Racconti Erotici 

Il premio Femmina by Laura

Sono dinanzi allo specchio ipnotizzata dal mio seno che s’intravede sotto la camicetta trasparente e mi chiedo per quale motivo dovrei abbottonarla considerato che non nasconde nulla. La corta gonna nera è stesa dinanzi a me, senza staccare gli occhi dalla mia immagine riflessa la prendo e la indosso. Mi guardo e slaccio tutti i bottoni che chiudono l’ampio spacco. Infilo una mano sotto il tessuto e la apro scoprendomi completamente il pube. Mi piaccio!
Mi sento eccitata dalla mia stessa figura, dal seno che spinge sul velo, dalle mie gambe nude, sono sicura che gli piacerò.

Sono il premio Femmina!

Un gioco nato per vincere la noia di una serata troppo “formale”, un diversivo scherzoso sta per divenire una morbosa realtà. All’inizio nessuno lo ha preso sul serio ma poi…

Eccomi qua, femmina e pronta a recitare sino in fondo la mia parte .
Scendo le scale e vado verso la cucina, non mi raccapezzo ancora in questa casa ma il percorso l’ho memorizzato per non rischiare di perdermi nell’eccitazione che si sta impossessando del mio corpo. Lui è lì che mi attende, colui che mi ha vinto ieri sera. Sono il suo premio, la femmina che gli si concederà completamente. Ora!

- Sono il tuo premio Femmina! – questa è la frase convenuta.
- Beviamo qualcosa. – propone lui.

Da come mi guarda capisco che non si aspettava di vedermi. Il mio abbigliamento non lascia dubbi sulle mie intenzioni: voglio giocare sino in fondo. Ingoio un sorso di vino dal bicchiere poi mi alzo e mi avvinghio a lui, lo bacio mentre m’infila una mano sotto la gonna aperta.

- Non perdi tempo! – mi fa notare.
- Non ho tempo! – rispondo

Non so perché ho risposto in quel modo ma inizio a spogliarlo. Bacio il suo petto, mordicchio i capezzoli intanto accarezzo il pacco che sta sotto i calzoni. È già eccitato e la cosa mi stuzzica, scendo lentamente, sempre baciandolo, e gli slaccio i calzoni. Il membro scivola fuori maestoso ed invitante, pronto per me. Lo bacio, lo lecco e lo ingoio. Ci siamo scambiati poche parole e sto già con il suo sesso in gola, mi sento concretamente vacca e questo stimola la mia fantasia. Ci metto tutta la passione che conosco nel succhiarlo e ne percepisco i primi risultati sulla lingua mentre penso che non sarà poi tanto brutto recitare la parte del premio Femmina questa volta.
Lui mi fa alzare e mi spinge contro il tavolo, mi slaccia la camicetta ma non la sfila, mi accarezza il seno e me lo bacia. Io stringo il membro con la mano e ne percepisco le pulsioni di desiderio. Lo voglio anche io e quando mi stende sul tavolo perdo la ragione, mi porto il pene sul pube ancora protetto dagli slip e me lo strofino sul tessuto.

**
Laura ha la schiena appoggiata sul bancone della cucina, le gambe a terra leggermente aperte e la schiena splendidamente arcuata, si offre al suo conquistatore mentre gli lecca le dita della mano che ha sulle labbra. Il suo viso mi fa capire che, oramai, non ha più il controllo delle proprie azioni, quando è in questo stato ha un solo obiettivo: il piacere. Deve soddisfare la sua voglia in ogni modo, ad ogni costo. Brandisce il membro e se lo strofina sul pube, sopra gli slip e si lascia accarezzare il seno. I suoi gemiti sono invitanti ed eccitanti, pare completamente abbandonata agli eventi, senza propria volontà; è un corpo desiderabile da cui trarre piacere. Lui scosta leggermente gli slip di Laura e punta il glande sulla morbida peluria del pube ma non può penetrarla in quella posizione nonostante lei spinga in avanti il bacino, allora si limita a stuzzicarla.
Laura non resiste più, lo fa stendere al suo posto e si pone dinanzi al membro, lo mena, lo accarezza, lo stringe con forza tra le mani. Lo studia a lungo ammirandone la consistenza e la lunghezza, quindi avvicina il viso e lo ingoia lentamente. Aspira con forza mentre scende sino a prenderlo nel profondo della gola. Torna su e lo lecca avidamente prima di tornare ad ingoiarlo. Insiste in questa micidiale sequenza sin che lui non l’allontana dopo averla afferrata per i capelli, si alza e si pone dinanzi a lei, la fa appoggiare al bancone della cucina e le solleva una gamba prima d’avvicinare il pene al suo corpo. Appena spinge in avanti il bacino la penetra senza difficoltà, le entra dentro mentre lei scivola in vanti per farlo sprofondare sempre di più. Si muove senza troppe attenzioni, spinge con forza il membro nel ventre di Laura che geme ad alta voce, lei pare sciolta dal piacere e prende tutto quello che le viene dato.
Cambiano posizione per richiesta di lei che vuole farsi montare, così ha detto!
Lei s’inginocchia a terra e solleva il sedere in attesa. Si fa penetrare poi prende a muoversi in controtempo a lui roteando il sedere in modo tanto sensuale che pare già in preda ad un orgasmo, ma sta semplicemente godendo nella posizione che meglio di tutte la fa sentire preda di un uomo.

**

Mi sta montando come un vero animale, il suo arnese mi scivola dentro tanto velocemente che quasi non lo sento uscire per poi rientrare, è una presenza costante in me ma sono troppo eccitata per sentirlo bene. Ad ogni affondo mi fa sobbalzare in vanti, il seno pare impazzito nella sua danza. Mi piace essere presa da dietro con questa violenza, mi eccita pensare a cosa sta entrando in me e come, ma voglio sentire di più. L’eccitazione ora non mi soddisfa più.
Come se mi leggesse nella mentre lui scivola via dal mio ventre e mi aiuta ad alzarmi. La dolcezza di questa mossa è subito contrastata dalla violenza con cui mi fa piegare nuovamente sul tavolo della cucina, questa volta a pancia in giù. Senza che riesca a capire le sue intenzioni mi ritrovo con due dita nella micia che frugano all’interno. Lui è davvero bravo, arcua le dita in modo da premere sulle pareti interne della vulva e stimolare con forza i miei punti più sensibili, se continua così mi fa venire in pochi istanti. Voglio fermarlo ma non riesco a far altro che godere. Rimango immobile con il fiato corto a gustarmi la sua mano, mi porta al limite dell’orgasmo poi la sfila via!
“Bastardo!” sussurro mentre ansimo disperata.
Ma la sua intenzione non è quella di farmi soffrire: immediatamente sento un dito tornare nella mia femminilità ed un altro spingere sul buchino dietro. Mi penetra contemporaneamente il sedere e la micia, spinge con forza e mi ritrovo le sue dita completamente dentro allora impazzisco.
Lo prego di non fermarsi, di continuare, di farmi godere. Sento il piacere crescere sempre di più, sento l’orgasmo avvicinarsi… ma questa volta sono io a fermarlo. Non mi bastano le sue dita.
Ora voglio qualcosa di più grosso dentro di me!

**

Laura è fuori di sé, ha sul viso l’espressione goduta delle grandi occasioni. Fa stendere a terra il suo occasionale amante e gli si pone sopra, in piedi con le gambe aperte. Si lascia ammirare per qualche istante poi scende, cala sino a porre la vagina sopra il pene, attende che lui lo posizioni poi scende decisa sino in fondo. Lo prende dentro ansimando mentre attacca la sua danza preferita, descrive ampie orbite con il bacino mentre sale e scende ripetutamente. Ha gli occhi chiusi ed è completamente concentrata, regola il respiro con la penetrazione e le ritmiche contrazioni del bacino. Ora è una macchina da piacere, quando entra in questa condizione può venire quando vuole. Se prolunga l’azione è solo per gustarsi a fondo l’amplesso.
Pare incredibile che il suo corpo così magro sia in grado di accogliere dentro di sé tutta quella carne, eppure il membro scivola in lei bagnato dai suoi stessi umori, la vagina si apre e lo circonda alla perfezione in un morbido abbraccio prima di farli provare l’umido calore del ventre. Il bacino si gonfia leggermente quando lo ha tutto dentro, gli addominali si contraggono e lei inspira. Si riempie i polmoni d’aria poi si solleva e lo fa uscire espirando. Sposta il pube in modo da farlo puntare lungo le pareti quando si muove e gode!
Poi Laura fa qualcosa d’inaspettato; si solleva sino a farlo uscire del tutto e sussurra all’uomo qualcosa del tipo:”Devi cogliere tutto del tuo premio Femmina!”
Sempre restando su di lui sposta il bacino, porta il sedere sopra il pene e cerca di scendere. La vedo serrare gli occhi per il dolore poi spalancarli quando riesce a prenderlo nelle viscere. Rimane immobile per qualche istante poi torna muoversi.
Il suo corpo pare avvolgersi intorno al maschio che ha sotto, si spinge con forza verso il basso per farsi letteralmente sfondare da lui, così impalata gode ancora più di prima, se mai fosse possibile. Quando raggiunge l’orgasmo urla ma non si ferma, continua a saltare su quell’asta di carne come se da questo ne dipendesse la sua stessa vita. Gode sino in fondo di quella presenza poi si lascia cadere su di lui senza, però, farlo uscire.

- Mi hai avuta completamente…! – riesce solamente a dire

Dolorante ma appagata si solleva da lui ma non si alza in piedi. S’inginocchia ed attende.
Lui comprende, ha ancora i testicoli pieni e vuole svuotarli.
Si pone dinanzi a lei e spinge il membro nella sua gola.
Laura succhia voracemente e ben preso il suo viso si riempie di seme. Continua a leccarlo mentre lui gode, lascia che il liquido seminale le coli sul viso, sul seno e sul corpo. Si lascia marchiare dal suo odore rispettando sino in fondo il ruolo di Femmina.

**

Sento il suo seme colare sulla mia pelle e la cosa mi piace, sono un po’ dolorante ma languidamente appagata. Non mi aspettavo di riuscire a godere in questo modo grazie ad uno stupido gioco, ma ora ne sono felice. Mi rialzo e chiudo la camicetta, sento il tessuto appiccicarsi al liquido seminale che ho sul seno e questo mi fa tornare alla mente cosa ho appena fatto. Mentre mi allaccio la gonna osservo i miei slip a terra, li raccolgo ma non li indosso. Torno in camera senza degnare di uno sguardo l’uomo che mi ha appena avuta. Ho fretta di tornare su, voglio ancora godere ma con il mio uomo adesso.

Una storia di Laura e Luciano M.

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Fatti Scopare by Laura

Siamo qui, in questa stanza che pare arredata con gli oggetti recuperati dalla scenografia di un film, al secondo piano di questa villa in cui mi hai portata questa notte. È tutto sul rosso e sul porpora: colori che richiamano la passione. Non conoscevo questo posto ma ho capito cos’era e cosa dovevo fare qua ancor prima di raggiungerlo. Mentre mi vestivo per uscire sei entrato in camera e mi hai detto fatto levare il reggiseno, poi hai cercato nell’armadio questa camicetta così trasparente che non riesce a nascondere nemmeno il colore della pelle e mi hai detto d’indossarla. La gonna?
Hai preso un foulard di seta e me lo hai legato in vita, a mo’ di pareo. Ti sei allontanato di qualche passo poi hai mormorato: “Perfetta! Sei irresistibile”.
In macchina hai parlato di tante cose ma non hai accennato alla nostra meta, lasciavi alla mia fantasia il compito d’immaginare, di sognare ed anche di sperare, lo ammetto. Intanto iniziavo ad eccitarmi, tu sai come stuzzicare la fantasia, sai quanto mi provoca concedermi completamente alle tue fantasie e realizzarle per te. Sei il mio uomo ed hai il totale controllo sulla mia mente e sul mio corpo.
Siamo arrivati in questa villa isolata, ho notato quante macchine sono posteggiate fuori ma non ti ho domandato nulla. Sono scesa dall’auto e ho preso l’impermeabile per coprirmi ma tu mi hai detto che non faceva poi così freddo e lo hai riposto sul sedile. Mi sentivo nuda ma era una sensazione piacevole.
Dentro la villa tanta gente riunita in gruppetti. Siamo entrati ed ho sentito gli occhi degli uomini premere sulla mia pelle. A dire il vero erano tutti molto discreti ma i loro sguardi erano inequivocabili. Ho notato come le donne fossero vestite, o nude, altrettanto quanto me, tutte molto belle e circondate ognuna almeno da tre maschietti con gli occhi iniettai di sperma. Mi hai fatto accomodare su di un divano poi sei andato a prendere qualcosa da bere, per un istante sei sparito dalla mia vista e mi son sentita persa, notavo come alcuni dei presenti erano tentati di raggiungermi, poi sei arrivato con un altro uomo. Vi siete seduti ed abbiamo bevuto insieme.
Lui mi è rimasto subito simpatico, adocchiava il mio seno senza insistere troppo, era chiaro che gli piacevo ma non era troppo insistente. Mi son tranquillizzata e rilassata, ti ho guardato negli occhi ed ho capito, ma aspettavo il tuo segnale.

- Fatti scopare! – mi hai detto all’improvviso mentre una mano del tuo amico mi sfiorava le gambe.

Ti ho guardato, poi ho fissato lui e mi sono alzata.
Mi hai preso per mano e condotta di sopra mentre lui ci seguiva, non ho avuto la forza di guadare gli altri presenti che, senza dubbio, sapevano.

Ora sono qui, in piedi al centro della stanza che osservo la mia immagine sul grande specchio alla parete. Sciolgo il foulard che copre a stento le gambe e lo lego più in alto lasciandolo aperto sul davanti. Lui è seduto dietro di me e tu stai sul divano più lontano. Mi guardi poi torni ad ordinarmi:

- Avanti, fatti scopare!

