La primavera by Dick Tracy 

La primavera by Dick Tracy

La primavera, una situazione più che una stagione: l’aria si rende quasi magica, il profumo degli alberi in fiore penetra direttamente gli animi, i sensi si addolciscono e qualcosa migliora alcuni tra i più bei rapporti d’amicizia creatisi durante un lungo, grigio, ma significativo inverno.

Due anni fa, durante quel periodo particolare, io e la mia amica Antonella decidemmo di iniziare ad aiutarci vicendevolmente per gli ultimi impegni scolastici che ci affliggevano.

Fu così che un mercoledì come tutti gli altri le telefonai per invitarla a studiare a casa mia, dovevamo preparare un’importante interrogazione così lei accettò e circa una decina di minuti dopo era da me.

La accolsi con un dolce bacio sulla guancia invitandola a seguirmi in camera. Preso posto uno di fronte all’altro ci sedemmo alla scrivania e tirammo fuori i libri per cominciare.

Le prime domande furono rapide, con risposte istantanee che volevano preannunciare un cambiamento di programma imminente. Gli sguardi cominciarono ad incrociarsi mentre il silenzio dominava la casa.

Ad un certo punto:

“Che male…, che male!” –disse- “Queste scarpe sono atroci, posso toglierle se non ti dà fastidio?”.

Risposi con un cenno positivo mentre il mio sguardo era catturato in quella che era la più atroce trappola che avessi mai incontrato, una trappola tuttavia piacevole: quella dei suoi occhi!

Si liberò delle scarpe e il mio sguardo cadde verso il basso; quei piedi perfetti, nudi, mi facevano uno strano effetto… ripresi a fissarla negli occhi mentre sentii che uno dei suoi piedi sfiorava le mie gambe come una delicata carezza fino a raggiungere il capolinea. Si accorse subito che non indossavo slip ma solo un paio di pantaloncini sportivi, per giunta larghi; così dopo averlo stuzzicato dall’esterno scivolò dolcemente al di sotto dei pantaloncini… tutto iniziò pian piano a prendere forma e il movimento del suo piede sembrava diventare sempre più impetuoso, i nostri occhi erano fissi, i nostri sguardi s’incontravano, i nostri visi con estrema lentezza iniziarono ad avvicinarsi finché le nostre lingue non si sfiorarono e i nostri sensi caddero in un lungo quasi interminabile bacio.

Il suo piede era nel frattempo ritornato dov’era prima, lei mi guardò e mi disse:

“Voglio vederti suonare per me!”

Mi alzai e fissandola con un inteso sguardo le afferrai la mano trascinandola con me vicino alla consolle… misi su i primi due dischi e lei cominciò a muoversi sensualmente davanti a me.

Il pensiero di vedermi cimentato a suonare solo per lei la divertiva parecchio, seguiva perfettamente il ritmo della musica che era ormai diventato un tutt’uno col suo sinuoso corpo, Le sue mani accarezzavano lentamente il suo seno, stringendolo in una mossa erotica da paura.

La musica diventava sempre più il metronomo dei suoi movimenti mentre il mio pensiero volava verso l’orizzonte del suo corpo! Piegandosi lentamente sulle ginocchia apriva le gambe mentre le sue mani accarezzavano con impeto le cosce finché non raggiunsero la cerniera posteriore che reggeva la gonna, un gesto leggero ma deciso la fece cadere sul pavimento lasciando scoperte le sue mutandine di pizzo nere.

Ci volle poco perché si ritrovasse in lingerie davanti a me mentre continuava a ballare sulla musica che io suonavo per lei.

“Continua, non ti fermare!”.

Fu questo che pronunciò prima di continuare la sua performance dietro di me: cominciò ad accarezzarmi lentamente facendo suo tutto il mio corpo. La musica non si fermava mai, sembrava voler accompagnare in eterno la sua voglia di godere. Sentivo la sua lingua che lenta scivolava sul mio collo inumidendolo di saliva mentre il suo fiato mi assicurava che il suo godimento aumentava ad ogni battuta del disco. Una mano s’introdusse tra i miei pantaloncini ed afferrò quello che era diventato un grosso pezzo di carne voglioso di un posto sicuro dove rifugiarsi.

