è molto piccolo, e davanti una tendina trasparente, nera su un vetro. Dietro intravedo un’ombra. E un rumore, quasi un ronzio. Forte, insistente. Che cosa succede di là ? Nessuno parla…solo il ronzio.

Sfoglio le pagine piene di simboli scuri, linee, curve, punte, e piccoli totem, simbologie di mondi passati, qualche animale, e piume, ali. Che fare ? Che tipo di segno sul mio povero polso ? Un sole ? Questo piccolo pesce ? Questa spirale appuntita ?

“Hai bisogno d’aiuto ?”

Lei è vestita di nero, come me. Al naso, sopracciglia, e labbro inferiore anelli e altri piccolissimi oggetti.

“Fra poco tocca a te… è quasi pronto…”

Arriva. E’ qui vicino. Mi guarda. Lo guardo.

Alto. Magro abbastanza. Le maniche corte della maglietta blu, larga, scoprono ogni forma incisa, e incredibile, sulle sue braccia. E colori. Anelli ad ogni suo dito. E il viso. Rugoso, ma giovane, con occhi chiari e una bocca grande, non ben delineata. Senza barba.

“Ciao…che cosa posso fare per te…?”

Huuummm, che cosa puoi fare per me ?…devo dirtelo subito… o dopo?

“Credo che un occhio…forse…ma molto stilizzato…una forma semplice, pulita…non troppo grande…”

“Ok, vieni…”


Si muove piano e sparge in giro un po’ del suo profumo di muschio. La sala degli orrori ora è davanti ai miei occhi. Arrivandoci senza sapere cos’è può essere scambiata per lo studio di un dentista. Ma la musica ovunque, e forte, i disegni alle pareti, le sue foto nudo con esibizione d’ogni piccola e grande opera d’arte, mi fanno sentire finalmente a casa.

“Siediti qui…vicino a me…”

Mi accomodo, un po’ timorosa sulla poltroncina vicino al tavolo, dove lui sta disegnando il mio occhio. Con la matita su una velina trasparente.

“Così… ti piace ?”

“Sì…..va bene…”

Si alza. Più in là la poltrona da esecuzione, il patibolo, quasi un lettino, di pelle imbottita rossa. Mi allungo, e lui prende il mio polso. Non parla, e da un cassetto tira fuori un rasoio. In un attimo graffia via i pochi peli sul mio braccio fino alla mano. Io tremo, sono già spaventata.

“Posso… scappare… se…?”

“Scappare ? e dove…stai tranquilla… ci penso io… non sentirai male… non troppo…sopporterai…vedrai…”

La decalcomania ora è sul mio polso, bella disegnata, e blu.

“Ecco…questa è la giusta posizione… potranno vederlo bene, tutti…”

Comincio a sudare, la ghigliottina è lì davanti a me, e sta iniziando il suo ronzio terribile.

L’ago. Mio dio. L’ago.

Punge. Punge e colora la mia pelle. E lui preme, e striscia per seguire il tratto del suo disegno, il mio occhio.

Non voglio scappare. Sono immobile e senza respiro.

Il mio braccio sulla sua gamba, e lui curvato a tenerlo fermo. E incidere.

“Ti fa male…?”

La sua voce adesso è bassa, e lenta. Tutta la pelle del mio capo freme.

So che la mia spina dorsale sta iniziando a gioire. La sento.

Il piacere che sale dai miei fianchi sino alla nuca, e poi scende sino all’interno delle mie cosce.

Ancora immobile.

Ma con la mente sono già ad accarezzare la lampo dei suoi pantaloni, e tutta la meraviglia che gli sta sotto.

“Ti fa male…?”

Sì. Mi fa male. Tu sai che mi stai facendo male. E anche come.

Conosci il tipo di dolore che procuri alle tue vittime.

E sono certa che la tua erezione è già cominciata.

Non mi chiedi se voglio sospendere per un attimo. No. Non lo fai.

E io non vorrei. Non devi fermarti, ora. Non più.

Che bello. E’ bellissimo. Non potevo immaginarlo, sai ? Proprio non ne avevo sospetto.

Il segno che lasci sulla mia pelle vergine, è il tuo segno.

Il passaggio di te, su di me.

Molto più di una prima penetrazione. Altro tipo di verginità persa.

Quella di un angolo della mia testa, che ti lascia entrare dentro di me, e modificare il mio corpo.

Perché ho sempre sfuggito ogni mostra di body art ?

Stupida. Molto stupida. Ora capisco il piacere infinito.

E ne sto vivendo solo una piccola goccia.

E il senso di potere. Gigantesco. Voglio coprire il mio corpo di segni. Non smettere mai.

Aaaahhh… il tuo ago…come spinge… e striscia….e colora…

Ancora. Non fermarti. Non smettere mai. Fammi bruciare, ancora.