Mi liscio le calze mentre assimilo le tue parole. Sento il seno uscire dalla camicetta tanto sono turgidi i capezzoli.
Sono eccitata, ho voglia di sesso.
Vado verso il tuo amico e sciolgo il nodo della mia improvvisata gonna. Mi lascio accarezzare e baciare la pelle. Ha delle belle mani: calde, vigorose, morbide e sensuali. Mani che sanno dove andare, cosa toccare, dove premere per farmi provare delle sensazioni intense. Mi fugano, esplorano il mio corpo senza malizia ma con maestria.
Lui mi fa chinare per baciarmi i glutei. Come fa a saperlo quando mi piace?
Lentamente mi sfila gli slip senza smettere di baciarmi la pelle o di accarezzarmi. Con gli occhi appannati dall’eccitazione ti guardo, cerco di dirti che sto per scopare per te. Ma lo sai.
Un dito divide le labbra della vagina, sfiora il clitoride, ed ho una fitta d’intenso piacere. Forse gemo troppo forte ma sto perdendo l’equilibrio. Sollevo il sedere ed apro le gambe, voglio quel dito, voglio questi stimoli, voglio godere. Improvvisamente mi penetra con il dito medio, lo arcua e scava dentro di me, preme con forza sulle pareti interne e centra il punto giusto immediatamente. Penso d’impazzire, il piacere è sempre più intenso. Non oso pensare cosa mi capiterà quando sarà il suo membro a penetrarmi. Lui insiste, mi sta distruggendo con quel dito. Vorrei fermarlo ma non riesco a fare nulla se non rimanere chinata e subire le fitte di piacere.
Finalmente allontana la mano, ancora qualche istante e sarei crollata a terra in preda all’orgasmo. Mentre si spoglia riprendo fiato, rimango allibita di fronte al suo pene eretto ed invitante. È ben dotato ma non enorme, meglio così! Per ringraziarlo del piacere che mi ha dato e per te, che ami guardarmi succhiare il sesso di un uomo, mi chino verso di lui e lo ingoio. Lo faccio godere un po’ anche per eccitarlo a dovere e spremerlo meglio dopo. So che più lo faccio eccitare adesso meglio mi sbatte dopo.
Non ne può più. Mi allontana e si siede sulla sedia con il membro svettante. È davvero invitante, lo osservo ed inizio ad immaginarmelo dentro. Mi accorgo di ansimare al solo pensiero e mi controllo, non voglio apparire così vogliosa di lui.
“Fatti scopare” mi hai detto, penso mentre mi posiziono su di lui.
“Ora guardami come mi faccio scopare!” penso mentre scendo lenta sul membro.
Come lo sento entrare mi fermo per un istante, ti fisso negli occhi e mormoro:

- Guarda! Guarda come mi apre! – so che ti eccita sentirmi raccontare cosa provo mentre lo faccio.

Scendo e lo prendo completamente dentro, mi sento riempire il ventre mentre scorre dentro di me e mi fa godere.
Punta, ho una leggera fitta di dolore e mi sfugge un gemito. Appoggio le natiche sulle sue ginocchia e lascio al mio ventre il tempo di adattarsi muovendo leggermente i fianchi. Lo sento bene, è una presenza importante dentro di me e mi piace. Lui spinge delicatamente e m’invita a muovermi. Sento i tuoi occhi addosso, li percepisco direttamente sul pube, dove il mio corpo è violato dall’altro e mi fai eccitare ancora di più. Mi muovo per te, lo cavalco come so ti piace che io faccia con gli altri. Devo essere porca, vogliosa e godere.
Cambiamo più posizioni per il nostro e tuo piacere.
Prima mi metto carponi e mi lascio sbattere violentemente. Sono eccitata e lubrificata a meraviglia, lui può muoversi come vuole, prendo tutto quello che vuole mettermi dentro. Lo sento, lo sento in un modo meraviglioso e mi fa godere. Sto per perdere il controllo, quando sono così eccitata e l’uomo sa darmi gli stimoli giusti non riesco più a connettere. Lascio all’istinto il compito di guidarmi al piacere immenso.
Mi sento prendere per i fianchi mentre lui esce da me, quindi trarre a terra. Mi accorgo che lui è sdraiato dietro, lo sento aprirmi le gambe e guidare il membro sulle labbra della vagina. Chiudo gli occhi e respiro piano sin che, con un colpo di reni, mi entra nuovamente dentro. Ora il suo corpo è premuto contro il mio, sollevo la testa e guardo il mio ventre poi scendo sul pube. Vedo quell’asta di carne violarmi con estenuante regolarità, esce ed entra in me. Ad ogni affondo ho una fitta di piacere. Ti guardo per un ultima volta mentre sono ancora lucida e mi chiedo se è questo che volevi; i tuoi occhi confermano e mi lascio andare. Ora voglio godere.
Contraggo a tempo con le sue spinte il bacino, lo sento sempre più dentro, sempre meglio e coltivo l’orgasmo. Quando lo sento arrivare mi abbandono e lascio che il mio corpo reagisca come è stato programmato per fare.
Godo!
Un onda dopo l’altra il piacere mi fa ansimare, sento le natiche sollevate ed i muscoli della schiena tirare ma non capisco cosa sto facendo. Lui mi penetra ripetutamente nel preciso istante in cui un onda di piacere mi fa contrarre, in questo modo sento enorme la sua presenza in me. Temo di perdere i sensi, il cervello pulsa in modo doloroso. Poi tutto finisce lentamente. Sono spossata, distrutta ed ansimante. Lo sento scivolare via, uscire dal mio ventre. Sono intorpidita, priva d’ogni volontà, voglio solo godermi questa sensazione d’estremo benessere. Percepisco sulla bocca il mio sapore e la apro, non apro gli occhi so cosa è. Lecco svogliatamente ciò che ho dinanzi sin che qualcosa di tiepido mi viene spruzzato sul viso. Sento un rivolo colare sul lato della bocca mentre altro seme m’imbratta il seno, non me ne preoccupo, sono in pieno languore post orgasmico potrebbe farmi di tutto ora.
Lui si riveste e se ne va, vi sento parlottare mentre rimando stesa nella stessa posizione. Lentamente riprendo coscienza di me, la mente si riempie di profumi, di sensazioni, di piacere, di sesso. Ho la piena cognizione di cosa ho appena fatto e mi sento placidamente languida.
Ti avvicini e mi porgi i vestiti, non dici nulla ma i tuoi occhi parlano per te. So d’essere riuscita a soddisfarti ancora una volta. Mi vesto senza ripulirmi dal seme, lo tengo sulla pelle mentre m’infilo la camicetta ed il suo tessuto si bagna in quel punto. Infilo gli slip sulla vagina bagnata, allaccio il foulard in vita e mi controllo allo specchio. Il seno è ancora turgido ed il seme del tuo amico macchia la camicia.
Usciamo dalla stanza e solo in quel momento mi accorgo che lo specchio, in realtà da sul corridoio. Da lì si può vedere l’interno della stanza. Noto anche qualche bicchiere abbandonato ed un posacenere pieno. Mi domando in quanti hanno assistito al mio amplesso, vorrei domandartelo ma so che me lo dirai quando sarà il momento. Quando avrai in mente un nuovo gioco amore mio.

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Scommettiamo? by Scarlet

Sono un po' indecisa, più curiosa che eccitata.
Dove cazzo ti tocco?
Scorro lo sguardo sul tuo corpo nudo, accanto al mio.
Ho sempre pensato che se fossi un uomo, potrei rimorchiare qualunque donna io desideri. E' un po' come barare, anche se è comodo sapere quali risposte dare, quali complimenti fare e, soprattutto, cosa non dire.
Ma adesso?
Sorrido come una stupida e prendo tempo nell'unico modo che potresti concedermi:
"Sei bellissima..."
Sono davvero io quella donna con l'aria da ebete che vedo riflessa nella specchiera di fronte al letto? Speravo di apparire semplicemente emozionata come, in effetti, sono.
E'... tutto diverso.
La prima volta che sono con un uomo, di solito, mi mostro arrendevole e moderatamente timida, per poi scatenarmi, gradualmente. Mi piace dargli l'impressione di gestire la situazione.
Mi faccio toccare, baciare, spogliare. Lo guardo di sotto in su, come per dire "ti prego, abbi pazienza, mi perdo nelle tue braccia e non rispondo delle mie azioni se continui così".
Gli occhioni da bimba bisognosa di coccole hanno su di lui un effetto rassicurante, mentre il pudore con cui mi nego alle sue carezze gli fa venir voglia di spingermi a trasgredire.
Tutto calcolato, insomma, perché lui pensi che certe cose non le faccio, non le ho mai fatte e se le ho fatte è stato controvoglia, ma che con lui e solo con lui - che è speciale - posso essere troia come non lo sono mai stata prima.
E' un gioco in cui ormai sono maestra, conosco le mosse giuste e la sua virilità svetta baldanzosa, seppellendo qualche piccolo dubbio alimentato dal repentino cambiamento nei miei modi non appena comincio a succhiarlo di gusto. Ognuno ha le proprie debolezze.
Ma con te come mi devo comportare?
Riconosceresti le tipiche moine femminili, di certo non ti incanterei.
L'unica è essere spontanea, ma il problema è che... ancora non ho capito come mi sento.
Sfioro i tuoi capezzoli con le dita, mi meraviglio quando si induriscono sotto il mio tocco.
I nostri rossetti si incontrano, si fondono in un nuovo colore. Pensiero banale: non ho mai baciato il make-up di un'altra, non ho mai avuto il timore di farmi scoprire il suo fondotinta sulla camicia.
Mi appoggio a te, piano, seno contro seno. Morbido dove dovrebbe essere duro, curve al posto di linee rette, l'odore fin troppo simile al mio. E' come se qualcuno avesse scardinato i parametri del mio universo e ora cercassi nuovi punti di riferimento, sorpresa di scoprirli noti, familiari... speculari.
Mi colpisce questo pensiero. Credevo che andare a letto con una donna comportasse un confronto fisico. Lei è più bella di me, ha più cellulite, ha le tette meno grandi, la bocca diversa. Cose di questo tipo, insomma. Immaginavo imbarazzo per le smagliature o per quei buchini sulle cosce.
Pensieri che non ho mai avuto con gli uomini: loro smaneggiano, afferrano, apprezzano senza l'occhio clinico e allenato di una donna abituata a valutare con un unico sguardo una potenziale rivale. E invece il problema vero è l'atteggiamento, almeno per una, come me, abituata ad agire in un contesto in cui i ruoli uomo-donna difficilmente si discostano da alcuni stereotipi conosciuti.
Diciamola tutta, so come incantare un uomo: quando proprio la situazione mi sta sfuggendo di mano, un bel pompino gli mette a riposo i neuroncini e lo predispone positivamente nei miei confronti.
Mi vengono in mente pomeriggi di gossip spinto sulle abitudini sessuali particolari di conoscenti insospettabili, in cui alla fine ci si domandava "chissà dei due chi è che fa l'uomo?"
Mi rendo improvvisamente conto che non era una domanda oziosa!
Ti guardo, temendo di essermi persa nei miei pensieri per troppo tempo, e scopro i tuoi occhi maliziosi e divertiti.
Maledetta, dopo tutto è per il tuo "scommettiamo?" che sono qui adesso!
Quella parolina che hai pronunciato con il riso a fior di labbra.
Godi nel vedermi improvvisamente imbranata, tu che hai sfidato la nonchalance con cui sono solita accogliere le confidenze e le confessioni più perverse, con la mia aria da donna del Duemila che non si sconvolge davanti a nulla. Mi hai incastrata per benino, il mio orgoglio non mi avrebbe mai permesso di tirarmi indietro. E la curiosità, poi, uno di questi giorni mi fregherà.
Cazzo! Ho voglia di far scomparire quel sorriso dal tuo viso.
Stringo nella mano un seno, apprezzandone la consistenza, e mi viene naturale succhiarlo, strofinarlo sul mio viso, riafferrarlo e leccarlo. Ti lasci sfuggire un gemito, e so che non è perché ti sto scartavetrando la pelle con la barba, come farebbe un uomo al mio posto.
Mordo, improvvisamente, golosa e cattiva, ma senza fermare il mio viaggio appena iniziato per sbirciare la tua espressione sicuramente stupita.
Detesto ammetterlo, ma i tuoi occhi mi intimidiscono davvero.
Sono su di te, afferro entrambi i seni con le mani, ne stringo i capezzoli e tuffo il viso proprio in mezzo, leccando e respirando il tuo profumo. Mordicchio, bacio e lecco tutto ciò che incontro, scendendo giù lungo la curva dei fianchi. Una piccola pausa intorno all'ombelico, baci umidi, soffio per vedere la pelle incresparsi, bacio ancora con la bocca calda e poi di nuovo soffio.
Bella, sei davvero bella. Mille volte mi sono chiesta se questo mio amore per la bellezza non celasse delle pulsioni saffiche.
Forse è un po' tardi per avere ancora dei dubbi.
Non è solo ironia, è che devo ancora capire se sono qui per sfida, orgoglio, curiosità, perversione o perché mi ci hai portata tu, sottile tentatrice.