L’altra mano era pronta a sbottonarmi la camicia per scoprire il mio petto prossima meta della sua lingua… ci volle poco perché mi ritrovassi di fronte a lei mentre scendeva lungo il mio corpo appoggiando su di esso la punta della sua lingua, dal collo al petto lungo la pancia fino a raggiungere il mio cazzo: mi lasciai sfuggire un gemito di piacere che dette il via al suo modo maestoso di dimostrarmi come sa spompinarsi un grosso cazzo in piena regola!

La sua lingua lo percorreva dalle palle fin su la capocchia per inumidirlo ben bene, o meglio per prepararlo all’accoglienza che presto mi fece nella sua bocca: sentivo il suo calore che si sperdeva in tutto il mio corpo regalandomi brividi di piacere lungo tutta la schiena. Le sue morbide labbra aderivano perfettamente alla mia pelle mentre la lingua all’interno dava lenti ed incisivi colpetti che acceleravano al massimo le mie pulsazioni sanguigne; Con una mano me lo stringeva mentre con l’altra muoveva le palle per farmi godere sempre più. Stavo per esplodere ma lei se ne accorse: non avrebbe mai sprecato una situazione di quel livello per un solo pompino!

In un baleno si rialzò, le sue mani si dispersero tra i miei capelli: ero suo!

Si stese sul pavimento portando la mia testa fra le sue gambe, la schiena al primo impatto col marmo diede uno scatto a tutto il corpo che spinse la sua umida fica verso le mie labbra che non potevano far altro che accoglierla: il lento movimento della mia lingua percorreva le sue grandi labbra che si bagnavano a vista d’occhio… un giro… due… poi cadde all’interno. La musica era ormai finita e la puntina accarezzava la parte finale del disco emettendo un ripetitivo e fastidioso rumore che però in quelle circostanze sembrava piacevole forse perché anticipava il suo ansimare ritmato e preciso!



La mia testa era prigioniera delle sue mani che la spingevano sempre più vicino, ad un tratto con violenza mi riportò al suo livello, mi baciò profondamente…

“Voglio sentirti dentro di me!”

Riuscì a sussurrare tra un gemito e l’altro mentre afferrandomelo lo introduceva al suo interno:

“Si… fino all’orgasmo...!!!”

Gridò nel momento in cui le sue labbra vaginali si dischiusero lentamente al passaggio del mio cazzo.

Dosavo bene i primi colpi per evitare di farla venire, le sue gambe s’incrociarono dietro la mia schiena stringendo sempre più la presa… eravamo uniti, quasi una cosa sola.

Sentivo scorrere le sue unghie lungo la mia schiena, un lento graffiare, il più dolce che avessi mai provato.

La sua testa pendeva all’indietro,schiudeva gli occhi mostrando una lieve fessurina di colore bianco: stava godendo come non mai… era mia!

La afferrai in un abbraccio rassicurante e la sollevai, curandomi di non far uscire il mio duro cazzo da lei, una mia mano le reggeva le spalle, l’altra le reggeva il sedere: eravamo in piedi, io dentro di lei, e lei quasi come appollaiata sulla mia asta… la tiravo giù e la risollevavo… dentro, fuori… su, giù… un movimento cadenzato, perfetto. La sua lingua cercava la mia bocca… mi riempì di saliva il volto mentre mi stringeva sempre più, stava venendo… la adagiai sul letto cominciai a massaggiarle il seno mentre la baciavo,…

“ti piacciono i miei piedi vero?” disse guardandomi e alzando una gamba… mi avvicinò il piede al viso, mi toccava mi accarezzava… cominciai a baciarlo…

“lo devi leccare!” mi disse, cominciai a insalivarlo ben bene… lo feci entrare nella mia bocca, lei impazziva…

allora aiutandosi con l’altro piede iniziò a scoprirmi l’uccello… una sega fatta con i piedi, ma unica! Stavo per godere… dissi “sto per venire, preparati!”, si fece sborrare sui piedi, le ricoprii piedi del mio liquido… lei con le dita lo raccoglieva e lo portava alla bocca, che gran troia!

Ci rivestimmo, ci sedemmo a studiare, io leggevo e lei ripeteva…

Continuava però ad accarezzarmelo col suo delicato tocco di piede!

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