E incidi. Segnami. E segnami ancora…

“Ancora… un po’ di grigio…qui…è troppo vuota…questa forma…”


Sì…ancora. Grigio…azzurro…rosso…verde….Tutti i colori che vuoi. Riempi i miei pori. Senti che vuoti ? Senti che voglia di essere pieni… di te… e dei tuoi colori…?

Perché non mi tagli, ora ? Potresti…sai ? Non scapperei. No.

Qualsiasi lama nelle tue mani.

Oltre ogni pene, oltre ogni lingua e ogni mano.

Potresti farmi scoppiare, sai ? E sono già molto vicina. E la schiena mi trema.

E le gambe sono spalancate sai? Senti come sono bagnata ?

Allagata. Per te.

Potresti tirare fuori il tuo pene mentre continua il ronzio ?

Oppure allungare la tua terza mano, quella con le dita sensibili, e infilarmele tutte, una per una, e riempirmi ? Le sento già tutte dentro di me. Vuoi farmi venire ? Così ?

E allora anche la tua lingua. Ti prego. Non risparmiarti. Dammi tutto di te.

Lo prenderei, sai ? Il tuo tutto, e anche di più…

Ma…non hai ancora finito ? Allora anche tu non vuoi smettere. Ti piace.

Allora… sei sadico… è per questo che il tuo pantalone è così gonfio, qui proprio davanti a me ? E io sono masochista ? non so… Ma che piacere sottile… e inciso sulla mia pelle…

“Ti rifaccio questa riga… perché…”

Perché ? Hai capito quanto mi piace ? Grazie. Sei buono. Continua allora. Forse riesci a farmi venire. Mi piacerebbe sai ? Cosa direbbero quelli di là, che stanno aspettando, se ad un tratto oltre al ronzio del tuo ago, sentissero anche l’urlo ? Il mio urlo, quello più forte, e lungo. Quello che stai costruendo sulla pelle del mio povero polso. Lo vuoi ? Vuoi sentire il mio urlo ? E poi che faresti ? Lasceresti ogni cosa…? Smetteresti… per allargare le mie gambe ancora di più ? E affonderesti dentro di me ? Lo vorresti ? O forse è già troppo il piacere che senti nella tua mente mentre mi incidi… incidi il tuo segno su di me ?

“Ti piace ?”

“Sì…è bellissimo…sei stato bravo”

“Posso fotografarti ?”

Puoi fare quello che vuoi, lo sai.

Sei il mio cavaliere, ora… il cavaliere degli aghi.

E asciugami ora. Non posso uscire da qui, tutta bagnata.

"Torna, per ogni eventuale... io sono sempre qui...".

Sono troppo bagnata. Aspetta. Non mandarmi via, adesso, solo perché c’è qualcuno che deve entrare ora, e al mio posto.

"Ciao, ti aspetto allora..."

Esco. Ma piano. E i sogni sono ancora con me.

Sta piovendo una pioggia discreta, e non ho ombrelli da aprire.

Cosa faccio ? Vado subito in auto ? O forse è meglio camminare un po’. Sì magari sulla riva del mare. E’ sempre bello in inverno, e con la pioggia tutto sembra più morbido.

La piccola ferita che brucia sotto la fasciatura… non stavo sognando, ora c’è un tatuaggio sul mio povero polso. Povero ? Superbo, come dice il mio amante migliore, “superba giornata amica mia”.

E sono bagnata, è vero. E non solo di pioggia. Bagnata di me.

E ho voglia. La reprimo ? Perché…?

Ricordo una volta, da ragazzina…l’amore sulla spiaggia, sotto una barca capovolta. Era sera come ora. E le luci lontane da noi, passavano appena da sotto, giusto per farci vedere le nostre mani che si toccavano. E le risate. “Ci avrà visto qualcuno…? …e se ci fosse qualcuno qui fuori…?” Nessuna paura allora. Ma adesso ? Mi infilerei sotto una barca capovolta per darmi piacere ? No. E non ci sono più le barche dei pescatori su questa spiaggia. Ora è un porto di lusso. Ma le panchine, quelle sì, ci sono.

Vado più in là, dopo l’ultimo lampione. Quella panchina isolata proprio vicino allo scoglio.

Eccola. Perfetta.

E la pioggia mi aiuta. Questa mano destra, così libera, che mi cerca. Se la lascio entrare sotto lo slip, potrà aiutarmi ? Sì. Penso di sì. Di solito è il mio letto il posto migliore, e meglio sotto il piumone d’inverno. Posso allargare le gambe nude e sentirmi tutta. Riconoscere ogni pelo, e bagnarmi le dita di miele. Ma ora arrivo subito e soltanto alla mia clito. E’ qui, proprio qui sotto, e già mi fa male. La scopro, la apro, nel punto più impazzito di tutto il mio corpo. Da lì è impossibile tornare indietro. Quando arrivo su quella punta di piccolo cazzo infuocato, la testa mi scoppia.