Sento la tua mano giocare con i miei capelli, affondarvi in leggere carezze persuasive. Se tu fossi un uomo adesso saprei cosa desideri.
O forse lo so lo stesso.
Una volta lui, curioso e un po' preoccupato, mi ha chiesto come potessi scrivere dei racconti a tema lesbico e io, a metà tra lo scherzo e il tentativo di rassicurarlo, gli ho risposto che bastava scriverli al maschile e poi cambiare la desinenza.
Poggio la mano sul tuo pube e mi chiedo se non sto facendo la stessa cosa in questo momento, con te. Se fossi un uomo adesso ti succhierei.
Così incollo la bocca al piccolo clitoride eretto, sento il tuo odore fortissimo che mi da' alla testa, quasi come il pensiero che è troppo simile al mio per essere quello di una sconosciuta. La parola incesto fa capolino nella mia mente, riesumata da vecchie fantasie masturbatorie che mi vedevano in balia di una gemella identica, un'altra me stessa.
E' una lampadina che s'accende e mi rendo conto che non è solo l'odore. Mi somigli, non solo nelle curve, ma anche in quell'atteggiamento di maliziosa complicità, pronto a diventare dolcezza o riso o sfida.
La mia bocca affonda di più tra le tue cosce, la lingua invadente e curiosa esplora, lappando l'invisibile rivolo del tuo piacere.
Mi bagno le dita nei tuoi umori, ne infilo uno dentro di te. Sussulti. Poi un altro. Come sei morbida dentro, chissà se riesco a metterci anche questo...
Sento il tuo respiro farsi più corto, per istinto allunghi una mano, cerchi di toccarti.
Capisco che stai per arrivare, ma la sposto, dispettosa, e ti do' le mie dita da leccare. Le labbra lucide dei tuoi stessi umori sono uno spettacolo, vorrei baciarle, ma non posso interrompere la tua climax. Ritraggo la mano, torno a giocare col tuo sesso, succhio il clitoride, lecco e affondo la lingua. Vendicativa, infilo d'un colpo un dito ancora bagnato nell'altro buchino.
Un urletto soffocato e gemi il tuo orgasmo, stringendomi forte la testa tra le gambe, mentre la mia bocca continua a torturarti per strapparti un ultimo brivido.
Solo quando sento i muscoli rilassarsi cerco i tuoi occhi.
Il tuo sorriso non è più quello malizioso e canzonatorio di poco fa, ma è rilassato, languido come deve esserlo quando hai appena goduto.
Ho vinto la scommessa, eppure non esulto.
Sarà che non avrei mai immaginato di ritrovarmi a cercare me stessa tra le cosce di un'altra donn

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La gazza by Scarlet

“Quarantotto, quarantanove. via!”
Schizzò fuori giusto in tempo, un secondo prima che il pannello del condotto di aerazione si richiudesse, con la precisione di un orologio svizzero e con un sinistro rumore metallico che sapeva di scampato pericolo. Si concesse lo spazio di due respiri profondi, rannicchiata per terra, con le lacrime che le pungevano gli occhi per la fitta, poi proseguì, imprecando tra sé e sé per lo scricchiolio della caviglia. Nei film, chissà perché, non succedeva mai che i protagonisti mettessero un piede in fallo, o che avessero le mestruazioni, evento che la sua pancia non tardò a ricordarle. Le lenti le mostrarono una sala molto ampia dal soffitto altissimo a volta, percorsa da sottili fasce laser, invisibili ad occhio nudo, che circondavano una colonnina sul cui capitello faceva bella mostra di sé un cuscino di velluto nero sul quale a sua volta era poggiato l’Occhio del Drago. Il gioiello era protetto da una campana di vetro dotata di un sofisticato meccanismo d’allarme.

Scrutò le gigantesche sculture raffiguranti divinità mostruose, opera di un artistucolo moderno che stava godendo di un’effimera notorietà, soprattutto grazie ai suoi agganci politici.

Una di esse aveva le sembianze di una strana bestia dotata di artigli acuminati, che si protendeva verso il prezioso oggetto come per ghermirlo. L’effetto era molto kitsch ma indubbiamente impressionante. Il servizio sul giornale del mattino riportava anche il nome dell’autore e quello dello scrittore al quale si era ispirato, un tale Lovecraft, le sembrava. L’articolista aveva sarcasticamente commentato che si era cercato di far risaltare la bellezza del diamante affiancandogli delle opere oggettivamente orrende e prive di qualsiasi valore artistico. Non era quello, pero’, il momento di dedicarsi all’arte, decise scrollando mentalmente le spalle: c’era del lavoro da fare e ora sarebbe venuta la parte interessante.

Aveva individuato immediatamente le telecamere a circuito chiuso, grazie al led rosso lampeggiante. Un colpo di fortuna insperato, quello. Normalmente le ci volevano almeno quattro minuti per disattivarle e riattivarle mandando in onda il filmato-ombra. E, invece, le aveva trovate già fuori servizio. Per una volta, non c’era motivo di lamentarsi dell’inefficienza dell’amministrazione. Sogghignò: il museo era il vanto della città, di nuovissima costruzione, con i suoi sistemi super-efficienti, a prova di ladro. Una sfida alla quale non aveva saputo resistere. Quella stessa mattina aveva gironzolato in quelle stanze con aria casuale, insieme ad altre centinaia di visitatori, registrando nella propria mente la posizione delle telecamere a circuito chiuso e, fingendo di cercare la toilette, aveva anche dato un’occhiata alla sala controllo, dove un grasso custode era impegnatissimo nell’ennesima sfida contro freecell. Il suo sorriso imbarazzato e la scatola di assorbenti che aveva in mano non avevano destato alcun sospetto.



Adesso aveva ben quindici minuti, dunque, prima che ripassasse il controllo, per cui non c’era motivo di essere agitata. Per la verità, non lo era quasi mai, ma quella piccola storta alla caviglia l’aveva fatta innervosire. O forse era la sindrome mestruale. Quest’ultimo pensiero aleggiò, irritante, per qualche frazione di secondo nel suo cervello, giusto il tempo di acuire la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato.

Sgombrò la mente con uno sforzo di volontà, si assicurò che nessun ciuffo ribelle fosse uscito dal cappuccio nero che completava la sua divisa da lavoro, poi mosse il primo passo, e un altro ancora, lasciando l’insicurezza alle proprie spalle e facendosi guidare dai muscoli, come sul ritmo di una musica interiore.

Non si limitava ad evitare le linee laser che, interrotte, avrebbero fatto scattare tutti i meccanismi d’allarme, ma sembrava danzare attraverso di esse, sinuosa e leggera, con movimenti fluidi e scattanti che tradivano quella perfezione nel controllo dei movimenti che si raggiunge solo dopo anni di allenamento.

La fatica e la tensione non tardarono a far sentire i propri effetti e minuscole gocce di sudore le imperlarono il viso, man mano che procedeva verso la sua meta. Non riusciva a raggiungere quello stato di trance nel quale il corpo avrebbe preso il comando e la stanchezza sarebbe stata messa da parte, inascoltata.

“Calma, sta’ calma” si ripeté, sentendosi come una bambina a un saggio di danza.

Si bloccò lì dov’era, improvvisamente conscia della sensazione di disagio:

si sentiva osservata.

Diede un’occhiata torva al led rosso in alto, ferma in equilibrio su una sola gamba, l’altra ancora a mezz’aria, mentre la sua mente lavorava febbrilmente. Quel pulsare di luce la infastidiva, ma era consapevole del fatto che, se fosse stata scoperta, nel tempo di pochi minuti le guardie sarebbero entrate e tutte le luci si sarebbero accese illuminando la sala come un abete a Natale.

Tutto ciò non era accaduto, quindi doveva costringersi a rimanere impassibile e a terminare il suo lavoro.

Mancava ancora poco: presto l’Occhio del Drago sarebbe stato nelle sue mani!

Non vedeva l’ora di metterlo insieme agli altri suoi piccoli tesori. Il cuore le batteva all’impazzata mentre collegava il minuscolo congegno elettronico che avrebbe disattivato il meccanismo d’allarme della campana di vetro. Non era la prima volta che lo utilizzava, ma continuava a provare una sorta di religioso rispetto per quella piccola meraviglia della tecnologia che le aveva già aperto tante porte.

I suoi sensi furono allertati da uno strano movimento, si voltò di scatto:

il led. era solo quella stramaledetta lucina rossa! Annusò l’aria e le parve di sentire uno strano odore.Tutte le sue cellule le urlavano un solo messaggio: fa’ in fretta e scappa di lì!

Sollevare l’ultima barriera, afferrare con la mano guantata il brillante e ritrovarsi abbagliata dalle luci della sala, mentre l’allarme sonoro scattava festoso, fu tutt’uno.

“Cazzo!” esclamò, guardando istintivamente l’orologio. Qualcosa era andato storto, ma cosa? E la sua via di fuga non era accessibile per altri dieci minuti.

Si guardò intorno, sentendosi come un topo in trappola. Era il suo cuore che faceva quel fracasso oppure quello era un rumore di passi? Non ebbe il tempo di porsi tante domande: due braccia robuste intorno alla vita la sollevarono di peso, come fosse stata un fuscello, incuranti dei suoi tentativi di divincolarsi. Le sembrò quasi di avvertire il rumore quando col gomito colpì l’intruso al volto. Lui imprecò, affondando per reazione le dita nelle sue carni, facendole male.

“E sta’ ferma! Preferisci i poliziotti?” Le sibilò all’orecchio, quasi impercettibile nello scampanellare dell’allarme.

Un barlume di speranza. Lei smise di dibattersi e si lasciò sospingere per terra, contro la gigantesca scultura alle spalle della colonna. L’uomo vi aprì un varco e, senza troppi complimenti, le mise una mano sul sedere e la spinse all’interno di quello spazio angusto. Fece giusto in tempo a richiudere il pannello dietro di sé: in quell’istante arrivarono, pistole in pugno, quattro guardie trafelate.

Dal loro nascondiglio, i due ascoltarono l’alternarsi di imprecazioni furiose, richieste di rinforzi alla radio e chiacchiericci concitati, anche se lo spesso strato di materiale impediva loro di distinguere tutte le parole.

“Credi che ora potresti togliermi la mano dal culo?” Sussurrò lei. L’uomo mise un dito sulle labbra, nel segno universale per ottenere il silenzio. Armeggiò con una rudimentale pulsantiera incassata nella parete e finalmente si rivelò un piccolo monitor che, una volta acceso, mostrò l’esterno dell’ingegnoso nascondiglio, con le guardie indaffarate che perquisivano l’ambiente.

Qualcuno finalmente fece tacere l’allarme e nella sala calò il silenzio. La donna riconobbe l’angolazione della telecamera: doveva trattarsi di quella dal led rosso che tanto la disturbava!

“Mi stavi osservando!” sibilò, cominciando a comprendere la portata di quanto era accaduto.

Nella debole luce del monitor, le parve di vedere un sorrisetto divertito. “Ovvio, non capita spesso di vedere una Lara Croft in carne ed ossa.” La mano sul fondoschiena si mosse, come per saggiarne la consistenza. “Solo che hai sbagliato i tempi, piccola, e soprattutto hai sbagliato obiettivo.” La donna sentì la furia crescere dentro di sé, nel sentirsi paragonare a un personaggio da videogame, ma al tempo stesso non poteva rischiare di mettere in pericolo quell’insperata occasione di sfuggire alla polizia. “E perché mai, di grazia?” Tentò di girarsi per guardarlo meglio in viso, ma lo spazio era davvero ristretto e, muovendosi, gli si ritrovò seduta in grembo. L’uomo le tolse finalmente la mano dal sedere, ma solo per percorrerle il corpo, senza fretta e senza distogliere gli occhi dalla scena che si svolgeva all’esterno.

“Ma ti sembra il momento di fare il porco?” Era esterrefatta. “Sto soltanto tastando la tua bella tutina nera, ciccia.” Le sussurrò lui, canzonandola e tirandole giù il cappuccio, in modo da liberarle i capelli acconciati in uno chignon. Posò le labbra sul collo, annusò e decise che sapeva di buono, la strinse più forte, tirò fuori la lingua e la passò sulla pelle. Contrariamente alla sua volontà e alla sua razionalità, che le urlavano segnali di pericolo e di allarme, la donna ebbe il corpo scosso da un lungo tremito.

Non protestò quando quella bocca salì più su lungo il collo, arrivando all’orecchio e mordicchiandole il lobo.

“Hai sbagliato perché l’Occhio del Drago appartiene a me, Lara.” La voce era un alito caldo che trasmetteva al suo corpo dei segnali che, combinati con l’adrenalina che ancora scorreva nelle sue vene, stavano facendo prendere una piega strana alla situazione. Il cervello registrò con un istante di ritardo il riferimento al brillante che lei teneva ancora in mano. Lo strinse più forte.

“Ero già qui dentro, e sarebbe andato tutto per il verso giusto, se tu non fossi piombata giù dal condotto dell’aerazione. Tra l’altro, sei caduta come un sacco di patate, ciccia.”

La donna si sentì avvampare suo malgrado, grata che non ci fosse abbastanza luce perché l’uomo lo potesse notare.

Nel frattempo le mani di lui erano particolarmente impegnate nel tentativo di far andare giù la zip della sua tuta. Armeggiarono per qualche secondo, fino a quando non riuscirono ad entrare e scoprirono che sotto c’era solo la pelle nuda.

“Pero’ eri tanto carina mentre facevi quella specie di balletto per arrivare fino al diamante.” Proseguì lui, pizzicandole un capezzolo, mentre tentava di liberarla della tuta, centimetro dopo centimetro. Le morse una spalla, sembrava proprio che volesse assaggiarla, pensò lei, con gli occhi fissi sul monitor. Era assurdo che stessero in quella situazione. assurdo che lui ci stesse provando mentre fuori c’erano sempre più persone che cercavano le loro tracce.

“E’ stato proprio un peccato non aver avuto il tempo per guardarti rifare il percorso all’indietro,” continuò lui, tracciando delle linee di saliva sulla sua schiena. La schiena! Era sensibilissima in quel punto. Socchiuse gli occhi, sospirando involontariamente. “Ma sai, non potevo permettere che te ne andassi con il gingillino.”

“Hai fatto scattare tu l’allarme?!” Si riscosse, furiosa, e lo avrebbe colpito se lui non fosse stato lesto a bloccarla contro di sé. “Shhhh, ciccia!” Le mise entrambe le mani sui seni, stringendoli tra le dita. “Non vuoi mica che ci scoprano?”

“Se ci scopriranno non sarà certo colpa mia, ma del tuo dopobarba! Il puzzo si sente a dieci metri di distanza!” Rispose lei, piccata. Non sapeva se essere più arrabbiata perché quell’uomo aveva mandato a monte il suo piano o perché contrariamente alla sua volontà i capezzoli si erano eretti sotto il suo tocco abile.

E non erano l’unica cosa ad essersi indurita, notò, quando lui spinse in su il bacino.

“Non so a te, ma a me questa situazione di pericolo in cui ci troviamo fa un certo effetto, ciccia.”