E allora, sì. Mi lascio scoppiare.

E’ stata una bella giornata.

E qui la pioggia è diversa dal solito. Calda, caldissima tra le mie cosce.

……………………………………………………

Dedicato ad Alex Tatu, tatuante in Sanremo.


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Zia Monica

Era una delle estati più calde che la mia memoria possa ricordare,

avevo 18 anni, i miei genitori mi avevano lasciato per i 3 mesi estivi da una mia prozia, perché avrebbero passato l’intera estate all'estero per lavoro.

Questa mia prozia di nome Monica abitava con il marito in una villa in campagna, ma il marito tornava a casa solo nei fine settimana perché durante la settimana era impegnato con il suo camion in giro per l'Italia.

Zia Monica all'epoca aveva 35 anni e, non so bene per quale motivo, aveva sempre da ridire qualsiasi cosa facessi; sembrava che la mia presenza nella sua casa la innervosisse moltissimo.

Dopo il primo mese trascorso con lei la situazione era diventata insostenibile: non ero libero di muovermi che venivo subito severamente rimproverato, finché una mattina...

Ero in quella che era la mia camera e stavo facendo un pò di ginnastica quando sento mia Zia urlare dalla cucina e la vedo entrare con fare minaccioso. Mi salta subito addosso e in un attimo mi ritrovo sdraiato per terra a pancia in giù con i pantaloni della tuta abbassati e lei che mi sculaccia di santa ragione. Dapprima mi sculacciò sulle mutande ma non contenta me le abbassò e continuò sulla pelle nuda; dopo 5 minuti d'inferno finalmente si alzò e rimase in piedi a guardare il mio sedere rosso come un peperone; io allora mi voltai a pancia in sù e distrattamente non mi accorsi che le mie mutande erano ancora abbassate e quindi mia Zia vide per la prima volta il mio pene. I suoi occhi erano spalancati, fissi sul mio membro, con un'espressione mista fra stupore e incredulità, come se lei non ne avesse mai visto uno prima. Appena mi resi conto di cosa stava accadendo mi ricomposi subito e corsi in giardino. Prima di varcare la soglia del giardino mi voltai in dietro e vidi mia Zia ancora ferma in piedi nella stesso punto con lo sguardo perso nel vuoto.

Avevo avuto la conferma: il mio pene era più grosso e più lungo del normale; d'altronde me lo avevano già fatto notare i compagni della squadra di calcio in cui giocavo, che sotto la doccia si complimentavano con me per le dimensioni "esagerate" del mio pene; almeno così dicevano loro ma non avevo avuto mai altri riscontri.

Dopo quella sculacciata (molto dolorosa!) mia Zia cambiò atteggiamento nei miei confronti; notavo infatti che era più tranquilla, mi lasciava fare quello che volevo senza più assillarmi. Adesso viene il bello!


Una mattina 2 o 3 giorni dopo, mentre io ero ancora comodamente appisolato nel mio letto, sentii la porta della mia camera aprirsi lentamente. Senza farmene accorgere aprii leggermente gli occhi e vidi mia Zia che con passi brevi e leggeri si avvicinava al mio letto; dopo un attimo di esitazione mi sfilò il lenzuolo che mi copriva ed io rimasi in mutande sdraiato di fronte a lei, naturalmente facendo finta di dormire. Con gesti delicati e attenti mi abbassò lentamente le mutande e rimase con il suo viso a pochissimi centimetri dal mio pene; lo guardava girandoci attorno con lo sguardo fino a quando lo prese in mano e lo sollevò appoggiandomelo sulla pancia. In questo modo liberò alla sua vista i miei testicoli gonfi e proporzionati al resto (quindi molto grossi!). Con la mano destra teneva il pene e con la sinistra toccava i testicoli per saggiarne, credo, la consistenza. Dopo pochi secondi sentii il mio pene pulsare, e in pochi attimi un'erezione devastante prese piede in me.

Non appena mia Zia si rese conto di quanto stava accadendo mollò la presa e rimase immobile a guardare il mio bastone eretto, come una bandiera piantata per terra.

Non so cosa passasse per la testa a mia Zia in quel momento, so solo che con due dita tirò giù la pelle che ricopre la cappella e nel tentativo di fare il movimento contrario trovò molte difficoltà. La mia cappella, infatti, una volta liberata era diventata ancora più gonfia e mia Zia non riuscì più a ricoprirla.

Mi sollevò le mutande e con grande difficoltà ci cacciò dentro il mio pene ancora turgido e poi uscì dalla stanza.

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