“Piantala!” Cercò di darsi un tono, ma era in sua balia, e lo sapevano entrambi.

Qualcosa luccicò nella semioscurità, e subito sentì qualcosa di freddo pungerle il collo da dietro.

“Co. cosa fai?” Non le riuscì di impedire alla propria voce di tremare, mentre la lama scendeva sfiorandola. Per un istante, ebbe paura che si fosse stancato di giocare e che avesse deciso di farle del male per recuperare l’Occhio.

“Shhhh.”

Lacerò la stoffa, con un lento taglio longitudinale, soffermandosi qualche istante di troppo per farle sentire il contatto con l’acciaio. Quando le labbra calde dell’uomo seguirono la scia del graffio sulla pelle, lei comprese quali fossero le sue intenzioni. Il contrasto le fece rimescolare il sangue e le sfuggì un gemito, che non era di dolore, mentre la sua parte razionale si girava dall’altro lato, fingendo di non vedere cosa stesse accadendo.

Quando il coltello arrivò alla base della schiena, si sollevò, per facilitargli l’opera, le cosce divaricate e il sesso in fiamme, mentre la lama andava a incidere la stoffa.

Lo sentì armeggiare con i suoi pantaloni, poi una mano andò a frugarla tra i riccioli morbidi. La esplorò con fare da padrone, le stuzzicò il clitoride eretto, strappandole un gemito subito soffocato. Sorrise, poi andò più in fondo, sicuro di trovarla già bagnata e pronta per accoglierlo. Subito, lei sentì il suo respiro concitato bloccarsi.

“Che cazzo è questo?!” Esclamò, dando un debole strattone al cordino. La ragione della donna riaffiorò a galla, dopo un secondo di silenzioso imbarazzo:

“Anche un cavernicolo come te avrà visto la pubblicità del tampax, qualche volta!” Ghignò lei, delusa e allo stesso tempo compiaciuta di avergli guastato i piani.

“Non è buffo che tutti si stiano affannando per cercarti e tu sia qui, sotto il loro naso?”

Osservò lui in un sussurro, inaspettatamente, giocherellando con il cordino del tampone e sfiorandole contemporaneamente il clitoride. Lei non rispose, ma contrasse i muscoli vaginali, opponendo una debole resistenza alle sue manovre, concentrata sulla lingua che le stava inumidendo la schiena, regalandole brividi di piacere. La bocca di lui saliva sul collo, per morderlo e poi baciarlo, e subito soffiarci su, come per spegnere un fuoco che ormai poteva essere solo alimentato.

La donna non si limitava più ad accettare passivamente baci e carezze, ma si inarcava e si sollevava per riceverli, andandogli incontro e guidandolo, alla ricerca del piacere. La sua lingua le scivolò alla base della schiena, andando ad esplorare le due lievi fossette, poi andò oltre, e lui le dovette afferrare i fianchi, sollevandola di più, per non interrompere il suo umido percorso. Quando sentì la bocca posarsi sul buchino, bagnandolo, fremette, desiderando pazzamente di avere di più. E lui l’accontentò, facendola scivolare lentamente in basso, fino ad incontrare il sesso svettante, che ormai puntava deciso verso quel bersaglio tanto più appetibile perché non programmato. Non la spinse contro di sé, non si mosse, ma la lasciò libera di scegliere, riprendendo invece a masturbarla. La donna si teneva in equilibrio sui talloni, godendo delle carezze, e fu il suo corpo a decidere quando fu pronto, il buchino ammorbidito e inumidito dalla saliva, andando col bacino sempre più giù, impalandosi lentamente, all’inizio con difficoltà, ma poi sembrò scivolare, man mano che il piacere saliva e il desiderio di sentirlo dentro aumentava. Fu allora che lui cominciò a muoversi, sotto di lei, ormai al limite dell’eccitazione. Le artigliava i fianchi, come per entrarle sempre più in fondo, godendo nel sentirsi stretto tra quelle pareti di carne calda e accogliente che si riaprivano ansiose per lui, tutte le volte che rientrava. Lei prese a masturbarsi furiosamente, mentre il piacere le montava dentro a ondate, pompato dalle spinte dello sconosciuto, per scuoterla, infine, con lunghi brividi. L’uomo cercò di trattenersi, ma gli ansiti di lei risuonavano dentro, giungendo come una sferzata al sesso. Un’ultima spinta e rimase conficcato nel suo corpo, riempiendola di sé, mentre soffocava un gemito con la bocca aperta premuta contro la schiena di lei. Lei aprì gli occhi, scossa. “Cazzo!” Fu il suo brillante commento.

Il monitor stava inquadrando due occhi scuri, che sembravano fissare proprio loro due, indagatori e sospettosi, e un naso reso enorme dalla vicinanza alla telecamera.

La donna si distaccò dall’abbraccio, con tutta la delicatezza del caso, tornando improvvisamente alla realtà, mentre dal suo corpo defluiva l’eccitazione e la razionalità tornava a far capolino, timidamente. “Ti offrirei volentieri una sigaretta, Lara,” sussurrò lui, “ma ho qui solo una merendina alla carota e mezza lattina di succo d’arancia.” Continuava ad accarezzarle un fianco, come fosse stata la cosa più naturale del mondo, e lei con sorpresa scoprì di non avvertire quel pudore che, solitamente, l’assaliva tutte le volte che aveva l’impressione di andare “oltre”.

“Magari mangerò la merendina,” rispose, con un sorriso esitante. “Ho idea che rimarremo qui dentro molto a lungo.”



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Dormi bene amore by Scarlet

La serata volge al termine, e io cerco di ritardare in tutti i modi il ritorno a casa.

"Andiamo anche al cinema?

Dai, c'è un film che desidero vedere da tempo. Come quale? Non te ne ho parlato? Lo danno all'Odeon stasera."

Tu non ne hai voglia, lo so.

Pregusti la conclusione della serata, come sempre, ma non hai il coraggio di smontare quello che ti sembra sincero entusiasmo, anche se un po' eccessivo, forse.

E ti piace accontentarmi, tu desideri che io sia felice, me ne accorgo da come mi guardi sorridere.

Il breve lampo bianco dei miei denti ti tranquillizza, ti appaga e mi avvicina a te.

E ti senti sicuro, sicuro che io sono lì con te e la mia mente non vaga lontana mille chilometri da quel luogo.

Lascio che sia tu a guidare, come al solito, e tu assapori la sensazione di potenza del motore, che prontamente risponde alla pressione del tuo piede. L'accelerazione mi spinge contro lo schienale, mentre mi mordo le labbra, per non dirti di usare la freccia quando svolti.

A volte mi stupisce che tu non te ne accorga, eppure sai quanto io adori guidare. Ma preferisco che tu sia concentrato altrove.

La radio è un alibi eccellente per i nostri silenzi: ho scoperto da tempo che, quando non riesco più a carpire i suoni che -indistinti- escono dalle tue labbra, non devo far altro che alzare il volume, distrattamente.

Percepisci il mio interesse per quella musica, sei orgoglioso di te stesso per aver acquistato il cd del mio cantante preferito, e mi tocchi i capelli, possessivo.

Mi sento accarezzata dallo stesso sguardo di soddisfazione che volgi al tuo ufficio, prima di tornare a casa.

E' piovuto mentre eravamo al ristorante, l'asfalto è ancora bagnato sotto i nostri passi veloci.

L'aria s'è rinfrescata e porta con sé quello strano odore pungente che si sente nelle città dopo la pioggia, come se i gas di scarico delle auto si fossero disciolti nell'acqua e mescolati al lerciume della pavimentazione stradale.

Quel miscuglio di odori mi assale le narici e traballo un po' sui miei tacchi.

Mi stringi forte a te per sorreggermi e scherzando mi fai notare che non avrei dovuto indossare quelle scarpe, sapendo che avrei bevuto vino stasera.

Non badi mai molto al mio abbigliamento, l'importante è che io non sia appariscente e che il mio seno sia facilmente raggiungibile.

Nel buio della sala lo frughi, mentre le immagini del film sono solo lampi di luce che si alternano sullo schermo catturando i nostri occhi.

Ti diverte palparmi quando qualcuno potrebbe vederci, era il nostro gioco un tempo.

Mi fa un po' male il collo per la posizione in cui siamo seduti, ma non oso ritrarmi perchè penseresti che non voglio abbracciarti, e non ho voglia del solito terzo grado, stasera.

Mi formicola la mano, sotto la tua.

Inizia pian piano la puntura di mille spilli sottili, che ben presto sale fino al polso e poi più su. Fino all'anima.

Rimango immobile, ti sorrido e guardi il film, appagato da quel contatto.

E' passata da tempo la mezzanotte quando rientriamo in casa.

Non posso più sottrarmi, le tue mani sono dappertutto e la tua bocca è morbida ma esigente sulla mia.

Non arriviamo nemmeno al letto che mi hai già sbottonato la giacca del tailleur, e sento il ferretto che cerca di penetrarmi nelle carni mentre le tue mani armeggiano impacciate col reggiseno. Mi sembra che mi tocchi sempre nel modo e nel momento sbagliato, non riesco ad armonizzare il mio respiro col tuo quando mi baci.

Una strana furia mi prende all'improvviso. Non ne posso più.

Basta col solito copione.

Mi avvento su di te con ardore, sei sorpreso ed eccitato dalla svolta.

Per tutta la serata avevi temuto il mal di testa dell'ultima ora, ma no, oggi no. Oggi si scopa.

Infilo le mani nei tuoi pantaloni, ne tiro fuori il sesso già pronto.

Ho sempre pensato che è un ottimo esemplare: bello, lungo e corposo. Il forellino non è al centro come in tutti gli altri che ho visto, e questo lo rende un po' speciale.

E poi è sempre duro per me, non hai mai smesso di desiderarmi in tutti questi anni.

Passo la lingua sulla punta, usando una gran quantità di saliva.




Lo faccio più per inumidirmi le labbra che per eccitarti, così la mia bocca scivola su e giù senza attrito, mentre il tuo sesso si gonfia ancor di più.

Quando penso che sei abbastanza bagnato per penetrarmi, mi sfilo velocemente le mutandine, sollevo la corta gonna sui fianchi e mi giro, mettendomi carponi sul letto.

Consumata imbonitrice, ti mostro tutto di me, allargo le natiche con le mani, incoraggiandoti.

"Dai, sbrigati. Mettimelo dentro tutto... adesso!"

Ti avvicini, sei in piedi dietro di me, sento il tuo sesso che preme, ed è durissimo.

Voglio che mi sbatti, voglio sentire la tua passione, voglio che la trasmetti anche al mio corpo comatoso, e subito.

Ma tu esiti, mi accarezzi piano le cosce.

Sento che non capisci, non è così che volevi.

La tua voce si fa dolce, mentre mi fai girare verso di te e mi chiedi di baciarti. Non vuoi prendermi, tu vuoi dare.

No, non posso sopportare la tua tenerezza in questo momento, è troppo per me.

Fingo di non capire, mi mostro quasi seccata

"Cosa vuoi fare, allora?"

Ma non aspetto la tua risposta, mi siedo sul bordo del letto e m'infilo il tuo sesso in bocca. Conosco i tuoi punti deboli.

Mugoli di piacere, ma fai comunque il gesto di farmi alzare.

Aumento il ritmo, e ti arrendi quando comincio ad accarezzarti i testicoli, con un movimento ampio della mano.

Non c'è tempo per giocare, non ti svelerò la lingua che ti accarezza voluttuosa, lanciandoti sguardi di complice malizia.

Non titillerò il tuo buchetto, scostandomi i capelli dal viso per farti guardare.

Non ti graffierò i fianchi, aggrappandomi a te con passione.

Non mostrerò i denti, fingendo di mordicchiarti per farti ridere.

La mia testa, invece, si muove sempre più veloce.

Provi a impormi il tuo ritmo con le mani, ma poi mi lasci fare.

Sai che so farti godere.

Quando le mie labbra perdono sensibilità, comincio a succhiare il glande, masturbandoti con una mano che ti conosce così bene che potrebbe essere la tua.

Credo che tu stia pronunciando il mio nome, ma non ne sono sicura.

Ti sento arrivare, avverto sempre l'onda montare dentro di te, mentre il tuo respiro si fa concitato e i gemiti ti si bloccano in gola.

E mi sposto, per non sporcarmi.

Ti lasci cadere sul letto, con gli occhi ancora chiusi, cercando di trattenere l'orgasmo appena passato.

Ti passo un kleenex, da brava, tenera ed efficiente mogliettina.

Più tardi mi abbracci, mi chiedi scusa, mi spieghi che volevi baciarmi sulla bocca, volevi accarezzarmi e coccolarmi prima di fare l'amore con me. Che io ho frainteso, ma poi era così bello che non sei riuscito a farmi smettere.

Magnanimamente ti perdono, ma purtroppo mi è venuto mal di testa.

Forse per il troppo vino di stasera.

Meglio metterci a dormire, adesso.

Con gli occhi chiusi, prima di scivolare nel sonno, proietto un pensiero lontano mille chilometri.

"Dormi bene amore mio, ovunque tu sia."

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Amicizia intima by Othello 99

Dopo i tempi delle superiori io e la mia amica non ci eravamo persi di vista, anzi, il nostro rapporto si era rafforzato.Gli anni erano passati e nonostante ci sentissimo di frequente erano rare le occasioni in cui riuscivamo ad incontrarci a causa degli impegni di lavoro.Ultimamente avevo cominciato a vederla sotto un altro aspetto, era cambiata,migliorata, il suo corpo era più formoso e femminile e mi sentivo ogni giorno sempre di più attratto da lei.
Più volte ho cercato di lanciarmi ma i miei tentativi sono sempre stati vani. la mia pretesa non era quella di un rapporto vero e proprio per arrivare infine alla penetrazione, no , a questo non ci ho mai pensato, ma avrei voluto fare con lei quei giochi, soddisfare quelle fantasie erotiche che fra due amici riescono bene anzi penso che aiutino a migliorare la visione del sesso rendendolo più interessante , aiutandoti ad uscire da questi canoni assurdi che la società di oggi impone rendendo schiave le persone di una volontà non propria, frustrandoli e togliendogli i piaceri più belli della vita. Comunque sia arrivò uno dei tanti sabato pomeriggi in cui la mia amica venne a trovarmi,colsi subito l'occasione per invitarla a cena una sera con me, non ero sicuro che accettasse ma mi convinsi a chiederlo ugualmente. mia moglie era molto gelosa e se avesse scoperto che ero
ì uscito con un amica sarebbe successo il finimondo. rischiai lo stesso e venerdì sera puntuali ci incontrammo al luogo dell'appuntamento. entrammo, l'aiutai a togliersi la giacca e la feci accomodare. Rimasi sbalordito, indossava una camicetta di seta semi-trasparente sbottonata al punto giusto, una minigonna nera con spacco laterale che lasciava vedere le curve armoniose delle sue gambe ....e poi, quel suo portamento, quel modo di porsi in quella stanza, la sua figura mi inebriava come non poco. solo a guardarla ero eccitato, era estremamente attraente e quel giorno tutte le mie convinzione e le mie certezze ebbero finalmente riscontro . bevemmo un aperitivo e cominciammo a mangiare e ad un certo punto una sua mossa inaspettata mi lasciò di stucco...sentivo sotto il tavolo il dorso del suo piede accarezzarmi la caviglia, poi la gamba ed infine salendo piano, piano fino al membro, non mi importava quello che potesse pensare la gente o se poteva vederci, era la mia occasione, finalmente era riuscito ad uscire con lei e non avrei perso questa opportunità per nessuna cosa al mondo. finimmo di mangiare e subito senza indugi mi propose di passare il resto della serata a casa sua.....accettati e strafelici ci avviammo verso casa entrammo, lasciai le luci spente per creare un po’ di atmosfera facendo in modo che le luci delle candele creassero delle zone di penombra nella stanza rendendo l'ambiente adatto alla situazione tolsi la giacca alla mia amica e cominciai a spogliarla. mi misi dietro di lei e cominciai a baciarle il collo, l'orecchio e poi ancora il collo soffermandomi e continuando nuovamente mentre nel frattempo piano, piano sbottonavo la camicetta.Arrivai alla bocca e cominciai a baciarla mentre con le mani toccavo il seno sentendo i capezzoli inturgidirsi al mio tocco, le tolsi la camicetta e le sbottonai la gonna aprendole la cerniera. mi abbassai con la testa all'altezza dei glutei, le tolsi la gonna e lentamente cominciai a sfilarle le calze e le mutande. da quella posizione aprii leggermente il solco dei glutei e cominciai a leccare per tutta la lunghezza soffermandomi all'ano e continuando sempre nella stessa direzione.Con la lingua cominciai a salire leccando e baciando ogni vertebra del suo corpo e della schiena fino ad arrivare al collo dove l'impeto dell'eccitazione mi faceva accanire non poco, non riuscivo a controllarmi, l'eccitazione era troppa e volevo sfogarmi. mi sedetti su una sedia, la feci avvicinare a me in modo da avere i suoi capezzoli all'altezza della bocca e con le mani cominciai ad accarezzarle delicatamente l'interno coscia mentre con la bocca leccavo il seno, mordendo e strapazzando con la lingua i suoi capezzoli, era già eccitata, l'interno coscia era già bagnato dei suoi umori e quell'odore mi inebriava, avrei voluto farla distendere in modo da aprirle le gambe e cominciare a leccargliela come un forsennato, la tentazione era forte ma preferivo aspettare per gustare alla fine e con calma questo piatto speciale.Salendo con le mani le introdussi un dito in vagina e subito andai a cercare il clitoride per masturbarlo,la vagina accolse bene il mio dito che dentro si muoveva senza alcuna resistenza. a questo punto lo estrassi e
passai una parte degli umori sul capezzolo mentre il restante lo misi in bocca e cominciai a leccarlo. Mi avventai nuovamente sulla vagina ma questa volta con due e poi con tre dita, l'eccitazione si vedeva e gli umori aumentavano a dismisura, estrassi le dita e infilai due di queste nell'ano, li allargavo, li stringevo, continuando così, in questo modo, spingendo sempre più in fondo.la mia amica cominciava ad ansimare dal piacere e il suo corpo era ricoperto da una pellicola di sudore che lo rendeva ancora più travolgente. Da parte mia non riuscivo più a trattenermi, il pene cominciava a pulsarmi, la vena si era gonfiata e la cappella aveva raggiunto il massimo della dilatazione pronta ad esplodere.. feci sedere la mia amica e senza troppi indugi le infilai il pene in bocca, lo accolse prontamente e subito cominciò a leccarmi la cappella, poi l'asta e nuovamente la cappella massaggiando con una mano i miei testicoli e tenendo con l'altra il mio sesso.
Resistetti pochissimo e in poco tempo venni in bocca della mia amica che data la grande quantità di sperma non riuscì a trattenerla lasciandosene scivolare una parte sul mento e sul seno. Nonostante fossi venuto il mio pene era ancora duro ma la mia amica con abili colpi di lingua e di mano seppe risucchiare le ultime gocce di sperma rimaste nel mio sesso lasciandomi stremato. Ero esausto ma volevo continuare, feci sedere la mia amica e cominciai a baciargli un piede, la caviglia, leccavo e baciavo e andavo avanti, arrivai all'interno coscia e mi trovai davanti un mare di umori, era totalmente bagnata e con mia grande gioia mi ci tuffai dentro leccando come un forsennato .. arrivai finalmente alla vagina, misi le gambe della mia amica sulle mie spalle e da li cominciai a leccare,prima le labbra, poi il clito ed infine penetrando completamente con la lingua in vagina...era quello che avevo sempre sognato, leccare ore e ore una vagina, mi sentivo appagato, sentivo la mia amica eccitata, a volte voleva sottrarsi alla mia presa ma la tenevo salda e continuai, strinsi il clito con le labbra, poi con i denti lo tirai verso di me, lo tiravo, lo rilasciavo e lo leccavo nuovamente. La mia amica stava per venire, lo sentivo, volevo che il getto mi arrivasse dritto in boca e così continuai a masturbarla con le dita mentre con la bocca spalancata mi misi di fronte alla vagina pronto a raccogliere ogni goccia del suo nettare. Dopo non molto, dopo una spasmo violentissimo in cui si era dimenata così violentemente che a stento
riuscii a trattenerla, mi venne dritta in faccia. Appena ebbe finito di versare i suoi umori nella mia bocca cominciai subito a recuperare il resto che mi era sfuggito leccando avidamente la superficie del corpo sul quale si erano depositati. andai in cucina, presi un cetriolo e cominciai a infilarglielo in vagina, movendolo, estraendolo e affondandolo alternando il vegetale al sollievo della mia lingua che dopo ogni prestazione massaggiava il clitoride tanto provato. feci alzare la mia amica, mi sedetti e la feci sedere sopra di me, con il mio membro dentro il suo ano.Da questa posizione introdussi due dita e uno dei suoi in vagina mentre con la bocca mi occupavo dei suoi capezzoli. la posizione era fantastica, il pene e l'azione delle dita in vagina avevano sconvolto la mia amica che ormai senza pregiudizi si lasciava libera alle emozioni e al piacere che quella situazione le stava procurando. Estrassi il pene dall'ano e anche se mi ero ripromesso di non penetrarla, volevo che il mio pene si impregnasse dell' acro dell'ano e del dolce della vagina in modo da dargli un sapore più forte e così mi decisi a fare una penetrazione flash, giusto il tempo per bagnare il membro, estrarlo e accompagnarlo alla bocca della mia amica. Non era grosso ma abilmente riuscì a farmelo ingrossare e a farmi venire.Le chiesi di spalmarsi lo sperma sui capezzoli e quando ebbe finito cominciai a leccarglieli. a questo punto le chiesi di infilarmi due dita in culo, era la mia prima volta, anche se già da tempo avevo desiderato provare un'esperienza simile e mentre con la bocca mi ripuliva la cappella io gli divaricavo le gambe in modo da avere una penetrazione più profonda. Era una sensazione strana, faceva male ma questo dolore era accompagnato da uno strano piacere che mi eccitava in un modo incredibile.... non contento andai in cucina, presi una bottiglia di birra di quelle piccole col collo lungo e chiesi alla mia amica di introdursela prima in vagina e quindi di penetrarmi con la stessa quando fosse stata lubrificata al punto giusto. ammetto che essendo ancora vergine il dolore era abbastanza intenso ma riuscivo comunque a sopportarlo e a provare piacere. prima di andarcene feci sedere la mia amica, scaldai del miele e
lentamente lo feci colora dall'alto delle spalle giù verso il seno e i capezzoli.la sensazione che si prova e' indescrivibile ed estremamente eccitante ancor di più se durante la colata ti rilassi completamente lasciando che il tuo partner ti masturbi il clitoride facendoti provare una sensazione di benessere che solo a parole non può essere capita.

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La telefonata by Rosispergius

Mi stavo finalmente rilassando con gli occhi chiusi nel torpore che precede il sonno, le ultime ore erano state veramente pesanti; quando, certamente ispirato da un demone malvagio, suona il telefono. Lo lascio squillare due, tre, volte convinto di non rispondere, poi l’abitudine mista alla curiosità ha il sopravvento.



- Si? – ringhio al microfono.

- Ciao, ma quanto c’impieghi a rispondere? – era mia moglie che mi chiamava da Parigi, dove si era recata per lavoro tre giorni or sono.

- Ah! Sei tu … non mi aspettavo una tua chiamata! – rispondo svogliato con un malcelato senso di fastidio.

- Si! Volevo sentirti per raccontarti la mia giornata e ….!! – dice lei maliziosa.

- E ..? – la incito a continuare.

- E … cosa sto facendo adesso!

- Dimmi! – rispondo più per educazione che per reale interesse.

- Oggi ho conosciuto un collega molto simpatico e …carino. Un bel tipo insomma! Alto e con i muscoli giusti, né troppi né pochi, occhi azzurri come il ghiaccio e delle mani stupende, insomma il tipo d’uomo che mi fa impazzire … non vuoi sapere come faccio a sostenere che ha delle mani stupende? – mi chiede all’improvviso lei.



Conoscendola ormai da anni, mi alzo dal letto con cautela e mi porto in sala, sul divano; mi metto comodo mentre cerco con la mano libera dal telefono le sigarette.



- No … dimmi allora, ho come la sensazione che hai voglia di parlare … o sbaglio? – la invito ad andare avanti.

- E’ qui con me! – dice lei con tono di sfida nella voce.



Guardo l’ora: sono le 23:30, anche a Parigi. Come un lampo nella notte, la sua affermazione ha il potere di risvegliarmi del tutto. Capisco cosa ha in mente e dove vuole arrivare.



- Davvero? E cosa hai in mente di farci ora? – chiedo come se non lo sapessi.

- Adesso mi sta dolcemente accarezzando le cosce, sopra le calze. La sua mano tentenna mentre sale sempre di più. Ha gli occhi fissi suoi miei e mi sta studiando, cerca di capire dalle mie espressioni cosa voglio da lui e cosa sono pronta a concedergli … Apro un po’ di più le gambe e …si, lui ha capito, si è spinto più all’interno … ha davvero delle mani stupende, calde e morbide, ma forti. Si, le sento forti allo stesso tempo, lo capisco da come mi stringe le cosce.

Ora sta sfiorando, ad ogni carezza, gli slip. Credo che abbia notato come sono calda e umida lì sotto, gli si sono illuminati gli occhi.

Ohhh!!! – Geme lei

- Dimmi! –

- Ha insinuato un dito sotto gli slip, ha separato le labbra della vagina e, al primo colpo, ha centrato il clitoride … è un mago!

Adesso si sta inginocchiando davanti a me … Ah! Io sono seduta sul bordo del letto, ho addosso una camicetta leggera di seta e quella gonna nera, corta, che ho comprato due mesi fa …ricordi? Sotto ho messo le calze autoreggenti e quegli slip molto carini di pizzo nero, coordinati con il reggicalze e reggiseno che mi ha regalato la settimana scorsa … solo che non ho messo il reggiseno … il reggicalze si, però.

Mi sta aprendo le gambe ancora di più .. la gonna tira e non mi lascia aprirle oltre. Le sue mani mi scorrono tutte le gambe dalle caviglie alle cosce e si fermano appena prima del pube, sull’elastico delle calze … è bravissimo.

Ci sa proprio fare. Sai, non pensavo che fosse così, è tanto più giovane di me, almeno sei sette anni … deve aver avuto un’ottima scuola! Ora sta avvicinando una mano alla mia camicetta, cerca i bottoni e … mi ha slacciato il primo in alto, che faccio? Dimmi?

- Tu cosa vuoi ? – le chiedo io.

- No .. dimmelo tu! – incalza lei.

- Sei tu in quella situazione, scegli tu! – le dico ben sapendo quello che vuole.

- Allora non lo fermo, spingo in avanti il seno e … lo struscio contro la sua mano. Ha capito e sta slacciando un bottone alla volta, molto lentamente mentre mi guarda sempre negli occhi. E’ delicatissimo … mmmm … ora la camicetta è tutta slacciata e lui la apre. Mi sfiora il seno, con il palmo della mano stuzzica i capezzoli … ed ora mi sta strizzando il seno. Apre la mano e passando in mezzo alle mammelle scende verso il basso, mi preme forte sul bacino, capisco che vuole scendere di più ma la gonna lo impedisce.

Sto per perdere completamente la testa, sono molto eccitata! Inizio a desiderare che le sue mani si spingano ancora più in giù, proprio sul mio pube, le voglio a contatto con il pelo soffice della vagina …

Mi alzo in piedi, almeno tento di farlo.

Ok! Ora li volgo la schiena … lui mi sfila via la camicetta, aspetta che devo cambiare mano!

Va bene, sono senza la camicia, il mio busto è completamente nudo! Lui lo guarda dal basso, è ancora in ginocchio davanti a me, gli do le spalle, spero che capisca …

- Cosa? Cosa deve capire? – le chiedo sapendo che lei vuole sentire la mia voce.

- Voglio che mi slacci la gonna e me la faccia scivolare giù per le gambe.

- E poi … cos’altro vuoi?

- Lo sai! Lo voglio dentro. Mi fa impazzire con quelle mani, lo so che te l’ho gia detto ma ha davvero delle mani stupende, se il resto è anche così … non ci voglio pensare!

Sento che sta aprendomi la gonna! Si, ora la sta tirando giù.

… mi risiedo sul bordo del letto e mi offro a lui.

- Come lo fai, intendo come fai ad offrirti?

- Mi sono seduta ed ora mi lascio cadere già con la schiena. Sento le sue mani che vagano intorno agli slip, n’afferrano il bordo e tirano lentamente per togliermeli … Oh! Si. Finalmente me li sta sfilando via.

Adesso sono completamente nuda a parte le calze e il reggicalze. Le sue mani mi stanno aprendo le gambe, me le spalancano. Ma non sto guardando, no so cosa ha in mente di fare!

- Quanto sei eccitata? – le chiedo.

- Dovrei toccarmi per dirtelo, ma i sento un lago la sotto e provo un fortissimo calore nel ventre è come se … Ahh!!

… la sua lingua, all’improvviso, mi è arrivata in mezzo alle labbra … e non quelle della bocca! Mmmm… è bravissimo … mi piace … mi contraggo e seguo i suoi movimenti. Mi lecca il clitoride e … si … ogni tanto tenta di penetrarmi con la lingua.

Mi fa impazzire … mi … Godo! – la sua voce sta cambiando di tonalità, divenendo sempre più calda e ansimante – Ora con le mani mi dilata al massimo le labbra in modo da spingere la lingua sempre più al mio interno. Gioca con il buchino, ci sta infilando un dito … Ohhh! .. Si !! Mi ha penetrata con un dito, spingendolo sin dove poteva per tutta la sua lunghezza ed ora … lo sta rifacendo con due …. Ahhh!!

Mi piace, mi muovo come se avessi dentro qualcosa di più importante … so di eccitarlo in questo modo. Ci sa proprio fare … sai … non so nemmeno come si chiama!

L’ho conosciuto oggi alla riunione, è francese e non parla una parola d’italiano. Non gli ho nemmeno richiesto il nome, sai che io non riesco a ricordameli al primo colpo. Ma mi ha subito acceso qualcosa dentro e me lo sono portato in camera.

- Ti piace farti uno sconosciuto, non sapere niente di lui e passare direttamente a vie di fatto, vero?

- Si … mi fa impazzire l’idea che tra noi ci sarà solo sesso!

Ma? … cosa … ohh! Mi sta puntando qualcosa di duro e più grosso si un dito … non è il suo membro ..dev’essere …mi sta sempre leccando e allo stesso tempo mi sta … ahhh!! Mi sta penetrando con qualcosa di grosso, di misura giusta. Non so dove lo aveva ma è stupendo avere la sua lingua sul clitoride e … AH! …Lo ha spinto sino in fondo, ho le gambe completamente spalancate e lui mi sta scopando con quel … - lei ansima e le sue parole si confondono con i gemiti – se continua così vengo.

No riesco a trattenermi … mi lecca e succhia la vagina mentre muove quel coso dentro di me sempre più veloce … Ohhh! Mi piace … troppo …Non … Ahhh!! – riconosco i suoi gemiti sta venendo – Godo … sto venendo Si!!! – l’ultima parola si trasforma in un rantolo di piacere.



M’immagino perfettamente la scena, lei sdraiata sul letto, con le gambe giù dal bordo, e lui che in ginocchio la lecca e spinge dentro di lei un fallo di gomma o qualcosa di simile. Dai suoi gemiti riesco a capire quando inarca la schiena e si lascia andare completamente al suo piacere.



- Ci sei ancora? – mi chiede con la voce rotta.

- Si!

- Sono venuta subito ed è stato magnifico! Ora però voglio far godere anche un po’ lui, ma non fino in fondo, ne voglio ancora, voglio sentire la sua carne dentro di me, quella cosa sintetica non mi ha soddisfatto del tutto.

Mi alzo, aspetta. Ora sono nuovamente seduta sul bordo del letto, lo faccio alzare … ecco, ora è in piedi davanti a me, si sta spogliando. La sua camicia … i pantaloni … mmmm … gli slip …WOW … però! E’ ben dotato l’amico!

Prendo in mano il suo membro, è durissimo tanto è eccitato ed è anche molto caldo. Lo scappello lentamente mentre lo tiro verso di me … mmmm .. mmmm !!! – i suoni sono inequivocabili e durano a lungo!

- Dimmi! – la incito.

- Ha un buon sapore, se vuoi saperlo. Però quando ho visto che stava stravolgendo la sua espressione .. . Ho smesso! Adesso lo voglio dentro! Dimmi come devo prenderlo, dimmelo tu!

- Cavalcalo, sei molto brava in questo, lo sai!

- D’accordo, come vuoi tu!

L’ho afferrato per mano e lo sto guidando sul letto. Lo faccio stendere … ha capito! Mi posiziono a cavallo del suo bacino … spingo indietro il pube … lo sento è sotto di me, durissimo. Ora strofino il pube contro il suo pene, sento le labbra della mia vagina che di stanno aprendo … mmm!! .. E’ bellissimo sentirlo strofinare lì, anche a lui piace a giudicare dalla sua espressione. Ora …lo prendo dentro …che dici?

- Si … fallo, dai fatti penetrare!

- Salgo un po’ con il bacino, lo sollevo … lui se lo prende con una mano e … me lo punta contro … si … è al punto giusto, scendo!

Scendo su di lui?

- Vai !

- … Ohhh!! … sta entrando … mi … mi sta … ohhh! Mi sta entrando, si! …mmmm!!! È dentro di me … ora scendo più che posso, lo voglio dentro per tutta la sua lunghezza … Ahhh! …C’è! C’è l’ho tutto! Lui mi affonda nel ventre sino alle palle. Ma quanto c’è n’è! …. Ohhh! Mi preme, mi fa quasi male …ma, mi sto aprendo a lui, è … fantastico. Inizio a muovermi di anche, non voglio ancora salire e scendere su di lui.

Si ….- capisco dalla sua voce come si sta movendo- sto lentamente salendo, lo faccio uscire poco alla volta … sino a farlo quasi uscire del tutto … ecco è al limite ed ora … Ahh!! Sono scesa di colpo fino in fondo, sino a quando non ho sentito i suoi testicoli contro il pube … Sono così eccitata da essere un lago la sotto, il suo pene scorre dentro di me molto facilmente … ora lo rifaccio, aspetta! …Ahh! È fantastico, le sue mani mi afferrano i fianchi e mi guidano nella cavalcata … mmmm …se andiamo avanti così non dura a lungo, ma nemmeno io … sento che sto nuovamente per godere!

Spinge anche lui, quando scendo lui spinge in alto, così lo sento di più!

Cosa faccio, lo lascio venire così? Mi faccio riempire in questo modo? Dimmelo lo sai che mi eccita seguire le tue istruzioni!

- Basta, cambia posizione. Mettiti a novanta gradi davanti a lui e fatti prendere così!

- Ohhh ! Si … mi piace!

AH! ..Lo lasciato uscire, lui mi guarda stupito, pensava già di venire così …aspetta che mi posiziono …!

Ok ..ci sono. Sono in ginocchio in mezzo al letto, ho la schiena piagata a novanta gradi e le gambe aperte … lui si sta posizionando dietro di me … eccolo!

AHHH!! – è un urlo di vero piacere quello della mia donna – mi ha preso subito, è entrato dentro di me come … AHHH! … mi fa impazzire così … si! Mi da dei colpi ..AHH! …Mi sta facendo rimbalzare il seno dalla forza dei colpi con cui mi sbatte! Mi trattiene per i fianchi e …AHH! Mi piace … mmmm . .Si è calmato, spinge di meno!

- Muoviti tu allora, vieni!

- Si … adesso lo faccio impazzire … ma … ma …Ohhh, Si! Mi sta divaricando le natiche con le mani e … gioca con il mio ano … lo stuzzica con il dito bagnato dai miei umori … e nel frattempo spinge piano … Ohhh! Sta entrando … mi sta … infilando un dito nell’ano e nel mentre mi scopa …Ohhh! E’ delicatissimo … non mi fa male … sento il suo dito nettamente dietro e il suo pene che mi … Ohhh … muove tutti e due insieme, all’unisono … mi fa godere … tanto …Ci sono! – Un urlo d’inteso piacere mi sfonda quasi l’orecchio, è nuovamente venuta, questa volta più intensamente di prima. – Ahh ! Ahh! Si … mi sta sbattendo come un forsennato ..segue ..Ahhh! Il mio ritmo … si … continua così .. non ti fermare. Entra ed esce …non lo sento quasi più tanto sono dilatata … e lui non si ferma … adesso mi riempie lo sento .. sta rallentando e spinge sempre più a fondo. Si ferma e …sta per … no! Esce!

Non mi è venuto dentro … allora so cosa vuole …!

- Fatti riempire! – le ordino.

- Va bene! Alzo il sedere, gli porto la vagina nuovamente all’altezza del pene e … si ha capito, me lo appoggia contro …Ah! È entrato .. e torna a muoversi .. si, come prima …Ed io lo seguo, contraggo il ventre in modo da farmi sentire di più … rallenta di nuovo, è al limite e …Eccolo, sta … sento il suo sperma che m’inonda dentro, pulsa …e ..lo senti come ansima? Ohh! Mi sta allagando il ventre, è caldo il suo seme … mi piace!

Mmmm! Ha finito …ora sta uscendo da me …io, però … rimango così, guardo verso il pube da sotto… c’è un leggero rigagnolo del suo sperma che mi sta colando sulla coscia: è denso … mmmm … penso a quello che mi ha iniettato dentro … chissà che sapore ha?

Mi sa che prima si lasciarlo andare via lo assaggio!

Grazie per avermi ascoltato, sai come mi piace farlo con te che mi ascolti?

- Lo so … ti conosco, dopo tanti anni, non credi?

- Si! Sei unico, sai? – mi dice lei grata!

- Grazie, anche tu … riposati un po’ora, dopo devi essere di nuovo in forma!

- Ok, hai ragione … grazie, caro! Notte!

- Buona notte anche a te ..ciao!



Mi alzo e prendo il posacenere, distrattamente osservo le 7 sigarette spente, segno evidente della tensione erotica che mia moglie mi ha lasciato indosso. Apro le finestre per far uscire il fumo e mi dirigo verso la cucina quando una voce mi chiama.



- Chi era?

- Mia moglie, niente di grave … si stava facendo uno che ha conosciuto a Parigi questa sera ed ha voluto aggiornarmi!

- Siete una coppia ben strana voi !! – dice Giulia dal letto.

- Lo so … ma almeno non ci nascondiamo niente!

- Si è divertita ?

- Direi di si … almeno a giudicare da come ansimava al telefono!

- E … non vuoi far divertire anche me? – rincalza lei.

- Di nuovo??- rispondo con aria fintamente sconvolta e disperata!

- Si … io ho voglia! E non mi dire che a te non è venuta a sentire tua mogli che si scopava quello là!

- Giulia !!!

- Prendimi! – disse lei buttando di lato le coperte e mettendo in mostra il suo stupendo giovane corpo

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Dietro la porta by Tasha

Lei non sapeva di essere vista: indugiava con un dito tra le labbra, senza decidersi a penetrarsi (anche se in fondo era normale: lei era sempre stata più che altro clitoridea).

L’accappatoio era troppo ridotto per lasciare qualcosa all’immaginazione: un fisico perfetto, esuberante fatto per l’amore.

Abbandonata sul letto, gocciolante, ad occhi chiusi, offriva al povero cameriere, sopraggiunto al di la della porta socchiusa, lo spettacolo della sua carne rosa e bagnata.

Lui si fece coraggio: entrò, si schiarì la gola, ma prima che potesse parlare lei spalancò gli occhini e lo fissò, senza interrompere il ritmico movimento del ditino.

L’invito era chiaro: lui si chiuse la porta alle spalle, raggiunse il letto, si liberò dei vestiti scoprendo il sesso ormai turgido. Si inginocchiò sul letto accanto a lei e sostituì la lingua al suo dito. Prima la fessura, poi il bottoncino, poi ancora la fessura e infine l’antro misterioso… cominciò ad aiutarsi anche con le dita e intanto si sistemò in modo da darle la possibilità di ricambiare il piacere.

Al primo tocco della sua lingua sulla punta congestionata credette di venire. Si concentrò: uno sforzo enorme, ricaccio indietro il seme e si preparò a godere di quella bocca. Ora la lingua percorreva l’asta dal basso verso l’alto e viceversa, poi si soffermava sul filetto e lo tormentava, poi stesso destino per il piccolo foro. Finalmente lei lo prese tutto in bocca e cominciò a succhiare.

Lui la imitava sul suo clitoride, mentre con un dito la penetrava davanti e con uno dietro.

Fu lei a rompere bruscamente il silenzio: “ora basta giocare!”

Lo costrinse supino e si impalò sul suo sesso. Voleva che lui la vedesse mentre si toccava con il suo coso dentro.

Di lì a poco esplosero entrambi: lei gli si abbandonò contro tenendo stretto tra le gambe il suo trofeo.

Lo sperma che colava dalla sua vagina li imbrattava entrambi.

Rimasero un po’ così, poi lui si liberò dalla presa, si alzò, si rivestì e uscì.

Il suo compagno, che aveva organizzato tutto, emerse da dietro la porta, socchiusa, del bagno, la raggiunse e cominciò a leccare il liquido appiccicoso che aveva tra le gambe…

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Notte di luna by Eric

Avevo conosciuto Heidi presso la mia ditta . Era una cliente ed era venuta con il suo ragazzo per informarsi su come avrebbe potuto fare per cambiare una certa situazione praticamente fallimentare della piccola impresa che gestiva parallelamente all' albergo . aveva preso un appuntamento con me tramite un nostro agente che seguiva i clienti di quella zona . Avevo passato con lei ed il suo ragazzo che poi era il padrone dell' albergo e dell'altra attività ed erano stati con me alcune ore . Avevo spiegato loro come avrebbero dovuto fare per ristrutturare completamente tutta l' impresa. Tale lavoro di ristrutturazione non rientrava comunque tra le attività della nostra azienda anche se io quel tipo di lavoro lo sapevo fare in quanto per le mie precedenti esperienze lavorative tale impegno era cosa che avevo già svolto . Ovviamente spiegai loro cosa si doveva fare chiarendo che noi come ditta non fornivamo un tale servizio . Lei capì che io ero in grado di intervenire e me lo chiese a titolo personale. -Non dissi ne si ne no e ci lasciammo con questa mia posizione che era obbligatoriamente ambigua in quanto esulava dai miei compiti aziendali. Lei capì da come la guardavo che comunque ero disponibile a parlarne. Forse non comprese che cosa io volessi in cambio , se soldi o cosa . Nei giorni seguenti il nostro agente mi riportò che lei aveva insistito perché io andassi da loro e gli dessi una mano . Il nostro agente , con cui avevo un rapporto anche di amicizia , aveva capito che non mi interessavano i soldi , ma bensì la piccola Heidi . Lui quando le parlò le fece capire che io ero rimasto affascinato da lei e le disse " Ad Enrico interessa un altra cosa...." lei gli sorrise con due occhi furbi e gli disse di organizzare che io venissi . Lui mi riportò questo ed allora io accettai. Non c'era nulla di palesemente detto ma io sapevo che a lei il messaggio era arrivato chiaramente e lei aveva di fatto espresso un interessamento. Quindi organizzammo lo "sbarco". Su incarico della ditta mi recai da loro . Ufficialmente dovevo collaborare all'addestramento all'uso dei programmi che noi fornivamo , ma la consulenza spaziò a tutto campo sull' attività della ditta di Heidi. Lavorammo dalla mattina fino a sera tardi per tre giorni . Io mi recavo da casa fino a quel paese sulle montagne ogni giorno rientrando a casa sempre a notte .Avevo lavorato al suo fianco e le avevo spiegato come fare nelle varie cose. Ogni volta che la avevo vicina credo lei cogliesse il desiderio che avevo di lei . Rimase comunque tutto molto sopra le righe , un corteggiamento fatto di sguardi dolci e di leggeri sorrisi complici , senza mai esagerare . Ed i suoi sorrisi mi facevano capire che poteva succedere quello che desideravo . Va detto che l'uomo di Heidi aveva in testa solo i suoi cavalli , che teneva nella stalla ai margini del paese. Era il tipico tedesco che si godeva un mondo a spazzolare i cavalli e a riempirsi di birra. Di fatto stavano assieme , ma dormivano in camere separate. L' impressione che ho avuto e che il nostro agente mi aveva confermato era che lui fosse un povero cretino pieno di soldi e che lei gestisse tutto , anche approfittando abbondantemente di questo suo stato di direttrice di tutta la struttura e forse ogni tanto anche concedendosi al "tipo". Di fatto lei faceva quello che voleva , era la padrona lì. A lui bastava tirare i soldi e forse illudersi che lei era sua. Quindi lui non c'era mai , era sempre in giro a bere , o nella stalla o in qualunque altro posto , l' importante era che era comunque sempre fuori dalle palle . Era arrivato il venerdì ed il sabato avremmo inaugurato la struttura rinnovata . Avevamo fatto arrivare attrezzature , rimodernato tutto il negozio e alle 9.00 del sabato avremmo aperto , con il sindaco del paese, il prete per la benedizione dei locali e la banda del paese con i suonatori in costumi tradizionali . Eravamo tiratissimi con i tempi e anche quella sera erano arrivate le 22.30 quando decidemmo di finire gli ultimi dettagli la mattina presto . Con il nostro agente che aveva lavorato coordinando tutti gli artigiani coinvolti nella ristrutturazione decidemmo di trovarci per le 5 di mattina di sabato per finire gli ultimi dettagli prima dell' apertura . Dovevamo finire di sistemare ancora molti prezzi e terminare di allestire alcuni dettagli . Lui ci lasciò e con Heidi andai al bar dell' albergo per berci qualcosa . Dopo tanto lavoro finalmente tiravamo il fiato e mi ritrovai con quella stupenda donna a servirmi una birra . Lei era mora abbastanza alta con due occhi verdi scuro , aveva addosso quei tipici abiti tradizionali che le donne portano in quei paesi , con delle gonne fino ai piedi di colore verde. In quei paesi dell' Alto Adige alle donne piace vestirsi così soprattutto quando sono sul luogo di lavoro , piace tantissimo ai turisti . Anche lei si era bevuta un birra grande ed i suoi occhi erano splendidi . Era una donna che non tradiva le sue emozioni e per questo mi piaceva , era molto misteriosa . Dopo un po' che parlavamo del negozio, di come gestirlo in futuro e del fatto che adesso la responsabilità di gestirlo ricadeva su di lei e quindi gli raccomandavo di tenere d' occhio certi parametri dell' andamento economico della attività , lei mi disse se volevo restare a dormire in albergo , dato che la mattina ci saremmo trovati presto . Era ormai quasi mezzanotte. Dopo qualche esitazione più di forma che di sostanza le dissi di si . Eravamo un po' alticci tutti e due , ma non ebbri , stanchi della giornata intensa , ma consci che forse stava per iniziare qualcosa di nuovo , quella notte . Forse questa impressione era solo mia , non lo ho capito . Prima di condurmi alla mia stanza lei volle portarmi a vedere tutto l' albergo che era dotato di sauna , piscina interna ed era veramente sfarzoso . Era mezzo vuoto , perché la stagione turistica doveva ancora partire . Mi condusse a vedere le varie stanze , ci teneva a farmi vedere gli arredamenti , i bagni che erano veramente stupendi , molti con idromassaggio , con marmi e cristalli . voleva farmi vedere che aveva arredato le stanze lei , con un pizzico di orgoglio . Sembrava una bambina che mostrava i suoi giocattoli . Mentre mi mostrava le stanze ci avvicinavamo alle finestre , per farmi vedere gli stupendi panorami sulle montagne che da queste si potevano ammirare. Ogni volta che mi faceva vedere il panorama dalle finestre io avevo occasione di avvicinarmi fisicamente a lei , quasi a poterla abbracciare . Infatti stavo studiando come fare per abbracciarla , come fare a far scoccare la scintilla del contatto . Lei mi stava offrendo delle occasioni per farmi avanti. Ogni volta però che stavo per partire e metterli le braccia attorno non riuscivamo a sincronizzarci e perdevo l' occasione . Lei doveva anche chiudere il bar è l' albergo di sotto , quindi mi sembrò che un po' mi sfuggiva quando stavo per avvicinarmi . Mi condusse ad una stanza .
Aveva il letto matrimoniale e una vista splendida sulle montagne attorno. Era notte e si vedevano le luci dei paesi attorno e vedevo le montagne illuminate dalla luna che era alta nel cielo . C'erano tutte le premesse per una notte splendida . Lei mi disse che doveva andare a chiudere tutto e che aveva ancora una mezz'ora di lavoro da fare . Sulla porta la fermai e le dissi qualcosa tipo " vieni a farmi compagnia dopo ?". Lei sorrise con un sorriso eloquente e si defilò . Era ormai notte , ma sapevo che ero riuscito a far arrivare il messaggio . Appena lei uscì mi fiondai sotto la doccia . Quando ebbi finito non sapevo se rivestirmi , se infilarmi nel letto o cosa fare , un dubbio sul fatto che lei poi venisse lo avevo . Poi c' era di mezzo anche il padrone dell' albergo . Chissà dov'era. Poi dentro di me mi dissi "che cosa diavolo mi frega di dov'è quel tipo, se lei vuole io sono qui". Non avevo niente di fresco per rivestirmi ero in jeans e maglietta , e forse quello non era l'abbigliamento adeguato per l' inaugurazione del giorno dopo. Comunque era lo stesso . Mi rimisi i jeans e la polo e mi accesi una sigaretta e cercai di aspettare un po’. Era venuta l' una e mezza e mi spogliai e mi coricai . Spensi la luce e mi infilai sotto le coperte . Lei se ne era già andata da almeno un ora e probabilmente non sarebbe venuta. Il giorno dopo avrei avuto un altra occasione. Non gli avevo nemmeno detto di pensare lei a farmi svegliare dato che la mattina avremmo dovuto iniziare presto . Pensai che comunque qualcuno avrebbe pensato a venire a tirarmi giù dal letto la mattina alle cinque . Chiusi gli occhi cercando comunque di restare ancora un po' sveglio e non farmi prendere subito dal sonno . Ero nel letto al buio , con la luce della luna che entrava e con gli occhi socchiusi vedevo quelle splendide montagne argentate dalla luce della luna . Mi sentivo bene , ero in uno stato di rilassatezza totale , fuori il silenzio avvolgeva tutto . Allora la vidi entrare nella stanza , avevo lasciato la porta socchiusa e lei facendo attenzione a non fare rumore entrò . Si avvicinò al letto sul quale ero e dove mi ero tirato su in posizione seduta avendola vista entrare . Si sedette al mio fianco e mi disse che aveva chiuso tutto e messo a dormire Herbert che era arrivato come sempre pieno di birra e che era crollato nel letto . Le sorrisi e le accarezzai i capelli . Aveva indosso ancora quell' abito con le gonne lunghe ma si era messe delle pantofole , forse per non fare rumore . La abbracciai e avvicinai le mie labbra alle sue ed iniziammo a baciarci . Le sussurrai che dal primo momento ce la avevo vista avevo desiderato baciarla e stringerla . Iniziai a baciarle il collo e sentivo la sua pelle freschissima ma calda . Le sbottonai la camicetta e le tolsi il reggiseno . La stanza era illuminata dalla forte luce della luna che entrava perché non avevo chiuso le tende. Vedevo chiaramente i suoi seni stupendi , i capezzoli turgidi e con le labbra andai a cingerli e con la lingua li accarezzai. Erano eretti ma morbidi e li baciai lungamente . Senza dire nulla mi tolse gli slip e rimasi nudo . Avevo già il pene eretto e morivo di desiderio. Lei con le sue mani mi accarezzava la schiena e sentivo il suo viso sui miei capelli baciarmi mentre le baciavo il collo . Così la baciai lungamente , volevo sentire tutta la sua pelle ed il collo stupendo , il profumo della sua pelle , sentivo il suo respiro farsi intenso . La adagiai sul letto e le sbottonai quella lunga gonna e gliela sfilai . Sotto aveva un tanga scuro e non portava le calze . gli sfilai il tanga scoprendo il suo sesso . Era nuda , adagiata sul letto. Ero seduto al suo fianco e lei distesa accanto a me . Con la mano le accarezzai l' interno delle cosce e risalendo lungo la coscia la sentì aprire le gambe per farmi accarezzare bene . Mi chinai e presi a baciarle prima il ventre , tra l’ ombelico ed il pube , dolcemente , sentivo la pelle morbidissima e vellutata poi scesi sulle cosce baciandole fino ai ginocchi e poi dalle ginocchia risalivo baciando e passando la lingua su quel morbido interno coscia fino ad arrivare al suo sesso . Presi a leccarlo e baciarlo mentre lei mi passava le mani tra i capelli guidandomi in quella meravigliosa esplorazione . La sentivo aprirsi tra le mie labbra ed sentivo il sapore dei suoi succhi ed il meraviglioso profumo della sua farfallina aperta. La leccai lungamente e la sentivo ansimare di piacere e le sue mani tra i miei capelli stringersi ad ogni mio insistere . La sentì gemere di piacere e freneticamente dimenarsi mentre aveva un orgasmo . Di colpo si fermò dopo l' orgasmo e le sue mani mi accompagnarono verso il suo seno e mi misi a baciarlo e leccarlo . “ Tesoro ..” mi sussurrava ed io dolcemente la baciavo e le dicevo che era bellissima .Mi prese la testa e la avvicinò alla sua e le nostre labbra si unirono in un bacio intenso . La sua lingua tra la mia . Mentre mi baciava sentì la sua mano cercare il mio pene eretto , durissimo , mi sdraiò e iniziò a baciarmi il petto scendendo verso il pene che stringeva tra le sue mani . Lo prese tra le sue labbra ed iniziò a succhiarmelo . Era eretto , durissimo e le sue labbra che me lo bagnavano e leccavano mi facevano impazzire . Si mise sopra di me e con la mano mi infilò il pene dentro di lei . Le mie braccia erano tese verso i suoi seni che presi e strinsi tra le mani mentre lei si dimenava penetrandosi con il mio pene . La vedevo saltare sopra di me , con forza , mentre la luce della luna la illuminava. Poi più lentamente per poi riprendere con forza . Avevamo tutta al notte davanti e nessuna fretta . Vedevo i suoi bei seni e quei capezzoli turgidi ed i suoi capelli scendergli sulle spalle . Sentivo il calore delle sue mani sul mio petto ed il mio pene avvolto dal suo sesso caldo e morbido. Attorno a noi un silenzio magico . Ero concentrato per non venire , per consentirle di avere un altro orgasmo con il mio pene dentro, ma avevo una voglia tremenda di riempirla del mio seme. Ad un certo punto si fermò e si sdraio e mi invito ad andarle sopra , teneva le gambe aperte ed io le salì sopra e con la mano infilai il mio pene nella sua vagina e spinsi e la penetrai . Gemeva di piacere in modo sommesso, per non fare rumore e non farsi sentire e presi quindi a penetrarla con vigore . Mi sembrava di avere il pene di pietra talmente ero eccitato . Le mise le mie braccia dietro la schiena a sostenergliela mentre la penetravo con forza . Lei godeva , la sentivo gemere e sussurrarmi cose che non capivo , poi capì che mi stava dicendo " vieni ... vieni ..." allora con più forza continuai a penetrarla e quando ebbe un altro orgasmo anch'io mi rilasciai e le venni dentro spingendo dentro tutto il pene per riempirla e godere e darle fino all' ultima goccia del mio sperma . Dopo aver avuto quell' orgasmo assieme ci rilassammo e continuai a baciarla , mentre lei con gli occhi chiusi mi accarezzava la schiena e le natiche . Ci perdemmo nel sonno , abbracciati , stretti con il suono dei nostri respiri ed il profumo dei nostri corpi avvinghiati , sorvegliati dalla luna che ci copriva con il suo manto argenteo .....



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Così per caso ... by Terla

Avevamo fatto un buon lavoro, valutai, osservando le pareti appena tinteggiate. Ero veramente contenta perché ero riuscita a dare quei tocchi personali ai colori. Quanta fatica, però. Non solo fisica, ma soprattutto la fatica di dover convincere, di volta in volta, quei due testoni, mio marito Franco ed il suo amico Carlo, per l’aggiunta di questo o di quel colore da me preferito. Era stata una settimana di continue discussioni, sfociate talvolta in autentiche diatribe. Sospirai, sorridendo. Mi resi conto che dovevo essere stata insopportabile in quei giorni, soprattutto con Carlo che si era reso così disponibile per darci una mano, durante quelle calde giornate d’Estate, rinunciando alle sue amate nuotate al mare. Alla fine, però, avevano convenuto che le mie scelte erano state giuste (forse solo per accontentarmi, o per la gioia che tutto era finalmente finito, mi sorse il dubbio). Ad ogni modo, non m’importava più di tanto. Avevo fatto una doccia rigeneratrice e mi abbandonai allo schienale del divano, che avevamo appena ricollocato nel salone. Fortuna che avevamo terminato, perché il caldo era veramente insopportabile, quel giorno. Pochi giorni ancora e saremmo partiti per le vacanze di ferragosto, pensai. Strofinai il capo bagnato con l’asciugamano di lino e lo avvolsi intorno alla testa a mo’ di turbante. Solo allora mi resi conto che il mio abbigliamento era rappresentato unicamente dalla vestaglietta di seta di colore avorio, che avevo acquistato cinque anni prima durante il viaggio di nozze. Valutai le mie gambe di trentenne, lisce e ben modellate; toccai il seno turgido, sodo. Era divenuto più voluminoso e compatto, durante quegli anni, pensai con soddisfazione. Franco aveva una vera passione per il mio seno, tanto che sarebbe stato capace di trascorrere delle ore a giocarci, a baciarlo, ad accarezzarlo, a succhiare i capezzoli, come, forse, solo lui sapeva fare. Io, comunque, avevo notato che solitamente lo sguardo degli uomini, dopo aver dato una languida scorsa al mio corpo, si soffermava, piacevolmente, proprio su di esso. Qualche volta, avevo provato un intimo piacere per quelle occhiate, in specie quando queste mi erano state rivolte con discrezione. Scacciai quei pensieri e richiusi la vestaglia, sentendo i passi che si avvicinavano dal corridoio. Mio marito entrò sbuffando. Era madido di sudore ed imbrattato di pittura sin sopra i capelli. esclamò sprofondando sul divano. .

Lo accarezzai, con comprensione.

, protestò

domandai, malcelando un sorriso divertito.

rispose, scoppiando a ridere.

Solo allora mi guardò e si rese conto del mio abbigliamento.

mi affrettai a dirgli, tentando di alzarmi.

domandò, tirandomi di nuovo giù per un braccio.

lo ammonii, ben capendo le sue intenzioni. Per tutta risposta, insinuò la mano nella vestaglia e mi accarezzò il seno. Sospirai. gli rammentai.

mi rassicurò con voce rauca.

Le sue carezze divennero insistenti. Le mani scivolavano, sapienti, per tutto il mio corpo. conoscendone ogni segreto, ogni intimo tocco che poteva farmi vibrare. Mi abbandonai sullo schienale e lo lasciai fare, vinta. Mi sfilò la vestaglia e rimasi nuda; lui mi sollevò con forza, e mi sedette sulle sue gambe. Ci baciammo a lungo, freneticamente, mentre giocherellava con le dita tra i peli del mio pube, facendo scivolare la sua lingua dalla bocca ai seni, alternativamente. Sentivo il pene, duro, che si comprimeva sotto le cosce, ostacolato dal peso del mio corpo. Allargai le gambe, gli sbottonai i pantaloni e tirai fuori il membro. lo strofinai sul mio sesso; insinuai la mano sinistra sotto e sollevai, mettendo a nudo tutti i suoi attributi. Lo masturbai dolcemente, dapprima, poi con foga, come piaceva a lui. Mi girai su me stessa e m’ inginocchiai. seguitando a masturbarlo. Lui mi accarezzò sulla nuca, poi indirizzò lentamente il mio capo verso il pene, facendomi scivolare l’asciugamano dal capo.

mi invitò, ansimante, con un filo di voce.

Mi trovai a pochi centimetri dal suo membro, però non avevo nessuna voglia di farlo e lui lo sapeva. Lo avevo sempre rifiutato e questo era stato, per il passato, oggetto di numerosi litigi. Era più forte di me, forse per l’educazione severa, moralista, bigotta che avevo ricevuto; per la scarsa (nessuna in verità) esperienza sessuale che avevo avuto ma, comunque sia, era una cosa che rifiutavo. Franco sembrava essersi arreso e, solo di tanto in tanto, mi riproponeva la cosa.

ripeté con tono supplichevole.

Sospirai e feci scivolare la lingua per tutto il pene, delicatamente. Assaggiai, cauta, lo sperma sulla punta, mentre continuavo a masturbarlo. Dopo alcuni, lunghi istanti di esitazione, mi resi conto che prima o poi avrei dovuto cedere e fare quell’esperienza. Lui capì che, diversamente dalle altre, questa volta, ero indecisa e stavo per cedere. Emise un gemito e spinse con forza la mia testa verso il membro. Aprii la bocca e lui venne. Venne prima che io potessi iniziare Lo sperma mi bagnò le labbra, m’inondò la mano e in pochi istanti fu tutto finito. Lo baciai sulla bocca un po’ delusa, in verità. In fondo ero stata sul punto di farlo e la cosa non mi era sembrata, poi, così sgradevole.

mi domandò, premuroso.

lo rassicurai. Ma ero eccitata. In quell’istante entrò Carlo ed ebbi appena il tempo di ricompormi, alla meglio.

indicò mio marito, sfinito e scomposto sul divano. Carlo aveva avvolto un asciugamano intorno alla vita.

disse Franco.

gli rispose, sedendosi accanto a me.


Mio marito si alzò, barcollando. annunciò. E quando parlava di bagno distensivo, voleva dire che, minimo avrebbe trascorso un’ora abbandonato nella vasca. Salutò con un cenno della mano e si dileguò.

mi domandò Carlo preoccupato.

tentai di giustificare. Ma lui parve non crederci e mi guardò sospettoso. Il suo sguardo scivolò sul mio corpo e si illuminò.

osservò. mi chiese sarcasticamente.

riuscii solo a dire, arrossendo.

Carlo scosse la testa. sembrò scusarsi. Lo guardai mortificata e ricordai quante volte, in quei giorni lo avevo maltrattato.

dissi per scusarmi, accarezzandogli un braccio.

sorrise mestamente.

lo consolai.



affermai, convinta. Gli presi la mano, e gliela strinsi con forza, portandola sulle mie gambe, in un impeto di protezione.

Mi lisciò il ginocchio, volgendo il capo verso la finestra semichiusa.

convenni, mentre lui seguitava a carezzarmi; ma la sua mano era salita qualche centimetro più su, notai con un certo disagio. Adesso si stava dando da fare sulla mia coscia e scivolava lentamente sempre più sopra. Seguitava a parlare, sempre con la testa rivolta dall’altro lato, in modo da non guardarmi, ma ormai non riuscivo più a seguire i suoi discorsi. In fin dei conti, ero su un divano, seminuda, accanto ad un uomo, anche se si trattava di Carlo, che avevo sempre considerato un amico e soltanto un amico. Ed anche lui era seminudo. L’asciugamano, oltretutto, si era allentato, intorno ai fianchi e lasciava intravedere il sesso, sbirciai. Portai la mano a protezione delle parti intime, verso cui Carlo si era approssimato pericolosamente. tentai di dissuadere ogni suo altro possibile tentativo.

mi rispose, convinto. Si girò, guardandomi negli occhi, tolse la mano dalla mia coscia. si giustificò

finsi di non capire.



affermai fermamente, per fugare ogni suo dubbio. Ero la solita malpensante, mi rimproverai. Mi sentii come un verme per aver dubitato di lui. rafforzai.

sospirò lui. Abbandonò il capo all’indietro, fissando il soffitto. mi cinse le spalle, accostandomi a sé e battendo leggermente la testa contro la mia, con fare affettuoso.

risposi. Ma fui assalita da una nuova angoscia, perché la sua mano, dalla spalla, scivolò lentamente verso il mio seno. Ancora una volta, il suo sguardo era rivolto altrove, mentre mi carezzava. Stavolta, le dita si fecero ardite, insinuanti. .Scostò la vestaglia ed inserì la mano nella scollatura, roteò sapientemente intorno al seno, poi si soffermò sul capezzolo destro, titillandolo. Stavolta…

esordì, bloccando la mia prevedibile reazione.

gli chiesi allarmata



affermai, preoccupata. Ero sconcertata. Carlo era uno dei migliori amici di mio marito e sapevo che erano stati protagonisti, nel passato, di tante avventure galanti insieme. Questo, prima del nostro matrimonio, per quello che sapevo.



balbettò con un certo impaccio.

dissi, furiosa.



affermò prontamente

Rimasi in trepidante attesa, mentre lui sembrava indeciso. incalzai. Ero così presa, che quasi non realizzavo che le sue carezze erano diventate libidinose e scorrevano sul mio corpo rapide e vogliose. Anzi, me ne rendevo perfettamente conto, ma se quello era il modo per strappargli la verità, ero ben disposta a lasciarlo fare. Tuttavia, gli bloccai la mano che in quel momento era scesa dal mio fianco verso l’addome e si protendeva verso il pube. insistei, con tono provocatorio e colmo di lusinghe; allentavo la presa, di tanto in tanto, facendolo avvicinare al suo obiettivo.

disse, dopo un profondo sospiro.

Carlo titubò per qualche istante, poi spinse la mano con decisione tra le mie cosce ed entrò con le dita nella vagina. Deglutii, imbarazzata, mentre lui le inseriva ancora più in profondità. domandai, ansimando. Non volevo concedergli di più e glielo dissi, stavolta: Per tutta risposta, scostò l’asciugamano che lo ricopriva e rimase completamente nudo.



gli domandai, furiosa.



cercai di rassicurarlo.

lanciò, ambiguo.

feci appena in tempo a formulare la domanda, che aveva già guidato la mia mano sul pene.

sminuì lui.

lui rimase muto, in attesa. Compresi che il suo era un ultimatum, così lo masturbai. Da quel momento Carlo divenne loquace, come non l’avevo mai sentito, anche se alternava le parole ai fatti. Prima, mi rivelò della cena che avevano fatto insieme alle colleghe, lo stesso giorno che erano arrivati. Seguitò con il rivelarmi che, dopo cena, si erano recati tutti e quattro in albergo, nella stessa stanza. A quel punto, si interruppe.

gli domandai; lui seguitò nel suo mutismo, ma fu sin troppo eloquente, quando mi sospinse per il capo, adagio, ma inesorabilmente verso il suo sesso. Affondai subito la mia bocca e diedi una prima succhiata. Mi fermai, guardandolo con intendimento e lui riprese a parlare. Mi svelò che avevano fatto l’amore con quelle due, prima separatamente e poi insieme, scambiandosele più volte. Il suo racconto diventava ricco di particolari, a mano a mano che glielo ciucciavo. Già, stavo facendo nella maniera più naturale quello che Claudio mi aveva sempre richiesto e che gli avevo ogni volta rifiutato. Non capivo se lo stavo facendo per costrizione o per puro gusto. Ciò che mi era chiaro, era il fatto che non mi dispiaceva, non mi disgustava affatto. Anzi, mi rendevo conto, via via, che mi piaceva sentire Carlo ansimare di piacere, mentre giocavo con il suo pene in bocca, mentre lo masturbavo e glielo poppavo. Lui, adesso, mi raccontava la loro avventura a tutto spiano, ma io non lo ascoltavo più. Avrei voluto ingoiare interamente quel membro, che si scuoteva sotto i miei colpi di lingua. Mi sentivo presa in quel vortice di piacere e di goduria, mai prima d’ora provati. Rotolai sul pavimento e gli tesi le braccia. Carlo mi fu subito addosso. Mi baciò e morse i capezzoli tesi, avidi di carezze, assetati di libidine. Infine, mi penetrò lentamente; affondò con alcuni colpi d’anca lenti e vigorosi, finché trovammo la giusta cadenza e ci muovemmo insieme, con ritmo crescente. La frequenza divenne ossessiva, martellante. Sussultavo sotto i suoi fendenti, mentre le nostre lingue si cercavano, si lisciavano; mi avvinghiai con le gambe al suo corpo, così da sentirlo nelle più intime profondità. Carlo emise un profondo sospiro e s’irrigidì, nello stesso istante in cui un turbinio di violente, dolci sensazioni, esplosero dentro di me. Annaspammo per alcuni istanti e venimmo insieme.

Restammo per diversi minuti ancora, in quella posizione, a baciarci teneramente.

Dopo quella volta, non è accaduto più nulla tra me e Carlo. Almeno, non abbiamo più avuto un’occasione del genere.

Per quanto riguarda mio marito, credo non si sia accorto di nulla ed io, da mogliettina comprensiva, ho preferito cancellare dalla mente la storia delle due ragazze a Firenze.

Ah, di una cosa si è reso conto Franco: dopo quel giorno, ad ogni momento propizio, non perdo occasione di fargli sentire la mia bocca succhiarlo dove piace a lui. Non provo più ripulsa o disgusto, anzi…prediligo!

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